Africa, intelligenza artificiale e Papa Francesco: il vertice allargato di Meloni

Bari, dalla nostra inviata. Papa Francesco, ospite extra di questo G7 dopo l’invito della presidenza del Consiglio, è arrivato a Borgo Egnazia attorno a mezzogiorno, “accolto dalla presidente Giorgia Meloni”. Poi, dopo un paio d’ore, Meloni è tornata sul palchetto di fronte all’ulivo secolare per accogliere il numero record di leader dei paesi invitati: primo ad arrivare il re di Giordania Abd Allah II, poi Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale, passando per il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il suo omologo argentino Javier Milei e la sua nemesi brasiliana, Luis Inácio Lula da Silva, che è anche presidente di turno del G20, il presidente emiratino Mohammed bin Zayed – il saudita Bin Salman è rimasto a casa, scusandosi, per una importante festività alla Mecca.

E quindi ha avuto inizio la penultima sessione di questa maratona pugliese, la più importante per Palazzo Chigi, quella allargata a paesi che non sono nel G7 – perché “non accetteremo mai la narrazione dell’occidente contro il resto del mondo”, ha detto Meloni nel discorso d’apertura – e  dedicata “alle grandi sfide globali che siamo chiamati ad affrontare”, quelle più pressanti secondo la presidenza italiana: l’intelligenza artificiale, che può essere un rischio ma anche un’opportunità, il Mediterraneo, “un’area di crisi e di opportunità”, e l’Africa, “con cui vogliamo costruire una nuova cooperazione come eguali”. Bergoglio, prima di prendere posto alla sinistra di Meloni, ha fatto il giro per salutare i presenti (grandi abbracci con Modi) e poi ha preso la parola per un discorso molto atteso che nei giorni scorsi ha suscitato diverse curiosità internazionali: ha mostrato ai leader due fogli, "ho due versioni”, ha detto il Papa, “quella lunga e quella breve. Leggerò la breve”. E poi ha fornito la versione della Chiesa dell’IA, di una tecnologia “che sia al servizio dell’uomo”.

L’apertura della piattaforma del G7 a così tanti partner, e con ospite d’onore Bergoglio, è l’occasione per Meloni per rivendicare il successo dell’evento a guida italiana, con il governo dei flussi migratori che è entrato ufficialmente nei lavori della piattaforma e il Piano Mattei che verrebbe menzionato esplicitamente nel comunicato finale. I leader dei paesi membri hanno perfino festeggiato il compleanno del cancelliere tedesco Olaf Scholz, con un Emmanuel Macron a suo agio – nonostante le chiacchiere delle scorse ore sui media italiani su un suo irrigidimento presunto nei confronti di Meloni.  E così le notizie più importanti di questo G7 sembrano quasi depotenziate da diverse polemiche sulla leadership italiana nei negoziati sia a livello sherpa sia nelle questioni più importanti da rimandare alle discussioni tra capi di stato e di governo: dopo l’aborto, ieri Bloomberg ha scritto che sarebbe stata cancellata anche la parte sui diritti LGBTQ+ dal paragrafo dedicato nella dichiarazione finale dei Sette. Palazzo Chigi ha poi smentito la ricostruzione. "La cosa più importante è non tornare indietro sui diritti, anche se sarebbe auspicabile andare avanti", dice al Foglio una fonte diplomatica. "Mantenere il testo di Hiroshima, su questo, vuol dire che nulla è cambiato, e dunque non siamo tornati indietro. Tutte le delegazioni sanno che in questa fase, di fronte a delicati negoziati a livello di capi di stato, concentrarci troppo su certe questioni per chiedere un passo in più sarebbe stato infruttuoso". 

Ieri, subito prima della sessione dei lavori allargati, Meloni ha avuto un atteso bilaterale con il presidente americano Joe Biden. I due leader hanno parlato di guerra in Ucraina e medio oriente, di sicurezza economica e di coercizione economica, secondo le dichiarazioni pubblicate da Palazzo Chigi e dalla Casa Bianca. Secondo alcune fonti, durante il colloquio di poco più di mezz'ora il presidente Biden e Meloni avrebbero discusso anche del sostegno della Cina alla base industriale della Russia in termini di materiale dual use e di beni per sostenere la base industriale russa".

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