Viaggio nella solitudine contemporanea. La versione di Rebecca Moccia

“In pieno lockdown ho sentito parlare per la prima volta di un ministero legato alla solitudine nel Regno Unito. Così ho iniziato a esplorarne le peculiarità e le radici materiali”

Fauna d’arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


Nome: Rebecca Moccia

Luogo e data di nascita: Napoli 26/09/1992

Galleria di riferimento e contatti social:

Mazzoleni London – Torino

Instagram

Sito web

L’intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi

Che cos’è per te lo studio d’artista?

Uno spazio fisico dove stare, fare ricerca, incontrare le persone con cui collaboro o con cui mi confronto. Sebbene io non sia un’artista che realizza le sue opere in studio (la fase di produzione del mio lavoro si svolge quasi sempre collaborazione con professionistə e laboratori diversi a seconda se io stia realizzando un video, delle fotografie, degli elementi scultorei etc.) esso comunque rappresenta per me un luogo di autodeterminazione, uno spazio che mi prendo, in cui si materializzano e concretizzano più che le mie opere, la mia professione, il mio fare arte come lavoro.

Come la ricerca sociologica e quella artistica si intrecciano nel tue opere?

Nella mia ricerca mi avvalgo spesso di strumenti e metodologie prese da altri ambiti tra cui l’architettura, la teoria politica, la ricerca psicologica. Visto che i miei lavori si strutturano sempre in relazioni a contesti psico-fisici e socio-politici specifici attingo molto anche dall’ambito sociologico.

Con quale aggettivo definiresti il tuo lavoro e perché?

Transmediale. Il mio lavoro infatti, per quanto estremamente incentrato sulla materialità, non è legato a nessun medium in particolare, ma si articola nella fluidità tra essi. Sperimento spesso nuovi linguaggi e materiali in base al progetto che sto portando avanti in quel momento e nelle mie installazioni convivono tecniche e saperi diversi (che provengono anche fuori da me, dalle persone che coinvolgo) al fine di creare un’esperienza sensoriale complessa.

Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?

Vorrei saper rispondere, ma faccio fatica a ricostruire una visione lineare e fedele dei miei riferimenti. Accenno qualcuna delle mie letture tra le immagini che seguono l’intervista.

Com’è organizzata la tua giornata?

Il mio lavoro si articola a partire da contesti e situazioni specifiche quindi passo la maggior parte del mio tempo di ricerca “sul campo” nei rispettivi luoghi in cui devo realizzare un’opera o su cui il progetto è focalizzato, studiando le sue specificità materiali e culturali, ponendomi in relazione con le persone e le comunità, raccogliendo materiali ed esperienze. Questa fase impegna diverse settimane o mesi o a volte anche anni.

Contestualmente o successivamente a questo tempo inizio a progettare e pensare concretamente alla realizzazione del lavoro, di solito insieme diverse professionalità e artigiane e artigiani, per questo la produzione può avvenire sia nel mio studio sia in luoghi altri, essi entrano nel processo, arricchendo la ricerca che sto conducendo in quel momento.

Oltre alla mia pratica artistica sono poi impegnata come attivista nell’associazione AWI – Art Workers Italia (www.artworkersitalia.it) che si occupa di dare voce alle lavoratrici e ai lavoratori dell’arte contemporanea in Italia.

In che modo affronti il tema della solitudine?

Era il 2020, o forse il 2021, e nel pieno di uno dei lockdown ho sentito parlare per la prima volta di ministero legato alla solitudine nel Regno Unito. La radio riportava un discorso della ministra della Solitudine, destinato alle cittadine e ai cittadini britannici confinati in casa, e annunciava un cospicuo investimento a favore del “Fondo per la solitudine”.

Questa notizia ha suscitato subito molto interesse in me, sia per il suono contraddittorio e Orwelliano di questo particolare dicastero, sia perchè la solitudine è un stato emotivo opaco e difficile da definire, pervasivo e insieme nascosto (anche se al tempo di colpo attenzionato a livello globale per via della pandemia Covid), spesso risolto con interpretazioni e parole che non mi sembravano più convincenti.

Ho iniziato così una ricerca che si è sviluppata in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone, e che si è protratta nel corso degli ultimi anni sulla solitudine contemporanea e i suoi ministeri, che siano istituzioni formalizzate o no.

Ho lavorato innanzitutto esplorando le peculiarità e le radici materiali della solitudine, le diverse reti di relazioni tra i corpi soli e strutture politico-economiche e burocratiche, le modalità in cui questo stato emotivo è emerso storicamente ed è vissuto oggi da così tante e tanti di noi. Da questa ricerca sono scaturiti per esempio: una serie di termografie (Cold As You Are, 2022) e opere ceramiche (Loneliness Scales, 2023), un’installazione transmediale (Ministry of Loneliness, 2023) un libro omonimo edito da Humboldt Books per la collana Artist’s Travels, e un disco d’artista (Renato Grieco&Rebecca Moccia. Ministry of Loneliness Theme) appena uscito per i tipi di Paint It Black.

Qual è la funzione dell’arte oggi?

Fornire una prospettiva critica e, allo stesso tempo, emotiva attraverso un’esperienza empatica. Credo nella potenzialità trasformative dell’arte nello sviluppo di una conoscenza sensibile, in particolare in relazione a contenuti complessi con una più ampia dimensione socio-politica.

A che cosa stai lavorando?

L’Istituto Italiano di Cultura di Seoul mi ha invitato a presentare la mia ricerca sulla solitudine contemporanea al Padiglione Italia diretto da Soik Jung della prossima Biennale di Gwangju in Corea del Sud. Per costruire il progetto che avrà titolo Ministries of Loneliness, sono in partenza per un periodo di residenza a Seoul in cui lavorerò con delle studentesse e degli studenti del Seoul Institute of Arts alla ricerca, scrittura e filming collettivo per una parte della video installazione che sarà presente poi in mostra.

Inoltre, ho appena inaugurato un progetto site-specific dal titolo Atmosferica a cura di Ilaria Bonacossa presso Fondazione Zegna (Trivero), che sarà visitabile fino a novembre e il cui allestimento cambierà contestualmente al passare delle stagioni, quindi sono a lavoro anche sul suo sviluppo.

In che modo hai iniziato a fare l’artista?

Da che ricordo ho sempre voluto fare l’artista, anche quando non avevo bene idea di cosa volesse dire, quindi ho seguito un percorso formativo diciamo “classico” per riuscire perseguire questa volontà. Ho studiato all’Accademia di Belle Arti e poi ho iniziato subito a lavorare sia per me che per altri artisti e artiste da cui ho imparato molto.

Le opere

Rebecca Moccia, Ministry of Loneliness, 2023

Installazione audio-video multicanale, mobili per ufficio, termografie stampate su carta cotone e montate su alluminio, decalcomania e grafite su ceramica.

Installazione context-specific realizzata per la project room di Fondazione ICA Milano, a cura di Chiara Nuzzi.

Il progetto di Ministry of Loneliness è stato sostenuto dal Italian Council X, Ministero della cultura (DGCC), da OUTSET Partners e da Careof (ArteVisione). Il display allestitivo è stato realizzato in collaborazione con Studio GISTO.

Foto Diego Mayon; Courtesy l’Artista, Fondazione ICA Milano e Mazzoleni London – Torino

Trevisan, V. Works; Einaudi: Torino, 2022

Rebecca Moccia, Cold As You Are, 2022

Serie di Termografie stampate su carta cotone e montate su alluminio, dimensioni variabili.

Foto Diego Mayon; Courtesy l’Artista, Fondazione ICA Milano e Mazzoleni London – Torino

Lorde, A. Sorella Outsider; Meltemi: Milano, 2022.

Rebecca Moccia, Loneliness Scales, 2023

Decalcomania e grafite su ceramica, 87 pz. 30 x 33 x 1,5 cm ciascuno.

Foto Diego Mayon; Courtesy l’Artista, Fondazione ICA Milano e Mazzoleni London – Torino

Laing, O. Città Sola; Il Saggiatore: Milano, 2024.

Rebecca Moccia, Ministries of Loneliness, 2023

Still da Video, Color, 17 min.

Courtesy l’Artista e Careof Milano.

Bound Alberti, F. A Biography of Loneliness. The History of an Emotion.; Oxford University Press: Oxford, 2019.

Rebecca Moccia, A Body in Flames, 2023

Arazzo in fibre di lana e plastica riciclata, 180 x 400 cm.

Realizzato in collaborazione con Giovanni Bonotto nell’ambito del Premio A Collection 2022.

Foto Diego Mayon; Courtesy l’Artista, ACollection e Mazzoleni London-Torino

Bruno, G. Superfici, Questioni Di Estetica, Materialità e Media; Johan e Levi, 2016.

Rebecca Moccia, The Loners, 2024

Veduta della mostra “The Loners” a cura di Elena Bray e Iacopo Prinetti presso Cripta747, Torino.

Foto Sebastiano Pellion di Persano; Courtesy l’Artista e Cripta747.

Gaffney, J. Political Loneliness : Modern Liberal Subjects in Hiding; Rowman & Littlefield Publishers, 2020.

Rebecca Moccia, so we never talked about politics, 2024

OSB, legno, luci led, 71 x 71 x 190 cm.

Foto Sebastiano Pellion di Persano; Courtesy l’Artista e Cripta747.

Bachelard, G. La Poetica dello Spazio; Edizioni Dedalo, 2006.

Rebecca Moccia, Umor Nero, 2024

Carta carbone, 21 x 29,7 cm.

Foto Sebastiano Pellion di Persano; Courtesy l’Artista e Cripta747.

Fiori, U. Il Conoscente; Marcos Y Marcos: Milano, 2019.

Rebecca Moccia, Rest Your Eyes, 2021

Proiezione, filtro, diffusori audio, news in live streaming, dimensioni variabili. Veduta dell’installazione realizzata in occasione della mostra I live in constant fear of the Western descent into __ […] a cura di Ariane Sutthavong, Katherine Hamilton, Christy O’Beirne presso Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, 2023.

Opera vincitrice dell’ avviso pubblico Cantica 21. Courtesy l’Artista e MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna.

Ernaux, A. Gli Anni; L’Orma: Roma, 2015.

Rebecca Moccia, Atmosferica, 2024

Installazione video multicanale, termografia stampata su voile, dimensioni variabili. Veduta dell’installazione presso Casa Zegna, Trivero, a cura di Ilaria Bonacossa.

Foto Matteo Zin; Courtesy l’Artista e Fondazione Zegna.

Griffero, T. Atmosferologia. Estetica Degli Spazi Emozionali; Mimesis: Milano-Udine, 2017.

Leave a comment

Your email address will not be published.