L’Italia vince ed Euro 2024 scopre la bella Spagna senza Tiki taka

Oggi tocca soprattutto all’Inghilterra e alla sua ossessione di portare a casa un trofeo che ancora non hanno mai vinto

Il punto. Sembra l’Europeo delle partite dominate. A parte l’Italia, che però avrebbe potuto vincere con un risultato migliore, le altre, numeri alla mano non sono mai state in discussione. Ha vinto la Svizzera sull’Ungheria, e questa è una sorpresa, ha vinto la Spagna e un po’ lo aspettavamo (magari la Croazia poteva resistere di più), ha vinto l’Italia (contro l’Albania) e non siamo mai convinti fino a quando non lo vediamo. Oggi tocca soprattutto all’Inghilterra, all’ossessione di portare il calcio a casa che comincia contro la Serbia. Prima ci sono Polonia-Olanda e Slovenia-Danimarca.


Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


Italia da record, ma non come pensate

Avevo promesso di parlare poco dell’Italia (guardate bene il sito, c’è tanto azzurro) e così farò. Però, insomma, chi sognava una Nazionale da record non lo pensava per un gol subito dopo ventitré secondi (nessuno aveva fatto peggio in un Europeo), e chi sognava un’Italia elegante non intendeva vestita con una giacca come quella di Spalletti. Comunque, bene. Buona partenza. Ho rivisto Chiesa e non mi pare poco. Non ho visto l’Albania, a parte nel brevissimo periodo in cui Dimarco ha giocato con loro e per i cinquantamila che l’hanno accompagnata.

Ma che Spagna è questa, senza tiki-taka?

Ora, a parte il fatto che quando gioca Morata non sai mai se sarà la partita in cui diventa decisivo o quella in cui fa infuriare chiunque tifi per la squadra che in quel momento rappresenta (questa volta ha segnato, avviando i suoi alla vittoria), c’è da dire che questa Spagna non somiglia a nessuna di tutte quelle che negli anni sembravano aver creato una filosofia tutta spagnola del calcio. Vi ricordate il tiki-taka? Quella tattica che all’inizio sembrava geniale e poi dopo tre minuti era diventata causa di noia mortale? Ecco, la Spagna era piena di talento, ma tutta impostata sul possesso. Tenevano il pallone manco fosse il loro, almeno fino a ieri: il dopo Luis Enrique, ovvero l’era di Luis La Fuente, ha portato lentamente alla trasformazione. Così, ieri, dopo 136 partite ufficiali (sedici anni, dalla finale di Euro2008 contro la Germania), la Spagna ha tenuto il pallone meno dell’avversario: 53 per cento di possesso della Croazia, che però ha perso. Confermando la teoria che la Spagna negava: che non basta il possesso della palla per vincere (anche se loro ci sono riusciti, ma questa è un’altra storia). Meglio la velocità, quando serve.

Topolino, Paperino, il gol per la Svizzera

Prima lezione per l’Ungheria: cominciare l’Europeo un’ora rispetto agli avversari non è consigliato. Seconda lezione: non sottovalutare le letture di nessuno. Ovvero: per un brutto vezzo sono troppi quelli che dicono, quando vogliono sminuire un’informazione che stai dando “che l’hai letta, su Topolino?”. Ecco, ora andate a riguardarvi i gol: il primo lo segna Kwadwo Duah, 27 anni, nato a Londra, con radici ghanesi. Fino a questo Europeo segnava nei campionati in cui giocava, ma era ignorato dalla Nazionale: entrato nel giro, anche se non proprio giovanissimo, ha segnato il suo primo gol alla seconda presenza, ovvero dopo 59 minuti e 33 secondi in campo. Un sogno che qualche giorno fa era stato accompagnato dall’elenco delle sue letture preferite: ama i fumetti, ama Paperino e Topolino, si rilassa così, spesso li legge anche in pullman mentre va alle partite. Anche io lo facevo, per rilassarmi. Non ho mai fatto un gol, quindi meglio lui.

Ian Maatsen e le scarpe portate da mamma e papà

Nel 1992 la Danimarca vinse l’Europeo venendo chiamata a sorpresa, dopo l’esclusione della Jugoslavia, che nel frattempo non esisteva più. I calciatori mollarono le vacanze per raggiungere la Svezia e giocare, l’allenatore Richard Møller Nielsen stava montando la cucina in casa e lasciò gli operai da soli per andare a guidare la Nazionale. Poi vinsero. Cosa c’entra con l’Olanda, che oggi gioca con la Polonia? Frenkie De Jong si è infortunato dopo la scelta dei 26 e Ronald Koeman ha subito deciso di reinserire nell’elenco Ian Maatsen, ventiduenne che, per smaltire la doppia delusione di una finale di Champions persa (ha giocato nel Borussia Dortmund) e dell’Europeo sfumato all’ultimo miglio era andato in vacanza in barca a Mikonos con la sua compagna (una foto pubblicata sui social lo immortala spaparanzato al sole). “Pronto? Devi venire in Germania”. Bello, bellissimo, ma panico: non ha nulla con sé. Chiama i genitori a casa, aveva lasciato un po’ di cose lì. “Passo dall’Olanda e poi vado in Germania” “Ma no, così non fai in tempo. Te li portiamo noi”. Così è andata, dalla Grecia è arrivato all’aeroporto di Dortmund, lì ha trovato i genitori che gli hanno portato gli scarpini e tutto quello che serviva. Poi via, verso il ritiro della nazionale.

Poi si è infortunato anche Brian Brobbey e Koeman di nuovo ha dovuto trovare una soluzione: convocare Joshua Zirkzee, attaccante del Bologna. Che era a Disney World, in Florida, ha preso tutto ed è andato in Germania. In fondo anche l’Europeo, per un calciatore, è un grande parco giochi.

I danesi non pensano ai soldi. Anzi, sì. A modo loro.

La Danimarca che esordisce oggi ha fatto parlare di sé per cose che non c’entrano con il campo. Ai calciatori della Nazionale, infatti, era stato proposto un aumento di stipendio per giocare per il proprio paese e loro hanno rifiutato. Una scelta motivata, perché la richiesta è stata di usare i soldi stanziati per l’aumento per far lievitare invece i compensi delle calciatrici della Nazionale femminile. L’obiettivo, in un accordo di quattro anni, è creare un fondo che renda possibile il raggiungimento dell’egual pay tra la nazionale maschile e quella femminile, e che porti a degli investimenti proprio per lo sviluppo del settore femminile, che saranno i calciatori stessi a indirizzare.

Bentornato, Ilicic

Quando Josip Ilicic scenderà in campo, oggi, se non lo sapete state assistendo a una storia bellissima. Perché è il ritorno su uno scenario internazionale di un calciatore che sembrava non farcela più. Ilicic ha giocato nell’Atalanta e già non aveva avuto una vita facile, prima di diventare uno dei calciatori più forti d’Europa. Nato in una città della Bosnia a maggioranza serba, ma in una famiglia di origine croata, ha vissuto sulla sua pelle le conseguenze dell’odio etnico, visto che suo padre fu ucciso, quando Ilicic aveva un anno, da un vicino di origine serba. Fu costretto, con il resto della famiglia, a trasferirsi in Slovenia: profughi di guerra. Superato questo sembra che nulla possa più far male, invece Ilicic era l’eroe di Bergamo quando giocava per Gasperini e aveva appena segnato quattro gol al Valencia, quando in città è esplosa la pandemia e la tragica colonna sonora è diventata quella delle ambulanze in coda, delle corse in ospedale, delle file di camion militari che trasportavano i morti. Nel vuoto del lockdown, Ilicic ha incontrato prima il Covid, poi la depressione, è lentamente sparito dal campo, poi da Bergamo, accudito dalla società e da una giusta dose di discrezione. Anche le stelle provano dolore, anche i calciatori che nel nostro immaginario sono supereroi scoprono la debolezza. Ilicic ci ha provato, non si è arreso nemmeno quando non c’è riuscito. Ha deciso di ripartire dalla sua Slovenia, a un certo punto, con il Maribor. E, poi, è tornato in Nazionale, dopo quasi tre anni (ultima presenza il 14 novembre 2021), rientrando nei 26 convocati, è entrato in campo nell’amichevole del 4 giugno contro l’Armenia, ha segnato il gol decisivo quattro minuti dopo aver messo piede in campo e sembra non essere mai passato il tempo. Quando entra in campo, sorridete pure voi.

Gioca l’Inghilterra ed è rischio-hooligans. Serbi, però.

Prima della partita dell’Inghilterra non si parla d’altro che degli hooligans. Servi, però. Ce ne sono cinquecento, a quanto pare, in giro per la Germania e il rischio che ne deriva è ovviamente altissimo. Questa è, forse, la partita che preoccupa di più gli oltre mille uomini delle forze dell’ordine schierati e l’organizzazione dell’Europeo. Gli ultrà serbi li conosciamo anche in Italia (vi ricordate Ivan Bogdanov a Marassi nel 2010?), ma anche un po’ il resto d’Europa, ultimamente anche per il loro legame con gruppi filo-russi (a marzo la Serbia ha giocato contro la Russia in un’amichevole, primo paese europeo a farlo da quando la nazionale russa è stata bandita dalla Uefa e dalla Fifa in seguito all’invasione) e con la criminalità organizzata. Siccome, poi, gli inglesi in particolare fuori dai loro confini non sono esattamente un coro di voci bianche, la preoccupazione è forte, anche perché in viaggio per seguire la nazionale britannica c’è una generazione nuova e poco conosciuta anche dalla polizia nazionale. Per essere più chiari: il primo allenamento della Serbia in Germania è stato interrotto per incidenti tra tifosi e polizia.

Timida contromisura, ma magari utile: allo stadio, per questa partita, sarà in vendita solo birra a bassa gradazione alcolica e il limite di due bicchieri per volta. La polizia tedesca ha usato un’altra arma di dissuasione: “Se fumate spinelli, non vi guarderemo (in Germania i maggiorenni possono averne fino a 25 grammi negli spazi pubblici), se avete un bicchiere in mano dovremo sarete sotto osservazione. Più canne che brindisi, e speriamo che tutto vada.

Bellingham vale più di altre dieci nazionali

Oggi vedremo in campo, con l’Inghilterra, anche uno dei giocatori più belli di sempre (e vale la pena ricordare che compirà ventuno anni fra qualche giorno, quindi chissà cosa diventerà). Sto parlando, ovviamente, di Jude Bellingham, del quale ho la sensazione che parlerò per tutto l’Europeo, ma intanto lo appoggio qui soltanto per dare un dato impressionante: secondo il modello statistico del Cies il suo valore di mercato è 280 milioni di euro, il più elevato del mondo. Fin qui niente di anormale (a parte la cifra) perché nessuno compra più giocatori a queste cifre (nel caso, si aspetta il momento in cui il contratto è scaduto), ma fa sobbalzare il confronto con il valore delle rose delle nazionali qualificate all’Europeo. Ecco, Bellingham da solo vale più dell’intera rosa di Austria, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Polonia, Scozia, Georgia, Slovacchia, Albania e Romania. Dieci squadre, quasi la metà di quelle che sono in Germania. Se vince l’Inghilterra, offre lui.

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