Si può essere contro l’aborto come diritto senza per questo prepararsi a impedirlo

Non si tratta solo di  Macron: nella recente propaganda per le elezioni europee anche da noi l’aborto è stato brandito come arma elettorale. Il punto però è che per farlo funzionare come tale è necessario esistano, o almeno si faccia finta che esistano, avversari pronti a proibirlo nuovamente. Avversari ovviamente reazionari pervicaci, che odiano le donne e la loro libertà e magari sono anche ossessionati dal calo demografico. Non importa se questi avversari esistano veramente, se  veramente abbiano l’intenzione che gli si attribuisce  e non conta neppure il fatto che magari si tratti di donne: l’importante è riuscire ad attribuire loro la malvagia  intenzione abolizionista.

Per riuscirvi uno dei sistemi più efficaci è ovviamente quello di alzare la posta. E così, infatti, come ha fatto appunto Macron, l’obiettivo è diventato dall’aborto libero e garantito dalla sanità pubblica il diritto di aborto inserito nel testo della Costituzione: equiparato né più né meno ai diritti dell’uomo. Del resto, le organizzazioni internazionali legate all’Onu già da decenni stabiliscono il livello di libertà delle donne in un paese in base alla presenza o meno in esso della libertà di aborto, arrivando così, tuttavia,  a veri e propri obbrobri:  ad esempio quello di  considerare libere le donne cinesi obbligate all’aborto del secondo figlio o le iraniane, costrette a figliare o ad abortire a seconda delle intenzioni della Guida suprema. 

 

Ma la tentazione di usare la libertà di aborto per fini politici – da parte sempre di leader maschi, si badi bene – si ripropone di continuo. Anche l’Unione europea vuole inserire il novello diritto di aborto nella sua Costituzione, con la speranza di rendere in tal modo  impossibile revocarlo da parte di  quei figuri malvagi  che, a quel che pare, sono sempre lì a tramare contro le donne. Come se poi l’esistenza di diritti umani inseriti a bizzeffe in decine di carte universali o costituzioni avesse mai impedito a chicchessia di calpestarli nel caso lo ritenesse necessario.

In realtà  questi uomini difensori dell’aborto a ogni costo mirano a convincere l’elettorato femminile che essi pensano ispirato al femminismo. Non sanno però  che una parte del femminismo – quello che viene definito femminismo della differenza – è contrario e considerare l’aborto un diritto (se pure è forte sostenitore della libertà di abortire)  e più in generale che molti e molte sono consapevoli che non è così evidente che esso lo sia. Un diritto, infatti, costituisce una delle articolazioni della libertà, e si può esercitare solo finché non si scontra con la libertà degli altri. Ora, nell’aborto non è implicata solo la donna che decide, ma ovviamente anche la volontà del padre dell’embrione o feto e poi, lo dico sommessamente, quella eventuale del principio di vita che esso rappresenta

 

Nonostante tutto,  grazie ai movimenti delle donne, si è ottenuto di lasciare la decisione di abortire solamente al protagonista principale della vicenda, cioè alla donna. Penso che sia una decisione giusta, dal momento che principalmente della vita e del corpo della donna si tratta. Considerare tuttavia questa possibilità un diritto è un passo francamente eccessivo, al quale si può essere contrari senza per questo prepararsi a proibire l’aborto.

A questo proposito le donne dovrebbero essere insospettite, io credo, dal fatto che le manifestazioni contro il pericolo che venga proibito l’aborto nascono quasi sempre da leader maschi, ai quali poi si accodano folle di ignare manifestanti. Le quali però evidentemente non hanno mai letto cosa ha scritto a proposito dell’aborto Carla Lonzi,  pur ovviamente essendo favorevole alla libertà di abortire: “L’aborto non è una soluzione per la donna libera, ma per la donna colonizzata dal sistema patriarcale”. A Carla Lonzi, c’è da scommetterci,  l’idea di trasformare l’aborto  in un diritto non sarebbe per niente piaciuta.

Ci sono tanti altri obiettivi ampiamente condivisibili a favore delle donne e dai quali siamo assai lontani, come l’effettiva parità salariale, dei quali però, chissà perché, non  parla mai nessuno, né i sindacati né i partiti progressisti. Come mai?  Perché questa assurda insistenza sull’aborto anche quando nessuno in realtà lo vuole impedire? Perché agitarsi tanto se vengono previsti nei consultori dei rappresentanti di movimenti per la vita? Non basta che chi ha fatto questa scelta senza essere sfiorata dal dubbio li liquidi con un fermo rifiuto? Perché in Spagna è stata votata addirittura una legge che prevede pene consistenti per chi prega accanto a luoghi dove si pratica l’aborto?

Si tratta di provvedimenti che contravvengono un diritto fondamentale, quello alla libertà di pensiero, che, come diceva Rosa Luxemburg, una donna, è sempre quella di chi pensa diversamente da noi.  Ma si tratta soprattutto di provvedimenti che fanno capire come l’aborto sia una questione spinosa, destinata a non esaurirsi mai e a mettere a disagio tanti. Una questione morale che comunque non si può risolvere accusando ogni volta i cattivi reazionari di volere impedire alle donne di optare per una scelta così dolorosa. 

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