Di Gennaro è pronto a danzare tra le acque con il suo kayak

Il kayak azzuro punta dritto ai Giochi, terzo appuntamento olimpico, anche per riprendersi quella mancata qualificazione in finale a Tokyo 2020

Dopo il plurimedagliato Antonio Rossi nella velocità e l’oro di Londra Daniele Molmenti nello slalom, il kayak azzurro ha fatto all-in di speranze, sogni e ambizioni con un trentunenne (anche se a Parigi ne avrà già compiuti 32) bresciano ex cestista e karateka che, a un certo punto dell’adolescenza, decise di seguire il fratello maggiore Riccardo e cominciò a sfidare le rapide. Vicecampione del mondo ad Augusta nel 2022 e campione europeo in carica a Lubiana, Giovanni De Gennaro ora punta dritto ai Giochi, anche per riparare un rapporto complicato con i cinque cerchi: “È una relazione a lungo termine, proveremo a riappacificarci”. Il sorriso e l’autoironia non mancano mai all’azzurro che, in occasione della presentazione della partnership tra Federazione italiana canoa kayak e Allianz spa (il logo del colosso assicurativo sarà sull’abbigliamento ufficiale e sulle barche degli azzurri fino ai Giochi di Los Angeles 2028), non si nasconde di fronte al grande obiettivo. “Sto bene – racconta – anche se il conto alla rovescia verso Parigi sembra accelerare giorno dopo giorno”.

Ma cosa passa nella mente di un atleta quando manca poco più di un mese e mezzo all’appuntamento della vita? “Ho tanta voglia, ci sono giorni in cui mi immagino già in partenza e altri in cui un minimo d’ansia prende il sopravvento e vorrei avere qualche mese in più per preparare le Olimpiadi. Ma credo siano sensazioni normali, la verità è che abbiamo programmato un piano lavoro a inizio stagione e questo è il momento di restare concentrati sul percorso e continuare a dare tutto”. Perché sarà il suo terzo appuntamento olimpico, dopo il settimo posto di Rio e il quattordicesimo di Tokyo, ma con una consapevolezza e ambizioni diverse: “Nessun fioretto, non l’ho mai fatto e non voglio trattare diversamente quella gara. Però ora sono più maturo: a Rio 2016 guardare gli spalti pieni mi tolse il fiato. Ai Giochi Olimpici tutto ha un peso maggiore. E la mancata qualificazione in finale a Tokyo 2020 mi ha insegnato che l’importante è pensare solo a me stesso e a ciò che devo fare. L’Olimpiade è una grande possibilità di emergere e migliorare”.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, bambino, giocava con le prime pagaie: “Ho iniziato prima ancora di camminare, con i miei genitori che mi portavano al mare e campeggiavamo sulle spiagge della Sardegna. Il mondo della canoa è sempre stato parte della mia vita, non riesco a ricordare un momento senza. Una passione trasmessa dal mio vicino di casa Gianni, che poi è diventato anche il mio primo allenatore”. Fino a quando, a 12-13 anni, ha lasciato il resto e si è dedicato solo al kayak, con una passione che si è trasformata poi in un lavoro (è nel centro sportivo dei Carabinieri). “Il resto è arrivato quasi senza che me ne accorgessi, non mi sono mai messo pressioni sulla necessità di fare risultati, entrare in un corpo militare, eccetera. Poi è arrivata la vittoria del Mondiale junior nel 2010 e mi ha cambiato la vita. Pur mantenendo la leggerezza che mi ha sempre contraddistinto, è quel giorno che ho cominciato a diventare un professionista”.

Ha tifato per Daniele Molmenti fino alla bellissima medaglia d’oro di Londra e poi, nella corsa ai Giochi di Rio 2016, di fatto ha chiuso la carriera del campione olimpico azzurro che, di lì a poco, è diventato il suo allenatore. “In pochissimo tempo siamo passati da rivali – anche se di fatto non lo siamo mai stati perché di due generazioni diverse – a compagni di avventura in una veste diversa. È stato un passaggio di consegne naturale: guardavo le sue gare, vedo lui come un modello e sono felice sia il mio tecnico”.

De Gennaro, d’altronde, vive tutto così. Appieno come le rapide dei fiumi che sfida. “L’unicità del mio sport è il rapporto che hai con l’acqua. Quando sei in gara è come se danzassi e la sensazione che si prova a essere immersi in un elemento è unica ed è quella che mi ha fatto innamorare”. A tal punto da organizzare, nella Giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo 2018, un’impresa (di fatto a sue spese) per sensibilizzare al rispetto della natura. Con due colleghi pagaiò per 35 km dalla Valtrompia fino a Brescia sul fiume Mella. “Una discesa simbolica, rispettosa e, al tempo stesso, potente per mostrare a tutti quel corso d’acqua, in tutta la sua bellezza e degrado”. Il tutto documentato in un video realizzato con GoPro installate sul casco che mostrava il contrasto tra l’ambiente incontaminato della montagna e quello della città. “Lo rifarei”. Ora, però, meglio concentrarsi su Parigi.

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