Come aiutare le piccole e le medie imprese a trasformare l’Italia anche con l’aiuto dell’AI

La “fotografia” del Vertice del G7 in Puglia ci consegna diversi piani di lettura. Il difficile compito di disegnare nuove traiettorie di sviluppo sociale ed economico in una fase tormentata da gravi conflitti e profonde incertezze politiche. Di particolare importanza l’impegno congiunto di contrastare la concorrenza cinese, aumentando il coordinamento tra la PGII americana (il sostegno alle partnership globali per investimenti e infrastrutture), il Global Gateway europeo e il nostro Piano Mattei, con la messa in campo di 75 miliardi di dollari a sostegno di queste “tre gambe” del nuovo commercio mondiale. Ieri, poi, è arrivato il richiamo di Papa Francesco al controllo umano sulle macchine e a un utilizzo dell’intelligenza artificiale e della tecnologia al servizio dell’uomo. Le parole del Pontefice suonano potenti a indicare il primato del “fattore umano” sulla tecnocrazia che delude le aspettative delle persone e allontana dagli obiettivi di una crescita mondiale inclusiva, condivisa, sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.

E, ancora, il contesto in cui si è scelto di ospitare la riunione del G7 mostra l’importanza di guardare alle radici, ai territori, come quelli italiani, che, se  difesi e valorizzati, producono  benessere sociale ed economico. In questo, l’Italia dà lezioni al resto del mondo, e lo fa con il fattore umano che alimenta il patrimonio diffuso di imprenditorialità, 4,7 milioni di Pmi, grazie al quale abbiamo trainato la ripresa economica post-pandemia tra i paesi del G7. Tra il 2021 e il 2024, infatti, rileva uno studio di Confartigianato, il nostro paese ha ottenuto risultati notevoli, posizionandosi al 1° posto per crescita del pil pro capite, con un aumento del 6,4%, davanti al +5,8% degli Stati Uniti e al +5% del Giappone. Abbiamo conquistato primati tra i 7 grandi anche in altre variabili economiche cruciali: la riduzione del tasso di disoccupazione (-1,7 punti percentuali nel triennio 2021-2024), la crescita del rapporto investimenti/PIL (+3,6 punti percentuali dal 2019 ), l’aumento, nel quinquennio 2019-2024, del volume di esportazioni di beni e servizi (+9,9%). Il made in Italy vince sui mercati esteri con 64,1 miliardi di euro di export nel settore della moda e 101 miliardi di vendite di macchinari hi-tech. Un elemento chiave della nostra capacità innovativa è rappresentato dall'adozione di soluzioni di intelligenza artificiale. Sono 134mila le imprese italiane che hanno utilizzato soluzioni di IA, di cui il 93,3% (125mila) sono micro e piccole imprese.

L’intelligenza artificiale si integra con l’“intelligenza artigiana” degli imprenditori italiani, automatizzando alcuni compiti e liberando risorse per potenziare la creatività e altre funzioni cruciali. Le piccole imprese italiane, in particolare quelle manifatturiere, sono il cuore pulsante dell’economia nazionale e una delle principali ragioni del successo del made in Italy. Infatti il 47,2% dei dipendenti nel settore manifatturiero in Italia lavora in MPI, una percentuale più alta rispetto ad altri paesi del G7, come Giappone (30,4%) e Regno Unito (28,3%). L’Italia ha dimostrato di essere una potenza resiliente e innovativa nel contesto del G7, grazie alla forza delle sue micro e piccole imprese, impegnate a costruire un modello di sviluppo a misura d’uomo, affrontando la transizione digitale e sfruttando le opportunità dell’innovazione per migliorare la produttività e la qualità dei prodotti e servizi. Il futuro della ripresa italiana passa attraverso il sostegno a queste realtà imprenditoriali, che rappresentano il  motore della crescita sostenibile e della competitività del paese sul palcoscenico internazionale. E possono essere un esempio per realizzare quel “bene comune” che Papa Francesco ha raccomandato ieri al G7.  

Marco Granelli, presidente di Confartigianato

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