Sangiuliano: “Basta film finanziati al 100 per cento dallo stato”

Sul cinema italiano c’è una grande opera di moralizzazione“. Lo ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intervistato dal vicedirettore del Foglio Maurizio Crippa alla Festa dell’Innovazione del nostro giornale in corso a Venezia. “Non era accettabile che un regista prendesse quattro milioni di euro per un film e si autodeterminasse un compenso di 2,2 milioni. E poi questo stesso regista nell’arco dello stesso anno prendesse altri tre milioni autodeterminandosi un altro compenso superiore al milione di euro. Se tu vai sul mercato privato, sei Spielberg, fai un miliardo di incassi e poi ti autodetermini un compenso di 100 milioni io ti faccio l’applauso e ti vengo a stringere la mano. Ma se tu vuoi fare un film con i soldi dei cittadini italiani io ti do un tetto di 240 mila euro, che è il tetto della pubblica amministrazione”, ha detto il ministro. “Dobbiamo smetterla con i film che facevano 16 spettatori, 14 spettatori. In questo momento ci sono 259 film finanziati, prodotti e mai usciti. Non sappiamo che fine abbiano fatto questi film“, ha aggiunto Sangiuliano. Spiegando che “il cinema italiano va bene, ci sono bravi registi come Sorrentino, Garrone, De Angelis, Cortellesi. Il cinema è un settore che crea qualità professionale, è vivo, solo che il tax credit del 2019 era pari a 419 milioni di euro e ora siamo schizzati a 890 milioni. Sono soldi dei cittadini dobbiamo vedere come vengono spesi. Non si può fare un film con la copertura pubblica al 100 per cento. Un minimo di rischio d’impresa ci vuole”.

Il titolare della Cultura, nel corso dell’intervista, si è soffermato anche su altre questioni, per esempio sulla riapertura delle Giubbe Rosse a Firenze. “Per me sono il tempio del fermento culturale che ci fu a Firenze nel primo novecento. Gran parte dell’avanguardia culturale del primo novecento è nata lì”, ha detto Sangiuliano. “Nel 1910 Prezzolini, Soffici e Papini decidono di tenere la prima mostra degli espressionisti francesi. Un grande quotidiano italiano scrisse che quella non era arte. Molto spesso ciò che appare eretico in futuro è destinato a consolidarsi. Sono d’accordo con Balich: dobbiamo aprirci al nuovo. A partire dal prossimo anno avremo la capitale italiana dell’arte contemporanea. Noi dobbiamo produrre qualcosa che venga ricordato tra 200-300 anni“.

Il colloquio si è poi spostato sulla riqualificazione del Real Albergo dei Poveri, a Napoli. “È una delle più grandi infrastrutture culturali d’Europa. Prevede il raddoppio del Museo archeologico nazionale, e in più daremo alla Federico II degli spazi per le scuole di archeologia e architettura. E poi ci sarà la Public Library. Il progetto l’ha vinto il professor Desideri. La prima ala sarà realizzata entro il 2026”, ha reso noto il ministro. Che ha anche rivendicato la futura riapertura della “Grande Brera”. “Anche se abbiamo dovuto scontrarci con la burokratia – alla russa, specifica il ministro – alla fine ce l’abbiamo fatta”, ha detto. E a proposito del biglietto introdotto per far visita al Pantheon, a Roma, ha fatto un primo bilancio: “Se sei un riformista ti scontri sempre con chi fa resistenza. Il Pantheon è il museo più visitato della nazione. Adesso generiamo 1 milione e 200 mila euro al mese, il cui 30 per cento viene girato alla Curia. Dobbiamo porci il problema della sostenibilità del nostro patrimonio culturale. Abbiamo creato posti di lavoro. Stessa iniziativa partita ai Girolamini, al centro di Napoli. Si paga un biglietto di 5 euro. Sa quanto cosa biglietto del Museo degli Abba a Stoccolma? 19 euro. Qui a Venezia i nostri musei valgono forse meno?”.

Infine, il progetto per la costruzione di un Museo della Shoah. “Era doveroso fare il Museo della Shoah, c’è in tutta Europa ed è stato votato all’unanimità. In più abbiamo finanziato un progetto di rigenerazione della Sinagoga di Milano, così come abbiamo trovato risorse per la sinagoga del ghetto di Venezia”.

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