“Guai a infierire su Conte e il M5s dopo le europee”. Bettini avverte il Pd

Il dirigente dem teorizzà: “Queste elezioni posso mostrare che le forze d’opposizione valgono di più dei partiti di maggioranza, Schlein è stata brava”

“La cosa che veramente raccomando ai miei compagni di partito è di non riaprire, qualunque sia il risultato del M5s, il dibattito sulla prospettiva unitaria. Guai a infierire o approfittare delle difficoltà dell’alleato, la solidarietà delle forze che devono convergere è essenziale, altrimenti non convergeranno mai, mentre il nostro elettorato ci dice che dobbiamo stare insieme”. Goffredo Bettini già guarda avanti. L’ascoltatissimo dirigente del Pd ne è assolutamente convinto: “Quello di oggi e domani è un voto importante perché può confermare che le forze d’opposizione possono avere più voti dei partiti governo, se questo accadesse ricorderebbe agli italiani due cose: la prima è che questo governo è sostenuto da una minoranza, la seconda è che ha potuto vincere soltanto perché noi siamo stati divisi”. Ieri come oggi insomma per Bettini il futuro politico del Pd passa dal campo largo con 5 stelle e centristi. “Ricordo – dice – che alle politiche abbiamo perso tutti i collegi del sud perché Conte ha fatto l’errore di far cadere Draghi, ma soprattutto perché noi abbiamo fatto il massimo errore di dire dopo la caduta di Draghi ‘mai ai 5 stelle’, questo ci ha portato alla sconfitta e ha regalato il governo alla destra”. Sul risultato del Pd Bettini è fiducioso. “Mi aspetto un risultato tra il buono e il molto buono, per tre motivi fondamentali. Abbiamo fatto una campagna elettorale molto efficace, con liste competitive, aperte e plurali che hanno parlato a tutti i settori del nostro elettorato, dimostrando che nel Pd il pluralismo esiste. Il secondo elemento è che la destra italiana, al di là degli errori di governo su sanità, autonomia e premierato, sta mostrando un carattere illiberale, una cultura della prepotenza che tutti hanno fiutato. Il terzo motivo è, che nonostante io mi auguro che tutti vadano a votare, se ci sarà un po’ di astensionismo colpirà più la destra perché il nostro è un elettorato che crede nell’Europa e dunque ha più voglia di votare”. Supererete il 22,7 per cento del 2019? “Non faccio previsioni così precise, ma penso che saremo da quelle parti”.



A preoccupare Bettini invece è il risultato che potrebbe ottenere il M5s. Un’eventuale disfatta potrebbe convincere i più antgrillini del Pd a dire finalmente addio al Movimento. “Guai, guai, guai”, ripete Bettini. “Il voto delle europee per il M5s – sostiene – non è congeniale per molti motivi: hanno delle liste che, per regole interne, non sono all’altezza, e questo si sentirà, in secondo luogo il loro elettorato è molto legato ad alcune battaglie nazionali che è complicato mettere in relazione con il voto europeo, inoltre il fatto che il governo di destra abbia smantellato alcune delle conquiste che avevano ottenuto e gli avevano portato consenso, certamente ha generato disillusione. Mi aspetto, ma penso se lo aspetti anche Conte, un risultato faticoso”. L’unità, teorizza Bettini, va perseguita nonostante i continui sgambetti che Conte ha riservato ai dem nel corso di questa campagna elettorale: “Non dimentico – prosegue – la lezione di Paolo Bufalini che mi diceva ‘quando è necessaria la politica unitaria e l’altro contraente recalcitra, tu devi fare unità per due’. Il M5s è più piccolo, non ha la nostra forza strutturale e si deve agitare di più per farsi vedere, ma se uno ha respiro e non guarda solo al chiacchiericcio quotidiano capisce che quella è l’unica possibilità”. Bettini ne è talmente convinto che cita persino l’acerrimo nemico di un tempo: il Cav. “Berlusconi – dice –, al di là di ogni giudizio, ha avuto l’intuizione geniale di capire che c’era bisogno di uno schieramento ampio di alleanze tra le destre, che non si poteva dividere quell’elettorato e lo ha fatto con differenze che sono cento volte più grandi di quelle che dividono noi; perché le differenze che ci sono tra Meloni e Salvini o tra Salvini e Tajani sono abissali. Le nostre, invece, sono posizioni diverse ma dentro una comune aspirazione, che è quella della piena realizzazione della Costituzione”. Ma se il futuro è tornare al bipolarismo perché allora il Pd è contrario al premierato di Meloni? “Noi abbiamo detto tante volte che ci sono forme a cui siamo aperti per rafforzare la stabilità dei governi; dalla sfiducia costruttiva alla revoca dei ministri; questo per andare nella direzione della governabilità, e non costringere l’esecutivo a essere sempre sottoposto ai ricatti di parte. E’ sempre stata una nostra aspirazione, in passato ci siamo aperti anche a forme di semi presidenzialismo alla francese; però l’idea di una elezione diretta del premier che scombina completate il bilanciamento della nostra democrazia già affaticata presuppone qualcosa di molto inquietante”. E sul futuro europeo? “Non so come andrà, ho parlato di onda nera, che c’è, ma mi pare in calo di forza, non in grado di sfaldare l’asse repubblicano tra socialisti e popolari, che sarà ancora il perno della nuova maggioranza”, conclude Bettini.

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