Gli arredi di Fabio Fazio all’asta

Il conduttore televisivo svuota la sua casa di villeggiatura: cosa ci possono dire i suoi oggetti? Possiamo noi fan tirarci fuori una biografia partendo dal mobilio con cui ama circondarsi? Tutto su “Arredi e ricordi di una casa di campagna”

Venduta la chitarra che John Lennon usò per “Help!”. E anche le Cloud elettriche di Prince e la Fender di Dylan. I cimeli di Gina Lollobrigida battuti all’asta hanno fatto incassare agli eredi oltre un milione. “Si è conclusa alle 00.40 del 29. Vi hanno partecipato oltre 4 mila persone da tutto il mondo”. C’era anche un orologio Seiko che le aveva regalato Fidel Castro. Quanto clickbaiting per le notizie delle aste di cimeli appartenuti alle star. Qualche tempo fa qualcuno comprò per migliaia di dollari dei Moleskine vuoti, ancora con il cellophane, che erano stati a un certo punto in un cassetto di Joan Didion. L’oggetto è un feticcio, un pezzo dell’anima – questo arriva all’estremo nell’ultimo romanzo di Michele Mari, “Locus desperatus”. Scorrere i cataloghi online delle case d’aste oltre che window shopping è voyeurismo. Il mio mito si è seduto lì, ha usato quella penna, ha mangiato con quella forchetta. E come non cadere nella tentazione di sfogliare il catalogo degli oggetti di Fabio Fazio che svuota la sua casa di villeggiatura. Possiamo sbirciare in un pezzo di vita del riservatissimo ligure, principe della prima serata del ceto medio riflessivo, l’unico che riusciva a portare nella Tv del nuovo millennio Calasso a parlare di Veda e Arbasino di Gadda, incastrati tra un calciatore e un’attrice nazionalpopolare, tra Gino Strada e Uma Thurman, tra papi, cardinali e Fanny Ardant. Come un presocratico, un Epicuro savonese, non sappiamo nulla di lui (solo che ama Parigi e legge Simenon). Cosa ci possono dire i suoi oggetti? Possiamo noi fan tirarci fuori una biografia partendo dal mobilio con cui ama circondarsi?

Il nome dell’asta sembra il titolo di un coffee table book, “Arredi e ricordi di una casa di campagna”. Una via di mezzo tra “La casa sopra i portici” di Verdone e un numero di Country style. “Una selezione di oggetti, mobili e memorabilia appartenenti al noto conduttore” recita il sottotitolo dell’asta che termina oggi presso la prestigiosa casa Cambi di Genova. Sedie Luigi Filippo, pendole intarsiate Carlo X, cornici ebanizzate, un ritratto di bambina di Angiolo Alebardi, stampe e incisioni, molti ex voto, un papa Clemente XIII in cera, fiasche da polvere da sparo, lanterne, uno sgabello da ciabattino, bottiglie di vino, credenze, divanetti, scrittori, specchiere, vetrine, candelieri, grammofoni, macinini da caffè, ferri da stiro antichi, burriere, posate, 83 volumi dell’Illustrazione italiana. In questa vertigine della lista solo un oggetto viene fuori che non sembra appartenere alla casa di un personaggio di Balzac: un sobrio calendario Pirelli del 2009. Mobilia classica di un tempo borghese, il catalogo come mondano atlante delle immagini warburghiano dove i repertori figurativi d’arredamento raccontano un gusto ma non bucano la fortezza della privacy che circonda Fazio. Si può romanticizzare un attaccamento a epoche più semplici, prima del postmodernismo e di Sottsass – molti oggetti hanno l’aggettivo “rustico” – o un rispetto per il riuso in chiave ecologico-nostalgica, o forse è solo uno sgombero che in virtù della fama diventa asta. Nemmeno una foto autografa con Baglioni, o un Telegatto, o un souvenir di Sanremo 2000. Forse solo il Thomas Pynchon della Nove che ha letto Marie Kondo.

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