Tennis e liberazione, la vita tra sport e storia di Simonne Mathieu

Parigi. Tennista formidabile vincitrice di due edizioni consecutive del Roland Garros (1938, 1939), la più titolata nella storia del tennis in Francia dietro soltanto alla “divine” Suzanne Lenglen, eroina della Resistenza accanto a Charles de Gaulle nonché fondatrice del primo corpo femminile dell’esercito francese. È stata tutto questo Simonne Mathieu, nata Simone Passemard (il padre, Gaston Passemard, era un banchiere d’affari del Comptoir national d’escompte de Paris, futura Bnp Paribas), la campionessa del tennis transalpino a cui è dedicato il terzo campo del Roland Garros, il più affascinante, un impianto da 5mila posti attorniato da quattro serre che ospitano piante provenienti da quattro continenti.

“La serra che guarda a sud ha piante africane, l’Asia è in quella a est, l’Oceania in quella a nord, e l’America in quella a ovest”, ha detto al New York Times Paul Guillou, responsabile degli spazi verdi del Sedicesimo arrondissement, dove è situato il complesso tennistico che ospita il torneo sulla terra battuta più importante del mondo. È il 22 novembre 2017 che il Consiglio comunale di Parigi ha adottato una mozione per intitolare il campo semi-interrato del giardino delle Serres d’Auteuil a Simonne Mathieu. “Non era solo una tennista, ma una persona che ha lottato per la sua patria e per le donne”, dichiarò al momento della scelta Françoise Dürr, leggenda del tennis francese, che vinse il Roland Garros nel 1967.

Della Lenglen, come scrive Libération, Mathieu “non possedeva né la grazia, né il gioco ricco di variazioni”, e con la stampa non aveva lo stesso rapporto armonioso. In una partita giocata a Roland Garros 14 ottobre 1930, rispose così a un giornalista: “Vuole intervistarmi? Beh, per prima cosa ne approfitto per dirle che in diverse occasioni i giornalisti non sono stati gentili con noi donne deboli…”. In realtà, Mathieu, aveva un carattere forte, in campo faceva sentire la sua presenza, e quando qualcosa andava storto manifestava platealmente la sua contrarietà. Come quando a Wimbledon, dove collezionò sei semifinali in singolare e vinse tre volte il doppio femminile, sfiorò la Regina Mary nel box reale con una pallina tirata per frustrazione dopo un colpo sbagliato.

Nata nel 1908 a Neuilly-sur-Seine, sobborgo chic a nord-ovest di Parigi, Simonne Mathieu iniziò a giocare a tennis all’età di 12 anni, dopo che un medico, ritenendola troppo gracile, consigliò ai genitori di farle praticare questo sport. È sui campi eleganti dello Stade Français che incontra il suo futuro marito, René Mathieu, figlio di un funzionario del club, che sposò all’età di 17 anni e con il quale avrà due figli. René, presidente della Commissione stampa e propaganda della Federazione di tennis transalpina, fonderà in seguito Smash, la prima rivista francese dedicata al tennis.

Per molto tempo, Simonne Mathieu, si è chiesta se sulla la terra rossa di Parigi fosse stata colpita da una maledizione, perché tra il 1929 e il 1937 perse sei finali di fila. La sua straordinaria determinazione, tuttavia, venne alla fine premiata: nel 1938, in assenza della tedesca Hilde Sperling, riuscì a raggiungere l’obiettivo di sollevare la coppa del singolare femminile. In finale si impose sulla connazionale Nelly Landry, una giovane giocatrice belga naturalizzata francese in seguito al suo matrimonio. La parigina vinse con il punteggio di 6-0, 6-3 e, oltre al singolare femminile, trionfò anche nel doppio femminile e nel doppio misto. Nel 1939, il suo gioco da fondo campo, atipico per l’epoca, la portò a vincere anche nel 1939. Quattro mesi dopo, mentre si stava preparando per Forest Hills, dove all’epoca si giocava lo Us Open, fu raggiunta dalla notizia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e decise di tornare immediatamente in Europa.

Nel febbraio 1940, ancor prima dell’appello del generale de Gaulle, si arruolò nell’Auxiliary Territorial Service, il ramo femminile non combattente dell’esercito britannico, dove lavorò come autista e traduttrice. Quando il 22 giugno 1940 fu firmato il secondo armistizio di Compiègne, raggiunse il generale de Gaulle a Londra. Non potendo entrare nell’esercito francese, si arruolò nel Women’s Royal Voluntary Service, poi nel settembre 1940, l’ammiraglio Muselier le affidò il compito di creare un corpo di donne volontarie francesi per le forze della France Libre: fu creato ufficialmente il 7 novembre 1940 e istituzionalizzato con il nome di Corps des Volontaires françaises per decreto. Simonne Mathieu ne divenne il comandante e organizzò il reclutamento e l’addestramento. Nel dicembre 1941, fu assegnata al reparto cifratura del Bcra, i servizi segreti della Francia libera. Nel 1943, seguì De Gaulle ad Algeri, poi, il 26 agosto 1944, il giorno della Liberazione, scese accanto al generale gli Champs Elysées. Due settimane dopo, il 17 settembre 1944, senza racchetta né gonna, ma con addosso l’uniforme della France Libre, arbitrò una partita tra Henri Cochet, uno dei “quattro moschettieri” del tennis francese, e Yvon Petra, con cui aveva vinto il doppio misto nello stesso luogo sei anni prima: una partita che passò alla storia come “le match de la Libération”. Tredici titoli slam, due in singolare, nove in doppio femminile e due in doppio misto, la seconda francese più titolata della storia dietro Lenglen (ventuno trofei slam). Dal 1949 al 1960, fu capitana della squadra femminile francese di Coppa Davis. Françoise Dürr, una delle tenniste della selezione transalpina nel 1967, la ricorda così: “Non era facile, aveva un forte temperamento, un carattere militare, ma era una donna straordinaria”. La sua ultima apparizione pubblica fu l’11 giugno 1978, sui campi del “suo” Roland Garros.

Morì nel 1980 e venne sepolta a Père-Lachaise, il cimitero dei grandi artisti.

Dal 2006, il suo nome è nell’olimpo dell’International Tennis Hall of Fame di Newport.

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