Nel basket italiano è sempre Milano-Bologna. E gli ingredienti per una finale spettacolare ci sono tutti

Nell’ultimo atto del campionato si sfidano per il quarto anno di fila Olimpia contro Virtus. Il favore del pronostico è per la nobiltà milanese. Ma dall’altra parte ci si affida al talento eterno di Belinelli

Il basket americano ci regala la sesta finale diversa degli ultimi sei anni con Boston-Dallas, il basket europeo ci ha proposto nove finali differenti negli ultimi dieci anni, il basket italiano ci confeziona la quarta finale identica degli ultimi quattro anni con Milano-Bologna. È una delle grandi differenze tra due mondi agli antipodi come talento, atletismo e velocità che si distanziano ancora di più per la potenza democratica della Nba dove il gioco delle scelte riesce sempre a rimescolare le carte, mentre in Italia vincono ossessivamente i più ricchi. Brescia e Venezia hanno fatto i miracoli per arrivare in semifinale, Napoli era riuscita a far saltare il banco in Coppa Italia, ma alla fine lo scudetto se lo giocano le due finaliste annunciate, quelle che chiunque aveva pronosticato.

Hackett contro Napier, Shengelia contro Mirotic, ma soprattutto Marco Belinelli contro Shavon Shields, il miglior italiano e il miglior giocatore della stagione regolare. E a spezzare gli equilibri un certo Nicolò Melli che Milano farebbe un errore gravissimo a lasciar partire a fine stagione. Gli ingredienti per una finale spettacolo ci sono. Il basket italiano è certamente prevedibile, ma non è detto che sia noioso. Olimpia e Virtus ci hanno sempre regalato delle battaglie ad altissima intensità fisica, emotiva e anche tecnica perché in panchina ci sono due allenatori come Ettore Messina e Luca Banchi che sanno il fatto loro e difficilmente sono banali nelle dichiarazioni e nel disegnare gli schemi. D’altra parte Milano e Bologna sono il basket italiano per numero di scudetti (30 più 16) e budget a disposizione. Sono squadre costruite per reggere il mare anche in Europa, dove a dire la verità l’Olimpia è naufragata troppo in fretta ancora una volta per colpa di un gruppo costruito con troppi peccati di presunzione. Bologna che rischia di restare fuori dall’Europa che conta per favorire nuovi arrivi, ha disputato invece un’Eurolega al di là del suo potenziale anche se poi si è fermata ai playout quando era rimasta poca benzina nei serbatoi.

Milano e Bologna hanno avuto due parabole opposte anche se alla fine sono arrivate fin qui con una percentuale di vittorie molto simile. La Virtus ha un bilancio di 48 vittorie su 78 partite (61,5%) mentre Milano ne ha 45 su 75 (60%). Hanno lo stesso numero di sconfitte con Milano che le ha accumulate all’inizio della stagione e Bologna che è calata nella seconda parte dell’anno, perdendo tre volte anche nei playoff. Banchi e Messina si sono incontrati 5 volte quest’anno: due vittorie di Milano in casa, due vittorie di Bologna in casa e una in campo neutro a Brescia in Supercoppa. Se la regola dei successi casalinghi dovesse essere confermata nella serie finale su 5 partite, Bologna vincerebbe lo scudetto visto che ha il favore del campo, dopo aver vinto la stagione regolare. Nelle tre finali precedenti Bologna ha vinto 4-0 la prima volta nel 2021 e poi ha perso 4-2 e 4-3 negli anni successivi quando sulla panchina delle V nere c’era Sergio Scariolo. Da quest’anno si gioca al meglio delle 5 partite, una scelta sensata perché la stagione scorsa a gara sette erano arrivate due squadre stremate, ma anche una scelta che potrebbe favorire la squadra più anziana, meno profonda e all’apparenza più stanca, ovvero la Virtus. Il favore del pronostico però è tutto per la nobiltà milanese che dopo aver perso con Trento la prima partita di playoff ha infilato sei successi di fila con Messina che pare aver trovato la formula giusta per sfruttare il talento dei suoi ragazzi.

Milano è obbligata a vincere dopo il fallimento in Europa e nelle altre coppe nazionali. Una società come l’Olimpia non può restare a bocca asciutta dopo che ha ingaggiato a inizio anno Mirotic, uno dei migliori giocatori d’Europa che però spesso non è riuscita ad innescare. E comunque a fine stagione dovrà ripensare alla squadra per l’anno prossimo per riprovarci, come impone il bilancio, in Eurolega. Su Messina plenipotenziario restano molti dubbi, sulla sua capacità di scegliere uomini giusti per l’Europa pure. Ma lui è un uomo testardo e dai suoi errori può sempre imparare a non sbagliare. Uno scudetto può servirgli anche a questo. Anche dall’altra parte c’è la nobiltà imprenditoriale italiana, quella di Massimo Zanetti, il signor Segafredo, che sta rivedendo certi investimenti sportivi, ma dal basket non vorrebbe staccarsi anche per l’amore verso una città che sta rendendo eterno quel fenomeno di Marco Belinelli, votato per la prima volta miglior giocatore della stagione regolare a 38 anni. Non è mai troppo tardi.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.