Da Benevento a Bari in viaggio con Annunziata. Schlein bacia tutti e Decaro si scatena contro la destra

La segretaria arriva in Puglia con lo spitzenkandidat Nico Schmidt e con l’ex giornalista Rai, che dice: “Le critiche? Mi sono candidata perché sta scoppiando la terza guerra mondiale. I giornali di destra mi fanno campagna elettorale. Cambiare opinione è bellissimo”

Dal nostro inviato a Benevento e Bari. Elly Schlein addenta toast tra Candela e Grumo Appula, Lucia Annunziata appare come la Madonna e dice: “Mi sono candidata con il Pd alle europee, embé? Mi sembra di essere tornata all’università ed Elly è una rockstar come Springsteen”. Giorgia Meloni farebbe bene a invidiarle. Sono zia e nipote, Elly e Lucy, sono spensierate, girano l’Italia come gli scrittori beat, dividono la burrata con san Decaro, il sindaco di Bari, che sul palco, di via Sparano, urla alla destra: “Siete come la mafia, senza coraggio, affrontiamoci in piazza”.

Si fanno baciare dal meridione e non hanno paura dei giornalisti perché come assicura l’Annunziata: “Io il mestiere lo conosco. Scrivete. Questo è il più bel viaggio elettorale. Salite”.

Saliamo sul Frecciarossa Roma Termini-Lecce ma ci fermiamo a Benevento dove ci aspetta Antonella, l’angelo di Lucia, militante, che ci carica in auto, per andare a vedere, e che ci anticipa: “Abbiamo affittato una Citroen. A oggi abbiamo visitato 69 comuni che equivalgono a 89 tappe, sei regioni battute. E non ci fermiamo”. Elly e Lucy viaggiano con le loro “2 cavalli”, si scambiano la posizione con gli iPhone, “perché c’è un cambio di programma. Ci vediamo a Bari e poi tutti sul palco con Elly. Ora ti devo lasciare, c’è lo spitzenkandidat”.

E’ Nico Schmidt e Antonella lo ha rinominato, simpaticamente, lo spritzenkandidat, l’altro Nico è invece Stumpo, di Articolo 1, il calabrese tutto tigna e sezioni, un altro angelo di Lucia, che si scusa: “Perdonami, una piccola pausa. Devo vedere Sinner. Non posso perderlo”. Arriviamo a Bari, prima del comizio della segretaria, che per l’Annunziata, “è nata per stare sul palco, quando parla lei io mi faccio un po’ da parte. Mi piace così”. Le chiediamo cosa ne pensa di tutti gli articoli dei colleghi che le rinfacciano la giravolta, la decisione di candidarsi, e l’Annunziata risponde che ha trovato la chiave, la frase che spiazza tutti: “Quando me lo ripetono io replico: mi sono candidata perché sta scoppiando la terza guerra mondiale e non voglio stare a guardare. Sai che c’è? Cambiare opinione è bellissimo. Di cosa dovrei pentirmi o imbarazzarmi? Ma iatevvenne”. Racconta Antonella che insieme, con l’Annunziata, sono andati a Nusco il paese di De Mita: “Ma tu lo sapevi che Lucia ha fatto le scuole a Nusco e che De Mita le diceva: si vede che hai respirato aria di Nusco”. Di cosa dovrebbe pentirsi l’Annunziata? Di aver deciso a 74 anni di provarci ancora, di non avere paura del fallimento o di prendere meno voti di Decaro? L’ha scelta Elly, e Lucy fa l’indipendente perché “i matrimoni più belli, veri, sono quelli non contrattualizzati”. Nel gioco delle coppie, dei matrimoni, Lucy fa doppietta con Decaro ma i maliziosi dicono che Decaro fa coppia con Pina Picierno. In realtà, ci spiegano i baresi, a via Argiro, “qui è tutto promiscuo. Decaro aiuta un po’ tutti, Lucia, Pina”. Appena arriviamo pizzichiamo l’Annunziata e Decaro seduti a pranzo, una tavolata, come facevano i vecchi compagni del Pci che si chiamavano per cognome. Stumpo, al telefono, ad esempio, avvisa: “E’ il compagno Sposetti”.

L’Annunziata ha la sua divisa da candidata: “Jeans e questa maglietta sono la mia uniforme”. Antonella racconta ancora che, a Napoli, una delle prime tappe di zia Lucia è stato il dopolavoro ferroviario, in onore del padre, e che “i colleghi del babbo, ferroviere, hanno tutti portato le vecchie foto. E’ stato commovente”. A sinistra, nel Pd, sono tornati ad abbracciarsi, certo, anche a dirsele all’orecchio, a farsi una battaglia di preferenze. E’ vero, c’è la battaglia interna e Decaro lo riconosce: “Ho messo in moto la macchina organizzativa dell’Anci. 250 mila preferenze? Esagerati!”. L’Annunziata ha la forza, il sostegno, delle professoresse, i docenti che “ogni domenica mi guardavano mentre i mariti preferivano le partite di calcio. Mi vogliono ancora bene”. La sinistra è tornata, sì, è tornata, a fare la bella campagna come mestiere: scientifica, sezione per sezione, comune per comune. A Bari si vota anche per le comunali e il comitato elettorale di Vito Leccese, il candidato Pd, è aperto come la bottega: “Entrate”. Lui, alto, e barbuto, scherzando ammette: “Sono in campagna elettorale da febbraio, poi c’è stato quello che c’è stato. Vediamo che accade. Speriamo di avere più fortuna”.

Poco più avanti, Lucy aspetta Elly, la nipotina, che a ogni tappa la ringrazia: “Perché Lucia si è messa a disposizione”. Lo spritzenkandidat è un po’ spaesato ma i pugliesi lo adottano: “Nico, dear friends”. I quotidiani di destra a furia di insultare l’Annunziata, pensa l’Annunziata, “non fanno altro che farmi campagna elettorale. C’era pure il mio cartonato a piazza del Popolo da Meloni”. C’è qualcuno in questa Italia rancorosa, dove piovono parolacce, che oggi chiede a Meloni un autografo della sua biografia, che era davvero la biografia dell’underdog, la prima? A Bari, Mattia, sedici anni, ha comprato il libro di Elly e vuole la dedica: “A Mattia, con la speranza del futuro”. La zia Lucy, che per proteggersi dal venticello indossa ora una giacca lillà, sul palco dice solo una battuta ma è la bella battuta: “Devo anche questa volta cominciare per prima, come a scuola, perché l’Annunziata viene per prima”, poi arringa: “L’autonomia differenziata è un atto di razzismo”. Schlein che si lascia baciare come i vecchi democristiani, i campioni del voto, promette di “bloccare i paradisi fiscali”, ripete che è “antifascista”. Decaro la spara grande ma funziona. Esibisce un pezzo di fascia tricolore, un lembo del suo mantello da sindaco. Meloni se li vedesse sorridere, divertirsi, ne soffrirebbe. Oggi sono più famiglia loro, dei fratelli d’Italia. Hanno pure la madonna. L’Annunziata.



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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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