Il dibattito a Londra tra Sunak e Starmer mostra perché questi confronti servono

Rishi Sunak e Keir Starmer hanno fatto il primo dibattito elettorale di questa campagna fulminea che accompagnerà gli inglesi al voto del 4 luglio. Il premier conservatore è parecchio indietro nei sondaggi e le aspettative nei suoi confronti (e del suo partito) si sono talmente abbassate che martedì sera, nel duello organizzato da Itv, aveva il piglio di chi non ha più molto da perdere, tanto che a tratti sembrava lui l’underdog, pronto alla zampata. Keir Starmer, leader del Labour, invece ha un gruzzolo di consenso da maneggiare con cura, adotta la strategia del “vaso Ming”, come è stata soprannominata: non bisogna spaccare nulla.

 

La campagna elettorale è abbastanza corta da agevolare questa tattica, ma  nel momento dello spettacolo televisivo la cautela s’illumina come un neon e spesso non riesci a notare nient’altro. Poi certo ci sono quattordici anni di governo conservatore a parlare, ci sono le promesse non mantenute, le decisioni sgraziate e la linea d’attacco di Sunak – il Labour aumenterà le tasse di duemila sterline a ognuno di voi – sgretolata da verifiche e controverifiche. E c’è un Labour tutto nuovo, anch’esso a lungo martoriato al suo interno, ma ora guarito, con un leader di buon senso che spiega i suoi programmi, anche quelli meno spendibili come le tasse, con chiarezza, ricordandosi in fondo di dire: dopo questi 14 anni, non potrete che stare meglio.

 

Al di là di chi vince e chi perde – i commentatori dicono: pareggio – il confronto diretto, senza minutaggi da rispettare, con la risposta pronta che i leader britannici allenano nei loro vivacissimi Question Time parlamentari, scusandosi come bambini quando la moderatrice li riprendeva dicendo “gentlemen”, è un bel  vedere, e utile. Leader che devono improvvisare, reagire, essere istintivi ma anche preparati, in un format in cui gli slogan non bastano: è tutto diverso da un comizio, tutto diverso da un video postato sui social, ed è un peccato che capricci e cavilli lo abbiano negato qui in Italia.

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