Si chiude il G7, e Meloni già pensa all’Ue

Oggi l’aria tra Bari e Borgo Egnazia era quella della festa finita, con cravatte allentate e gente in spiaggia. La conferenza finale, come di consueto, è quella dei “grandi successi”

Bari, dalla nostra inviata. Ieri notte la maggior parte dei grandi della terra sono partiti dall’aeroporto di Taranto, chi per la Svizzera, dove oggi inizia la conferenza di pace per l’Ucraina, chi per tornare a casa come il presidente americano Joe Biden. E così oggi l’aria tra Bari e Borgo Egnazia, il chiacchieratissimo resort dove si è svolto il G7 a guida italiana, era quella della festa finita, cravatte allentate, spazio aereo riaperto ai voli commerciali, parecchia gente a godersi la spiaggia, e le consuete frasi di rito sul “grande successo” delle riunioni. “Non posso non iniziare dicendo che è stato per me e per l’Italia un onore presiedere il G7, si è trattato senza timore di smentita di un successo”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni cominciando la conferenza stampa conclusiva di questo evento, tenuta subito prima di partire per Lucerna (fino all’ultimo la sua presenza alla conferenza di pace non era stata confermata).

Nel corso della mattinata, in realtà, ci sono stati diversi bilaterali: Meloni ha incontrato il presidente del Brasile Lula, quello dell’Argentina Abdelmadjid Tebboune, il presidente della Banca africana e quello della Banca mondiale, e poi anche con il primo ministro canadese Justin Trudeau, con cui, già al G7 dello scorso anno, c’era stata qualche polemica sui diritti Lgbtq+, poi superata in nome del business as usual.

E del resto il bilaterale Meloni-Trudeau era un importante pezzo del cerimoniale diplomatico, perché dal 1° gennaio prossimo sarà proprio il Canada il presidente di turno del G7, e quindi si ricomincerà a costruire l’agenda dei temi da affrontare il prossimo anno – molti nei giorni scorsi parlavano della priorità che molto probabilmente darà il governo liberal canadese al tema dei diritti il prossimo anno.

Alla conferenza stampa finale Meloni ha citato il sostegno all’Ucraina, ha ringraziato ancora il Papa per la sua presenza, ha rivendicato l’adozione, da parte dell’intero G7, di un modello italiano sull’Africa, e quindi anche dell’immigrazione irregolare. Ha confermato la preparazione di una visita in Cina che ci sarà “nelle prossime settimane”, e anche il messaggio del comunicato finale a Pechino, tra i più duri della storia del G7.

E poi, rispondendo a una domanda sulle prossime decisioni cruciali in merito ai vertici europei, Meloni ha detto che “quello che interessa a me è che all’Italia sia riconosciuto il ruolo che le spetta in termini di competenze nella formazione della commissione e che l’Europa comprenda il messaggio che è venuto dalle elezioni europee”. Insomma, dopo un’ubriacatura di diplomazia internazionale globale, Meloni è già tornata con la testa a Bruxelles, dove forse cercherà di avere un trattamento Borgo Egnazia, al centro della scena. Ma lì, nella capitale dell’Ue, per avere un ruolo non bastano i grandi eventi e una maggioranza alle elezioni.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: “Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l’Asia”, “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.

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