​​​​​​​Incompletezza

La recensione del libro di Deborah Gambetta edito da Ponte alle Grazie, 624 pp., 20 euro

Ci sono molti modi di scrivere una biografia. Per raccontare la vita e l’opera di Kurt Gödel, Deborah Gambetta ha scelto quello della lotta. Una lotta con l’oggetto del suo studio aperta, dichiarata, descritta dettagliatamente: ci racconta quando si è imbattuta nel logico moravo, perché si è appassionata alla sua storia, come ha fatto per entrare nel suo mondo. E nello scenario entra anche la vita di lei, un amore tormentato, un equilibrio emotivo non sempre facile. La trama del libro dunque nasce dall’intreccio di tre fili: la storia di Gödel, le vicende di Deborah, la lotta (appunto) dell’autrice per farsi strada fra le carte dell’autore dei “teoremi di incompletezza” che hanno cambiato il volto della matematica moderna.

Perché il problema è che, all’inizio, Deborah di matematica non sa praticamente niente: al liceo faceva scena muta, poi ha studiato lettere e a quelle si è sempre dedicata. Così, quando passa dalle esposizioni divulgative ai testi originali rimane “terrorizzata”: “Questa era l’enunciazione del teorema e io non capivo neanche cosa dicesse. Non c’era niente che assomigliasse, anche solo per sbaglio, a ciò che avevo letto fino a quel momento. Ero di nuovo un’analfabeta”. Solo che Deborah non molla: “Io volevo capire. Volevo lo strato profondo di verità. Volevo vedere la bellezza, o quel poco che me ne fosse concesso”. Così si mette all’opera, lotta (ci ripetiamo) per conquistare un linguaggio ignoto, arriva a impadronirsene abbastanza per offrirne la chiave anche al lettore poco avvezzo a simboli e formule.

Poi, nel libro non ci sono solo logica e matematica, ma anche la fisionomia di chi le pratica: “Sto maneggiando esseri umani, sto maneggiando vite”. Così, Deborah racconta l’avventura di un uomo “oppresso dalle sue paure, schiacciato”, che “credeva nei complotti, nelle coincidenze, nei fantasmi, negli angeli, nei demoni”, ma anche nel fatto che “ogni cosa è stata creata da Dio con un fine determinato”. Solo che Gödel ritrovava quell’ordine, espresso in simboli e formule, solo nella sua testa; il mondo esterno per lui era troppo complesso, disordinato, caotico. Così cominciano le ansie, le angosce, le paranoie. Fino alla morte per inedia, corroso dal terrore che qualcuno gli avveleni il cibo.

Errata corrige: i fili della trama non sono tre, ma quattro. C’è infatti anche Adele, la moglie di Gödel, presenza determinante ma spesso in ombra. Anche con quest’ombra Deborah lotta, per cercare di strappare anche ad Adele il suo segreto.

Deborah Gambetta

Incompletezza


Ponte alle Grazie, 624 pp., 20 euro

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