Il futuro della Tv generalista. Laura Carafoli spiega la ricetta di Discovery

Laura Carafoli è la donna che sta rivoluzionando la tv italiana, imprimendo un primo scossone dopo dieci anni, e Michele Masneri l’ha intervistata alla Festa dell’Innovazione 2024. Responsabile dei contenuti del gruppo Warner Bros. Discovery per il Sud Europa, e a capo di tutto ciò che c’è dietro al canale Nove, dal trash (parola che non ama) all’arrivo di Fabio Fazio e Maurizio Crozza. Tutti vogliono andare al Nove. Ma che cos’è il Nove?

“In realtà il gruppo ha tanti canali, facciamo il 10 per cento di share, siamo il terzo editore italiano. Con alcune mosse se volete non super innovative (Fazio, Amadeus…) abbiamo unito il pubblico tradizionale con l’innovazione e la sperimentazione dei programmi americani che non avevano spazio in Italia. E la crescita è stata esplosiva. Da settembre avremo un programma quotidiano di Amadeus e due sue prime serate, ma poi abbiamo creato 50 formati originali con personaggi che non erano conosciuti in Italia”.

“Casa a prima vista” è il programma più seguito dell’anno, sottolinea Masneri. “Siamo pochi nel gruppo, tutti sui trent’anni e viviamo connessi, traiamo ispirazione dai fenomeni social, come quello della ricerca della casa. Immobiliare.it ha più connessioni di YouPorn, gli italiani si distraggono così. Ma non c’erano programmi sulla grande passione nazionale, come invece accade in Francia. Abbiamo unito questa passione con la gara e l’intrattenimento, mettendo insieme tre immobiliaristi che sono diventati fenomeni su TikTok. Così Real Time fa il tre per cento tutti i giorni… ha scosso”.

Riguardo allo svuotamento della Rai, “si è creato un momento storico in cui grandi personaggi si trovavano in una fase meravigliosa della loro carriera. Nel caso di Amadeus, gli abbiamo fatto una proposta a lunghissimo termine, 4 anni, gli abbiamo chiesto di collaborare per la creazione di nuovi formati, di darci la sua visione di tv generalista. Noi non siamo come i nostri competitor, vedi Netflix e Prime: abbiamo i nostri canali e siamo contenti perché la tv lineare in Italia e Spagna non decresce, come invece avviene nel resto del mondo. Ma c’è anche altro: tra poco lanciamo Max, figlia della piattaforma di Hbo Max, dal 2026 sarà un prodotto con produzioni internazionali, fiction italiane e contenuti sportivi: un’ancora di salvezza se la tv lineare inizia a calare. Siamo un gruppo completo”.

A proposito di Hbo, si dice che l’epoca delle grandi serie sia finita, perché sono finiti i soldi, e allora il futuro è tornare a Don Matteo, alla Rai 1 degli anni 90: è davvero così? “È un tema discusso, c’è stato un momento in cui gli investimenti sulla parte scripted erano davvero fuori controllo, investimenti che non hanno generato il pubblico che si aspettava. Poi si sono contenuti, ma è anche vero che la pubblicità è entrata nelle piattaforme, quindi nuovi investimenti. C’è bisogno di offerta più generalista, ma comunque Hbo continuerà a fare i suoi contenuti, la nuova stagione di ‘White Lotus’ sarà una mega produzione. Ovvio che noi in Italia non possiamo copiare quell’ambizione”.

Carafoli è responsabile anche del mercato spagnolo. Ed è vero, dice, che “per l’intrattenimento siamo molto simili, dall’Isola dei famosi al Grande Fratello. Per quanto riguarda invece lo scripted, loro hanno una industria molto più avanzata, costi del lavoro diversi, lavorano con meno budget e hanno qualità altissima. Dopo Usa e Corea, la Spagna è il paese che esporta più contenuti (vedi ‘La casa di carta’), noi italiani non varchiamo ancora i nostri confini”.

A proposito delle numerose e recenti polemiche sulla Rai, Carafoli dice: “Ci sono parti della Rai che hanno un’offerta molto all’avanguardia: RaiPlay è super user friendly, con produzioni interessanti, numeri che per esempio con ‘Mare fuori’ sono incredibili. E non se ne parla mai, si parla solo di altro, ed è strano ed è un peccato”.

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