Il ministro Pichetto Fratin: “Investire nelle rinnovabili innovative, ma il futuro è nucleare”

“O questo paese diventa un paese moderno o non possiamo continuare ad arrancare”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin alla Festa dell’Innovazione a Venezia. Intervistato da Luciano Capone, il ministro ha parlato della transizione energetica che l’Italia e l’Europa stanno affrontando, della decarbonizzazione e dell’energia nucleare. Interrogato sul tema della maggiore tutela e sulle perplessità espresse sulla liberalizzazione del mercato, il ministro ha commentato: “Non volevo spostare la gara e sono convinto che abbiamo fatto bene a farla, volevo solo che ci fossero gli spazi necessari a creare le condizioni perché ci fosse un’entrata morbida, spazi che consentono di rientrare nella tutela. Sono convinto del mercato al punto che penso che quella gara sia stata la vera dimostrazione del mercato. C’è chi ha offerto prezzi inferiori: il prezzo negativo si spiega perché il prodotto è diventato il pacchetto dei clienti e non la vendita dell’energia”.

Sul tema della decarbonizzazione il ministro ha detto: “Dobbiamo fare dei grandi passi avanti. Noi e la Germania siamo due paesi che più dipendevano da fonte fossile e quindi c’è un percorso importante da disegnare sul mix energetico del futuro. Abbiamo un piano nazionale che prevede di aggiungere circa 70 Gw entro il 2030″.

Pichetto ha escluso che il provvedimento che limita il fotovoltaico nell’agricoltura e la moratoria in Sardegna ritardino gli obiettivi rinnovabili dell’Italia: “Fosse stato per me avrei tenuto tutto l’agrivoltaico, ma credo che l’obiettivo complessivo non sarà ritardato: assisteremo a uno sviluppo molto forte nei prossimi anni grazie alla tecnologia e agli italiani che hanno investito, ma va regolarizzato il dove e il lavoro della politica è quello di mediare”.

Pichetto Fratin ha poi commentato l’autorizzazione europea agli aiuti di stato per le rinnovabili non ancora mature, il cosiddetto decreto Fer 2, che prevede aiuti fino a 35 miliardi in più anni: “È un giusto provvedimento nato dal governo Draghi di cui facevo parte, un piano di investimenti del futuro. O guardiamo avanti o non andiamo da nessuna parte. Qualcuno vorrebbe tutto privato, ma l’energia è tutta sovvenzionata nel nostro paese. Come stato interveniamo attraverso tasse e oneri di sistema, che sono assimilabili più alle imposte indirette: noi sovvenzioniamo tutto, e il cittadino che paga, e nonostante questo abbiamo un prezzo dell’energia al megawatt che è del 40 o 50 per cento superiore rispetto ad alcuni paesi e del 30 percento rispetto alla media Ue. E questo è un problema di competitività del paese: o questo paese diventa un paese moderno o non possiamo continuare ad arrancare. Diventare un paese moderno significa smettere di sovvenzionare anche i moribondi e aiutare la nuova impresa e l’innovazione, come l’eolico di alto livello del decreto Fer 2. Lo scopo è riuscire ad avere maggiore sicurezza energetica e prezzi più bassi per essere più competitivi”.

Collaterale è anche il nucleare: “Io credo particolarmente al nucleare. Noi consumiamo annualmente 305-310 terawatt all’ora e gli analisti dicono che entro il 2050 saranno 750 terawatt all’ora. Il mix energetico, cioè la somma di tutte le fonti rinnovabili come fotovoltaico, eolico, idroelettrico ecc, per raggiungere quel valore non ce l’abbiamo. Dobbiamo renderci conto della realtà e farlo significa introdurre il nucleare. Parlo di nuova generazione che sono somme modulari e non di grandi centrali. Nello scenario Pniec (Piano energia e clima, ndr) dobbiamo mettere anche il nucleare perché è una via obbligata. Dobbiamo darci un quadro regolamentare e giuridico nel paese per gestire la domanda e l’offerta”.

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