Le università contro Israele fanno il gioco di Hamas e dell’antisemitismo. Appello ai docenti italiani

Insegnanti, ricercatori e accademici hanno il dovere di smascherare il giochino perverso con cui il sostegno alla causa dei palestinesi è diventato nel corso dei mesi una legittimazione nel migliore dei casi dell’antisemitismo e nel peggiore dei casi del terrorismo

E’ arrivato il momento che i professori spieghino ai loro studenti per cosa diavolo stanno protestando quando scendono in piazza per mandare a quel paese Israele. E’ arrivato il momento che i professori, anche quelli italiani, scendano dal piedistallo dei venerati maestri, status al seguito del quale, come da insegnamento di Edmondo Berselli, spesso si diventa soliti stronzi, e facciano qualcosa per spiegare agli studenti che occupano le facoltà con la kefiah gli stessi concetti che, giorni fa, hanno provato a spiegare in Francia, agli studenti inferociti contro Israele, una serie di nomi importanti che compone un collettivo formidabile formato da accademici e ricercatori e chiamato “Vigilance Universités”.



Il messaggio è semplice: gli insegnanti, i ricercatori, gli accademici hanno il dovere di denunciare l’uso malsano che fanno delle università gli attivisti politici che sfruttano l’antisionismo per coprire il proprio lessico antisemita e hanno il dovere di smascherare il giochino perverso con cui il sostegno alla causa dei palestinesi è diventato nel corso dei mesi una legittimazione nel migliore dei casi dell’antisemitismo e nel peggiore dei casi del terrorismo. Non si tratta di un sofisma, ma si tratta di mostrare l’inganno, l’imbroglio, l’impostura, e si tratta di capire che l’unico modo per essere a favore della causa palestinese è essere contro Hamas, che l’unico modo per essere a favore della pace è chiedere il rilascio degli ostaggi e che il modo più veloce per fermare il massacro in medio oriente non è trasformare i terroristi in resistenti ma è preoccuparsi di trovare un modo per far sì che i terroristi vengano spazzati via da Gaza. Coloro che surfano sull’odio, scrivono gli animatori del collettivo, hanno finalmente trovato un modo facile, lottando contro Israele, per rivendicare il diritto di essere antisemiti in nome della libertà d’espressione. Vladimir Jankélévitch, un famoso filosofo e musicologo francese, diceva che l’antisionismo è diventato una forma di antisemitismo giustificato, reso finalmente accessibile a tutti, con il quale “è permesso di essere democraticamente antisemiti”.

Dobbiamo difendere i fondamenti della nostra professione, dicono i prof. firmatari dell’appello, e difendere i fondamentali significa fare di tutto per non tacere quando i nostri studenti si trasformano negli utili idioti della nuova intifada globale. Un appello che facciamo nostro. Cari professori, se volete, scriveteci qui:

[email protected].

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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