La partita europea di Giorgia Meloni

È vero che alcuni paesi hanno registrato un aumento dell’estremismo di destra (Francia, Germania, Austria), ma è anche vero che nel complesso i partiti che hanno governato l’Europa tra il 2019 e il 2024 hanno insieme più o meno gli stessi seggi che avevano nella passata legislatura

La partita che ora si apre sui nuovi equilibri europei riguarda l’assetto di governo che prenderà forma quando si andrà a comporre la Commissione europea. Primo falso mito da sfatare. Non è del tutto vero che l’Europa è stata investita da una ondata di populismo di destra. È vero che alcuni paesi hanno registrato un aumento dell’estremismo di destra (Francia, Germania, Austria), ma è anche vero che nel complesso i partiti che hanno governato l’Europa tra il 2019 e il 2024 (Ppe, socialisti, liberali) hanno insieme più o meno gli stessi seggi che avevano nella passata legislatura (il Ppe ne ha un po’ di più, i socialisti e liberali un po’ meno).


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Tema: chi guiderà la nuova Commissione europea? Lo si capirà a cavallo tra fine giugno e inizio luglio quando sarà chiaro quale sarà il pacchetto di voti con cui Ursula von der Leyen si presenterà in Parlamento per farsi votare.

Tema numero due: ci sarà anche Meloni in quella maggioranza? La risposta è sì e no. No se si pensa alla nascita di una maggioranza strutturale. Sì se si pensa alla nascita di una maggioranza di scopo il cui fine è quello di far maturare una nuova commissione guidata da un presidente non inviso a Meloni anche se appoggiato da forze politiche non amate da Meloni (socialisti e liberali) la questione cambia. Quella maggioranza di scopo ci sarà, l’Italia dovrà provare a ottenere il massimo, il massimo sarebbe avere il commissario al mercato interno, e la partita di Meloni, da luglio in poi, si giocherà così: dimostrare che per proteggere l’interesse nazionale all’Italia serve più Europa non meno Europa come sogna Salvini.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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