Dario Scannapieco (Cdp): “Dalla rete unica al Pnrr, il paese deve spendere di più e meglio”

Si dice “molto positivo sul Pnrr”, del quale invita a cogliere non solo gli aspetti prettamente finanziari ma anche quelli che rendono possibili le riforme, capaci di incidere davvero sul paese anche a lungo termine. “Per spendere di più e meglio”. L’amministratore di Cassa depositi e prestiti, Dario Scannapieco, interviene alla Festa dell’Innovazione del Foglio a Venezia.




Intervistato da Luciano Capone fa il punto sulle attività di Cdp nel triennio strategico che si avvia alla chiusura. “Abbiamo impegnato tra il 2022 e il 2024 quasi l’80 per cento delle risorse previste dal piano strategico, siamo a un ottimo punto. Siamo a 51 miliardi tra finanziamenti e investimenti realizzati, che hanno attivato a loro volta investimenti privati negli scorsi due anni per circa 133 miliardi di euro”, fa i conti l’amministratore delegato. E spiega come Cdp abbia “ecceduto il 100 per cento del target che ci eravamo dati”.

In particolare, aggiunge Scannapieco, il 2023 è stato un’annata particolarmente importante. “Quest’ultimo anno è stato il migliore della storia di Cdp, con un utile che è arrivato a 3,1 miliardi”. Considerando anche l’anno precedente “l’utile supera i 5,5 miliardi”, dice ancora l’ad. “Ma la cosa più importante è l’impatto generato dalle nostre attività. Basti considerare che il 90 per cento degli italiani vive in comuni in cui Cdp ha finanziato o l’ente locale o una delle imprese. Siamo diventati capillari e molto più presenti. Abbiamo espanso l’attività diretta a favore delle imprese, mentre prima finanziamo le banche che poi aiutavano le imprese. Siamo diventanti un interlocutore importante per l’Ue”, Oltre a questo – sottolinea Scannapieco – “importante è anche l’attività di advisory e consulenza per gli enti pubblici, che svolgiamo in modo che possano spendere meglio”.



Quanto al Pnrr, Scannapieco è “fiducioso”. Invita però ad avere consapevolezza delle trasformazioni che possono derivare dall’attuazione del Next generation Ue, per non perdere un’occasione così grande. “Noi possiamo concepire il Pnrr in due modi. Il primo è di breve termine, il secondo è quello migliore. Se noi consideriamo il Pnrr solo come un fenomeno finanziario, non cogliamo l’essenza stessa di questo piano”. E invece quello che serve è comprendere che si tratta di un progetto che va “oltre la massa di risorse finanziare, come una occasione per fare riforme, che permettono all’Italia di posizionarsi su un sentiero di crescita più elevato”. L’antidoto al debito. “Questo livello di crescita possiamo raggiungerlo, eliminando gli ostacoli che limitano gli investimenti”.




In questo senso, Cdp sta facendo sostanzialmente tre cose: “La prima è una gestione delle risorse: ci sono 13 misure che vedono il coinvolgimento di Cdp per un valore di circa 8 miliardi. La seconda: stiamo dando supporto finanziario a comuni, regioni ed enti locali per le attività complementari ai progetti Pnrr. Terzo, molto importante: assistiamo la Pa con servizi di consulenza tecnico-finanziaria, lavoriamo con 17 amministrazioni centrali su 90 misure del Pnrr, per un valore di circa 50 miliardi. E infine diamo una mano sulla rendicontazione. Sui risultati che potremmo ottenere in termini di spesa sono molto positivo. Dobbiamo diventare un paese che spende più velocemente e meglio.”



Infine sulla rete unica, dopo l’ok della Commissione europea e dell’antitrust alla cessione al fondo Kkr della rete di Tim, Scannapieco spiega che Cdp è a lavoro per trovare la migliore soluzione per tutti i soggetti in gioco. “L’infrastruttura del paese non è quella ottimale, bisogna lavorare”, ammette l’ad. “Oggi si stanno completando delle operazioni, riteniamo opportuno, nei limiti dei paletti che ci darà l’antitrust, dialogare con gli altri soggetti per dare una assetto più razionale al sistema, sfruttando le sinergie e dare così al paese una infrastruttura di ultima generazione”.



“L’Italia – spiega Scannapieco – ha un ritardo nello switch dal rame alla fibra e su questo dobbiamo lavorare. Su Open fiber, noi riteniamo che sia una partecipazione strategica importante. Per essere competitivi bisogna avere strutture efficaci e l’Italia ha un tasso di adozione della fiber to the home che è quasi la metà della media europea. Bisogna fare in modo che le persone migrino sulla fibra, che è anche più vantaggiosa dal punto di vista ambientale”.

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