Scrosati: “Sul tax credit è importante che il governo decida presto”

“Mentre gli altri paesi aumentano il tax credit, noi pensiamo a tagliarlo”, dice Andrea Scrosati. Intervendo alla Festa dell’Innovazione del Foglio, il Ceo Continental Europe di Fremantle (società di produzione audiovisiva che opera in tutto il mondo) commenta la scelte del ministero della Cultura e del ministro Gennaro Sangiuliano che poco prima, dallo stesso palco aveva “Basta film finanziati al 100 per cento dallo stato”.

Intervistato da Marianna Rizzini, Scrosati ha spiegato il ruolo centrale delle produzioni tv e cinematografiche, le ragioni per cui lo stato dovrebbe sostenerle. “La nostra è una industria che coinvolge centinaia di milioni di lavoratori e che produce crescita e grossi indotti economici. Uno degli elementi più interessanti del mondo del cinema è il suo possibile utilizzo come strumento di softpower da parte di un paese. In queste ore, ad esempio, abbiamo prodotto Parthenope, il nuovo film di Paolo Sorrentino, che abbiamo venduto in tutti i paesi del mondo. Si tratta di un atto di amore per Napoli, per la città e la sua storia, e sarà visto da milioni di persone. Esiste un modo migliore utile per promuovere una città? Questo per dire che la competizione globale è fortissima, e l’errore più grosso che può essere fatto è declinare il tutto in un’ottica italiana, senza rendersi conto che il mercato offre opportunità a chiunque produca”, ha detto il Ceo. Il Tax credit? “La questione non riguarda tanto l’aliquota o il meccanismo della regola, ma proprio l’assenza di una regola certa. Ciò comporta incertezza generale e impossibilità di fare previsioni in un contesto iper competitivo. In più, mentre gli altri paesi aumentano il tax credit, noi pensiamo a tagliarlo”.

Scrosati si è poi soffermato sul ruolo della tecnologia, croce e delizia per un settore che recentemente ha dovuto anche fare i conti con l’avvento dell’intelligenza artificiale, che ha prodotto anche numerose sollevazioni – negli Stati Uniti così come in Italia – da parte degli addetti ai lavori. “In un settore in cui si è persa la creatività, l’innovazione rimane il Dna fondamentale”, ha detto il Ceo, prima di raccontare alcuni aneddoti relativi al periodo Covid: “Con la pandemia, in 24 ore, abbiamo dovuto chiudere 700 set di programmi televisivi o film. Ad esempio, uno delle nostre soap principali è Neighbours, girata in Australia, dove ci fu lockdown durissimo. Dopo cinque giorni, il team aveva creato, rispettando i protocolli, un sistema che permetteva ai tecnici di lavorare pur rimanendo distanti l’uno l’altro. Inoltre, in sole 48 ore erano stati modificati anche gli strumenti operativi, come le telecamere, in modo tale che gli attori potessero recitare a 5 metri di distanza, apparendo però vicini, addirittura scambiandosi effusioni, on screen”




E in Italia qual è la situazione? “A Cinecittà, ha da poco aperto uno studio virtuale con schermo a 8k, che permette di girare in interno delle scene che sullo schermo sembrano fatte in esterna”. Un esempio? “Mandalorian, la serie su Disney+ giurata copletamente in virtuale”, risponde ancora Andrea Scrosati.




Che ha anche parlato dei progetti di Fremantle: “Siamo tra i gruppi che più hanno investito in Italia, portando produzioni internazionali che storicamente non si erano mai affacciate al nostro paese, come il nuovo film di Luca Guadagnino, Queer, ambientato in Città del Messico ma che è stato girato negli studi di Cinecittà”.

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