La Rai del “narciso” Sergio. L’exit: spedirlo a Ferrovie (dopo il rifiuto del Ragioniere dello stato)

Eccone un altro che la Rai ha scatenato come un cavallo: è Roberto Sergio, l’ad televanità, rinominato, da FdI, “il narciso kamikaze”, “Roby occhiali d’oro”. Si presenta a Venezia, alla festa del Foglio, a urne aperte, e dice, “io sarò dg e Giampaolo Rossi, ad Rai”; “Serena Bortone era da licenziare”. Dopo la sua performance, eccezionale, è giusto comunicargli cosa pensano i suoi ammiratori di governo, come intendono premiarlo. Meloni, dopo averlo ascoltato, intendeva farlo imbarcare su una nave cargo, diretta a Brindisi, mentre il suo caro amico Giampaolo Rossi, il profeta, il dg Rai, intercede per la grazia. Per il ruolo di dg è ora in corsa Giuseppe Pasciucco. Al narciso, quelle gran teste d’Italia, i Fratelli, potrebbero offrire la presidenza di Ferrovie che il ragioniere di stato, Biagio Mazzotta, ha rifiutato. Ferrovie è la Versilia dell’italiano incompreso. Ci salveranno i binari.

Il problema della Rai sono gli specchi: i direttori fanno i conduttori, gli ad si profumano di complimenti, Pino Insegno si è convinto di essere il nuovo Amadeus (gli daranno in autunno una prima serata). Per qualche settimana, ancora, l’amministratore delegato sarà Roberto Sergio, un uomo che il sole, e le lampade, hanno baciato ma che ha un piccolo difetto: si piace. Eccome, se si piace. Aveva un accordo con Giampaolo Rossi, il patriota di FdI, che lo ha presentato a Meloni, con queste parole: “Uomo squisito, Roberto è amico mio. Ci conosciamo da una vita. Ci possiamo fidare”. E’ passato un anno, un anno bellissimo, e Rossi, che non può dirlo, pensa che gli si doveva seccare la pipa, quando ha presentato Sergio a Meloni, mentre Sergio pensa: “Io so Sergio, er mejo della Rai”. Seriamente scrivendo, ci siamo. L’ultima settimana di giugno, il Parlamento dovrebbe eleggere i membri del cda. Il Pd ha deciso di astenersi, di non indicare nessun consigliere. La casella può andare ad Avs, dei  Salisiani Fratoianni e Bonelli, e il più accreditato a prenderla è Roberto Natale. L’elezione del cda non è ancora in calendario. Stefano Graziano, capogruppo Pd in Vigilanza della Rai, è arcisicuro che l’elezione slitterà “e che se ne parlerà a luglio”. FdI dice invece che “si può fare”. La Lega dovrebbe puntare su Casarin, direttore del Tgr, Forza Italia si prende la presidenza Rai, con Simona Agnes. Sono tutte cose dette, scritte, e riscritte. Quello che non si è ancora detto è che FdI chiede  a Rossi, “ma tu sei certo di caricarti come dg il narciso kamikaze?”; “ma tu davvero pensi che il narciso kamikaze ti lascerà lavorare?”; “ma tu, sul serio, credi che uno che alla Festa del Foglio rischiava di fare prendere un punto in più al Pd, sia affidabile?”; “ma ti sembra normale che un ad anticipi le nomine che spettano al Mef?”. In questi casi, l’uomo spietato dice: “Sono d’accordo, trovategli qualcosa”, ma l’uomo Rossi, che è profeta, che fa yoga, pensa invece che, forse, il narciso meglio averlo vicino, vicino piuttosto che  a Radio Rai (il suo vecchio incarico) a fare il narciso. I compari di FdI hanno risposto a Rossi: “Ma tu, caro profeta, o sei tutto grullo o sei tutto profeta”. Fortuna vuole che al Mef, il gran magro Mazzotta, il Ragioniere di stato, che scambiò un buco per un Superbonus, abbia rifiutato la carica di presidente di Ferrovie. Lui viaggia solo in carriola da manovale. L’idea che circola è offrire il ruolo di presidente al “narciso kamikaze”. E’ un’idea salvo che, dicono i compari d’Italia, “il narciso lo rivendichi espressamente la Lega come dg. A quel punto se Sergio prende la casacca della Lega, se Salvini chiede a Meloni di indicarlo, sarà impossibile dire di no”. Altrimenti? “Altrimenti c’è una terna”. Se il narciso viaggia  sul FrecciaSergio, va a Ferrovie, il prossimo dg non sarà Marcello Ciannamea, direttore Prime Time, ma uno di questi tre. Il primo è Marco Brancadoro, direttore Finanza e Pianificazione, responsabile ad interim della Direzione immobiliare. Il secondo è Felice Ventura, direttore Risorse umane e organizzazione. Il terzo, il favorito, è Giuseppe Pasciucco, presidente di Rai way e già capo staff dell’ex ad, Carlo Fuortes. A essere onesti il narciso Sergio è solo uno dei narcisi. I giornalisti che si occupano di elezioni, autonomia differenziata, stanno purtroppo trascurando altri tre narcisi che usano la Rai come specchio per azzimarsi. Il più simpatico è Stefano Coletta, direttore della Distribuzione Rai, destinato ad avere un grande ruolo (è quota Pd anche se, in verità, la sua fortuna la deve alla zia, amica di Gianni Letta). Sui social inserisce fotografie di lui pensoso sull’albero tropicale. E’ nato per ragionare con il profeta Rossi. Gli altri due sono due grandi eroi del nostro tempo, di FdI. In queste settimane hanno occupato le reti e come gli adolescenti di sedici anni postano le fotografie delle loro comparsate. Uno è il capociuccio Paolo Corsini, direttore approfondimento Rai, che sta più in video che dietro e che fa l’ospite a “Porta a Porta”, da Marzullo. L’altro è Angelo Mellone, direttore del Day Time, lo stilista con il mocassino marchigiano. Si fanno invitare dai giornalisti e dai conduttori che dovrebbero dirigere con il pretesto di raccontare la nuova Rai, questa povera Rai, la pozza d’acqua dove si specchiano i narcisi d’Italia.

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