L’arma della disinformazione

A pochi giorni dalle elezioni europee, la Russia e i suoi alleati raddoppiano gli sforzi per influenzare i risultati. Siti “informativi”, politici in campagna elettorale e intelligenza artificiale. Il caos è il miglior alleato del Cremlino

L’ultima intervista di Voice of Europe, il portale filorusso che a fine marzo era stato accusato dalle autorità ceche e polacche di essere parte di un’operazione di influenza del Cremlino, è datata 22 marzo. A parlare con l’anonimo redattore del media online, che si prefigge di dare informazioni “non censurate”, è Patricia Chagnon, membro del Parlamento europeo e parte del gruppo francese Rassemblement National di Marine Le Pen. Chagnon parla molto degli agricoltori, penalizzati dalla guerra in Ucraina – un grande classico della propaganda filorussa – e dice che non è il momento di far entrare Kyiv nell’Unione europea. Dopo diverse polemiche, e una fiammata d’indignazione, Voice of Europe è di nuovo online e consultabile. E questo nonostante a fine marzo il primo ministro belga, Alexander De Croo, avesse dichiarato che secondo quanto raccolto dalle intelligence attraverso il portale e il suo finanziatore, l’oligarca ucraino alleato di Putin Viktor Medvedchuk, “è emerso, ad esempio, che la Russia ha avvicinato gli eurodeputati, ma li ha anche pagati, per promuovere la propaganda russa qui”.

Il tema delle interferenze straniere, a pochi giorni dal voto in Europa, continua a essere sottovalutato. E sembra quasi che la politica non riesca a trovare soluzioni creative al problema, com’è avvenuto con Voice of Europe, che in attesa che i Ventisette si mettano d’accordo per inserirlo tra i media russi sottoposti a sanzioni come Russia Today e Sputnik, ha semplicemente aggiornato il suo indirizzo IP e spostato il dominio in Kazakistan, come rivelato da Euractiv. Ma quante prove servono per comprendere l’ampiezza, la direzione e – presumibilmente – l’efficacia di un’operazione d’influenza? Lunedì scorso sul Washington Post Catherine Belton e Souad Mekhennet hanno scritto un lungo articolo tornando sulla storia di Voice of Europe, ma allargandone i contorni: “Documenti interni del Cremlino ottenuti da uno dei servizi segreti europei ed esaminati dal Washington Post”, scrivono i giornalisti, “mostrano per la prima volta che Voice of Europe faceva parte di una campagna di influenza organizzata dal Cremlino in stretto coordinamento con Viktor Medvedchuk, l’alleato di Putin che fino all’invasione russa dell’Ucraina guidava un partito di opposizione filo-Mosca a Kyiv”. Dopo la guerra, il portale ha iniziato a essere gestito da un uomo chiave di Medvedchuk che, “come mostrano altri documenti, lavorò a stretto contatto con un’unità del Servizio di sicurezza federale russo, o Fsb”. Secondo le indagini condotte dai giornalisti con una dozzina di funzionari dell’intelligence europea di cinque diversi paesi – tutte fonti che hanno deciso di parlare con il Washington Post a condizione di anonimato, dato che l’indagine è ancora in corso – Voice of Europe è molto di più di un semplice sito web filo-russo: è un’organizzazione, “che veniva utilizzata per incanalare centinaia di migliaia di euro – fino a 1 milione al mese – verso dozzine di politici di estrema destra in più di cinque paesi per diffondere la propaganda del Cremlino nei media occidentali”, una propaganda che ha come obiettivo quello di “seminare divisione in Europa e rafforzare la posizione di candidati filo-russi alle elezioni del Parlamento europeo di questa settimana”. I funzionari delle diverse agenzie d’intelligence europee hanno descritto l’operazione russa come “una delle più ambiziose intraprese dal Cremlino in Europa”, anche se i suoi sforzi per minare il sostegno all’Ucraina e creare divisioni nell’alleanza transatlantica usando la disinformazione, la propaganda e la manipolazione dell’informazione non si limita a questo: “Le precedenti azioni segrete sostenute dal Cremlino includono il tentativo di unire l’estrema destra e l’estrema sinistra in Germania”, scrive il Washington Post, “di alimentare le divisioni interne in Francia e un’azione di sabotaggio in Polonia”.



La destabilizzazione – soprattutto russa in Europa, ma anche cinese – passa attraverso il sostegno a teorie del complotto a volte anche molto creative. Domenica scorsa Microsoft ha pubblicato un rapporto su un’operazione d’influenza nominata Storm-1679: “La campagna sembra aver subìto un’accelerazione da marzo, inondando i social media con brevi video che sollevano allarmi su possibili attacchi terroristici e alimentano timori sulla sicurezza” dei Giochi olimpici di Parigi che iniziano il prossimo 26 luglio, hanno scritto l’altro ieri sul New York Times Julian E. Barnes e Steven Lee Myers. Le motivazioni di questa particolare campagna sono molteplici: da un lato c’entra il boicottaggio dei Giochi per via dell’esclusione degli atleti dalle competizioni sotto la bandiera della Federazione russa; dall’altra un tentativo di destabilizzazione della Francia, schierata al fianco dell’Ucraina nella guerra d’invasione della Russia. “L’operazione, pur avendo come obiettivo i Giochi olimpici”, scrive il New York Times, “sta utilizzando varie tecniche per diffondere disinformazione che potrebbero essere impiegate anche nelle elezioni europee e americane”. E infatti, i ricercatori di Microsoft e le agenzie d’intelligence americane e francesi hanno identificato “una serie di gruppi affiliati al Cremlino” che diffondono disinformazione contro l’Europa e l’America, per esempio spaventando le persone che vorrebbero assistere alle competizioni, ma la stessa tecnica potrebbe essere usata per tenere le persone lontane dalle urne elettorali. Sebbene molte delle operazioni russe siano da tempo identificate – alcuni degli attori sono legati al Cremlino, altri all’Fsb, altri ancora “si nascondono dietro gruppi no profit falsi”, scrive il Times – di Storm-1679 sia Microsoft sia media di giornalismo investigativo come Bellingcat non sono riusciti a individuarne l’affiliazione: “Il lavoro è iniziato seriamente l’estate scorsa con la pubblicazione di un falso documentario sul Comitato olimpico internazionale, che espropriava il logo di Netflix e utilizzava una voce creata con l’intelligenza artificiale che impersonava Tom Cruise. Il comitato è riuscito a far rimuovere il video – una parodia del film “Olympus Has Fallen” del 2013 – da YouTube. Tuttavia, gli attacchi sono continuati, con sforzi persistenti per screditare la sua leadership, ha fatto sapere il comitato a marzo scorso, citando una campagna che ha utilizzato registrazioni false di quelle che sembravano essere telefonate da parte di funzionari dell’Unione africana per conto della Russia. A oggi sembra che Storm-1679 si stia concentrando di più su video più brevi “e facili da creare”. Prima i temi ricorrenti erano quelli relativi all’immigrazione, ma dopo le dichiarazioni di Macron sull’eventuale invio di truppe francesi in Ucraina, “l’attenzione si è spostata sulle Olimpiadi. Microsoft stima che Storm-1679 produca da tre a otto video falsi a settimana, in inglese e francese, molti dei quali impersonano la Bbc, Al Jazeera e altre emittenti. Il gruppo sembra rispondere rapidamente agli eventi di cronaca, come le proteste in Nuova Caledonia. Altri si concentrano sull’eventualità di un attacco terroristico a Parigi”.



Operazioni come Storm-1679 possono influenzare il dibattito pubblico, e quindi le elezioni, se quelle immagini non verificate magari finiscono poi nelle dichiarazioni di un personaggio pubblico oppure sui media tradizionali. In Italia il fenomeno è ancora molto poco oggetto di studio scientifico – una proposta di disegno di legge sulle interferenze straniere è appena stata presentata – e per lo più abbiamo organizzazioni che fanno debunking, ma non studiano il fenomeno delle operazioni straniere in modo più ampio. Un recente studio del Center for Defense Reforms di Kyiv, dal titolo “Soldati giocattolo: Ufficiali militari e di intelligence della Nato come misure attive russe”, dimostra come dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il Cremlino abbia “aumentato significativamente l’intensità delle operazioni sovversive e delle misure attive delle sue agenzie di intelligence in occidente, compresa l’Unione europea. Lo scopo è destabilizzare l’Ue e la Nato, minare l’unità interna di queste organizzazioni, radicalizzare alcuni gruppi sociali e influenzare la politica dei paesi membri, anche attraverso il sostegno di rappresentanti politici”.

Tra i paesi oggetto di studio del centro ucraino c’è anche l’Italia, e ricostruisce il sostegno alle azioni russe fra politica e media. Ed “esperti militari”, non solo il generale Vannacci insomma: il report menziona per esempio l’ex militare dell’Esercito Fabio Mini, che “esprime opinioni totalmente allineate con gli interessi della Russia”, giustificandone le azioni e la guerra, promuovendo la resa incondizionata dell’Ucraina, e lo fa anche come “membro attivo della Pugwash Conferences on Science and World Affairs, che secondo ricercatori americani ed europei funge da copertura per i servizi segreti russi”, e “almeno dal 2009 al 2015”, da “membro del comitato scientifico di Eurasia, una rivista fondata nel 2004 come risultato della ricerca da parte dei neofascisti italiani di una propria piattaforma politica. Tra gli altri membri di questo comitato figurano gli ideologi del mondo russo Alexander Dugin e Sergei Baburin”. Mini alla fine di ottobre del 2021 ha partecipato alla Conferenza internazionale sulla pace organizzata a Roma dal Fronte del dissenso, la stessa piattaforma che organizza le manifestazioni sotto l’hashtag #StopKillingDonbass. “Queste piattaforme”, si legge nello studio, “servono come strumenti cruciali per promuovere l’influenza russa all’estero, sfruttando i contributi di esperti stranieri, pubblicando le loro opere e interviste e organizzando eventi di rappresentanza” – come quelli organizzati dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno sotto il nome di “Comitato fermare la guerra”: “Un’analisi dei documenti programmatici del Comitato suggerisce che esso manipola attivamente i cittadini sfruttando questioni socialmente significative per creare la falsa impressione che gli italiani stiano lottando per il cambiamento”. Il Comitato fermare la guerra è poi convogliato nel partito Movimento Indipendenza, dove milita anche l’ex sottosegretario e attivista pro-Cina Michele Geraci.



La corrispondenza fra l’agenda russa del Cremlino e le proposte di certi politici non è, naturalmente, prova di un lavoro dietro le quinte di lobby, ma di certo un dilemma lo pone, soprattutto quando certi politici, analisti e media geopolitici fanno da megafono della propaganda anti occidentale, senza verificare le nozioni di base, e anzi agevolando le tattiche di manipolazione delle informazioni e la disinformazione russa. Al di là delle inchieste in corso in diversi paesi europei, il caos informativo elettorale è il miglior alleato di Russia e Cina.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: “Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l’Asia”, “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.

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