Le ferie deI direttore generale del Campidoglio nei giorni del caos elettorale sono un apologo su Roma

La notte di Capodanno del 2014, sindaco Ignazio Marino, ci fu l’incredibile sciopero bianco dei vigili urbani di Roma che si diedero  malati in massa. Dieci anni dopo riecco il Campidoglio, sindaco Roberto Gualtieri, che torna a far parlare di sé come esempio di una macchina elefantiaca dove tutto va a rilento, male e distrattamente. E’ il caso dello spoglio elettorale e delle 78 sezioni che mancano all’appello. Con una curiosità che diventa subito apologo della città.
Come svelato dal Foglio, nei giorni del grande caos, il direttore generale del Comune, Paolo Aielli, era in vacanza. Relax sulla Via Francigena, in Umbria in compagnia della  moglie che è anche assessore nella giunta Gualtieri, Monica Lucarelli.  Passeggiate e riflessioni. Nulla di illegittimo, ma di singolare sì visto il ruolo apicale del manager pubblico voluto con forza in Campidoglio dall’ex ministro dell’Economia del governo Conte 2. Davanti al caos  dello spoglio – subito cavalcato per nemesi proprio da Marino con tanto di blitz alla Fiera di Roma – sarebbe stato addirittura richiamato per gestire l'emergenza, preferendo però continuare le sue camminate in Umbria. Questo dettaglio viene confermato a questo giornale da tre fonti diverse, politiche e dirigenziali. Il diretto interessato smentisce e bisogna prenderne atto. “Non ho nulla da dichiarare – dice il direttore generale contattato dal Foglio – e non mi sembrano domande pertinenti. Mi spiace ma non ho nulla da dirle. Dove mi trovo sono fatti miei, ho delle vacanze programmate. Non è vero che sono stato richiamato”. Gualtieri, contattato da questo giornale, ha preferito non commentare la  vicenda. Ribadendo massima fiducia al manager,  già amministratore delegato del Poligrafico e della Zecca dello Stato. Su questa vicenda il sindaco ha deciso di aprire un’indagine interna: vuole andare fino in fondo ed è pronto a prendere provvedimenti. Le opposizioni hanno però commentato questa storia con una certa asprezza. Marco Perissa, deputato e coordinatore romano di Fratelli d’Italia, chiede spiegazioni al sindaco su questa vacanza del suo braccio destro che se “n’è infischiato  allegramente del caos creatosi a Roma a causa del mancato funzionamento dei sistemi informatici e che si è risolto solo grazie all'intervento del ministero dell’Interno, che ha fatto intervenire direttamente i propri funzionari”. Secondo il partito di Meloni il primo cittadino “non dovrebbe aspettare neanche un minuto prima di mandar via un dirigente apicale che ha dimostrato non solo la sua incapacità a organizzare un sistema elettorale efficiente, ma anche, cosa ancora più grave, la sua noncuranza davanti a un problema che ha messo in ridicolo l’intera Capitale”. 
Sulla stessa linea anche il M5s-Lista Raggi di Antonio De Santis: “Mentre la città veniva esposta a una figuraccia internazionale essendo l'unico Comune d’Europa a non aver consegnato i dati di ben 78 sezioni, si trovava in vacanza ignorando l’enorme caos generatosi e preferendo proseguire tranquillamente le proprie vacanze in Umbria”. Un autentico   “smacco per il personale impegnato ai seggi, letteralmente sequestrato per più di 20 ore, per la regolarità delle votazioni”. Ignazio Marino, neo europarlamentare di Avs, dice fra il serio e il faceto: “Fosse capitato a me,  mi avrebbero crocifisso a testa in giù a piazza del Popolo:  ormai non c’è più una persona fisica a guidare la città cioè il sindaco, con il suo nome, bensì un ente chiamato Campidoglio”. E’ stata colpa di un bug informatico del programma comprato dall’amministrazione Raggi. Si sono perse almeno 12 ore di tempo. C’è stata molta polemica politica. Sono scesi in campo anche i ministri per criticare il pasticciaccio elettorale.  Una piccola grande storia che sembra uscita da un film di Alberto Sordi.
 

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