Votare contro Putin e le bandiere bianche

La difesa dell’Europa si misura sulla difesa dell’Ucraina. Idee per punire alle urne gli utili idioti del putinismo

Oggi e domani si vota, lo sapete, e come spesso capita il Foglio offre ai suoi lettori due chiavi di lettura per avvicinarsi alle urne. La prima chiave di lettura è: come votano i foglianti? Qui leggerete un resoconto. La seconda chiave di lettura è: per chi votare alle elezioni? La nostra modesta indicazione di voto, oggi, non riguarda un singolo partito ma riguarda un’idea, un concetto, forse persino un ideale, che in fondo è il vero filo conduttore non della campagna elettorale che sta magnificamente per terminare ma dell’Europa che si sta finalmente per costruire. L’ideale coincide con un concetto splendidamente inquadrato due giorni fa in Francia, dai grandi del mondo, durante le celebrazioni per gli ottant’anni dello sbarco in Normandia. Ottant’anni fa, gli Alleati fecero tutto il necessario per difendere la libertà dell’Europa. Ottant’anni dopo, la difesa dell’Europa si misura sull’Ucraina. Tutto ciò che l’Europa difende, oggi, quando si parla di democrazia, di libertà, di regimi, di battaglie contro i nuovi fascismi, è difeso dall’Ucraina. Donald Tusk, primo ministro polacco, ha esortato gli elettori del suo paese ad andare a votare, sabato e domenica, facendosi guidare da un principio: compiere la scelta giusta per avere un’Europa in grado di proteggere se stessa e in grado di evitare una guerra che potrebbe essere più ampia rispetto a quella che abbiamo visto negli ultimi anni.

La Polonia, come i paesi baltici, come la Finlandia, come l’Estonia, come la Lituania, come la Lettonia, sa cosa vuol dire vivere con la Russia che fa sentire il suo fiato sul collo. Ma il messaggio che il premier polacco sta trasmettendo ai suoi elettori è lo stesso che andrebbe trasmesso agli elettori italiani: votate per i partiti che possono permettere all’Europa di proteggersi meglio, votate per i partiti che possono aiutare l’Ucraina a proteggersi meglio, votate per tutti coloro che possono aiutare a punire politicamente tutti coloro che sognano di spostare il baricentro dell’Europa verso la politica del disimpegno, verso la strategia della resa, verso l’idea che l’unica pace possibile sia disarmare l’occidente per sventolare finalmente la bandiera bianca. La solidità dell’Europa del futuro dipenderà da molti fattori, naturalmente, dipenderà dalle idee che le forze politiche che guideranno le istituzioni comunitarie metteranno in campo sul mercato unico, sulla competitività, sull’energia, sulla transizione ecologica, sull’agricoltura, sull’immigrazione e sul debito europeo. Ma ciò che conterà, prima di ogni altra cosa, sarà la capacità che avrà l’Europa del futuro di fare tutto il necessario, whatever it takes, per proteggere i suoi cittadini da chi ha scelto di mettere in discussione i valori non negoziabili delle società aperte. Votare bene alle europee significa votare per i partiti in grado di difendere i propri paesi dalle minacce putiniane e votare bene alle europee significa capire che chi vuole indebolire l’Europa sta portando avanti lo stesso obiettivo che sognano i nemici della società aperta: far contare di meno le democrazie, far contare di più le democrature, offrire un vantaggio competitivo ai regimi sanguinari e indebolire la nostra capacità di difenderci. Votare contro Putin, alle urne, significa votare per i partiti meno timidi quando si parla di Ucraina. Ma può significare anche votare, all’interno delle liste, per tutti coloro che possono aiutare a evitare che la linea del proprio partito del cuore possa essere dettata e condizionata da chi considera l’Ucraina un peso insopportabile, da chi considera Putin solo uno statista che sbaglia, da chi considera il pacifismo solo un surrogato dell’odio contro l’occidente. Gli ultimi due anni in Europa hanno dimostrato che difendere una democrazia aggredita ha un costo, certo, ma hanno dimostrato anche che l’Europa, di fronte a chi minaccia la nostra libertà, sa tutto sommato come unirsi, sa tutto sommato come reagire, sa tutto sommato come mostrare i muscoli, sa tutto sommato come sanzionare gli stati canaglia evitando di scaricare sui cittadini il peso della difesa di un paese aggredito.

Due anni fa, quando Putin decise di invadere l’Ucraina, gli utili idioti del putinismo, che meriterebbero di essere puniti a queste elezioni, dicevano che l’Europa non ce l’avrebbe fatta, che difendere l’Ucraina era tempo sprecato, che la Russia prima o poi avrebbe raggiunto i suoi obiettivi, che le sanzioni avrebbero fatto più male all’Europa che a Putin, che l’inflazione sarebbe impazzita, che l’economia sarebbe crollata e che l’occupazione avrebbe subìto un colpo letale dall’impegno che l’Europa ha dedicato all’Ucraina.

Non è andata così, per fortuna, e il fatto che l’Ucraina non sia stata al centro della campagna elettorale dei leader dei principali partiti italiani può essere considerato un elemento deprimente per chi pensa sia necessario difendere ogni giorno i valori non negoziabili di una società aperta ma può essere considerato anche un elemento incoraggiante se si pensa a quanti pochi argomenti hanno oggi gli utili idioti del putinismo per dimostrare che difendere una democrazia aggredita non sia una cosa buona e giusta. “Appartengo – ha detto due giorni fa il premier francese Gabriel Attal, 35 anni – a una generazione che non ha mai conosciuto la guerra. Una generazione i cui genitori non hanno conosciuto la guerra. Una generazione che è cresciuta sotto i segni della libertà e dell’indipendenza. La storia è una lezione per il futuro e oggi, più che mai, abbiamo bisogno di sentire e ascoltare e capire quelle lezioni del passato mentre la guerra bussa ancora una volta alla porta dell’Europa”. Votare bene, oggi, significa votare contro tutti coloro che, a destra e a sinistra, usano la parola “pace” per provare a costringere l’Ucraina alla resa, significa votare contro tutti coloro che sognano di disarmare un popolo che sta difendendo l’Europa dalle minacce dei regimi totalitari, significa votare contro tutti coloro che quando pensano all’Europa del futuro pensano alla stessa Europa che sogna Putin: più debole, meno integrata, più disunita, più disarmata, più lontana dall’Ucraina. Buon voto a tutti.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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