Il grande scrittore e le grandi banalità

Il primo fu il Libro delle risposte di Carol Bolt. Dopo una vasta gamma di varianti – da Il libro delle risposte astrali a Il libro delle risposte di merda – arriva adesso Il libro delle risposte letterarie: citazioni di grandi autori presentate anonimamente, per farci concentrare sul contenuto anziché su chi lo esprime

È una tradizione ben radicata nella cultura occidentale, addirittura decisiva per la storia europea. Quando infatti Martin Lutero si trovò in ambasce spirituali, aprì la Bibbia a caso e l’occhio gli cadde su Romani 11, 7: “Il giusto vivrà per la sua fede”; da lì trasse la dottrina della predestinazione, che ha fruttato innumerevoli dispute e un paio di secoli di guerre di religione. In quanto monaco agostiniano, Lutero emulava la pratica cui aderiva il santo di Ippona, quella delle sortes apostolicae: l’utilizzo random di versetti della Scrittura per risolvere questioni che lo agitavano; e, se qualcuno protestava che il capriccio della fortuna fosse in odor di paganesimo, Agostino ribatteva che gli apostoli, per individuare il sostituto di Giuda, erano ricorsi al sorteggio. Poi, come disse Chesterton, si è smesso di credere in Dio e si è iniziato a credere a tutto.

La bibliomanzia si è dunque estesa a un orizzonte indefinito la cui epitome è stata il Libro delle risposte di Carol Bolt, importato da Sonzogno nel 2000: una specie di I Ching con una frasettina di circostanza per pagina, da usarsi come oracolo manuale (io stesso ci ho provato, chiedendomi se funzionasse, e il libro si è magicamente aperto su: “No”).

Dopo una vasta gamma di varianti – da Il libro delle risposte astrali a Il libro delle risposte di merda – arriva adesso Il libro delle risposte letterarie (AA. VV., Wudz, 545 pp., 12 euro), composto da citazioni di grandi autori presentate anonimamente, salvo consultare la bibliografia in fondo. L’intento è far concentrare il lettore sul contenuto anziché su chi lo esprime; tramutare dunque il lettore in postulante e l’autore in sibilla velata. E’ un gioco, certo; ma, quando ci si trova dinanzi a frasi come la n. 83 (“Non riuscire? Ti basterà avvitare il tuo coraggio a un solido sostegno, e riusciremo”), si scopre che questa perla degna di Maestro Yoda è di un autore che, fischia, si fatica ad associare a banalità del genere.

Ciò dimostra che nessuno scrittore, se si guardano le sue frasi a una a una da vicino, merita davvero di essere letto; conta solo lo sguardo d’insieme, conta come le sistema una dopo l’altra, conta l’impronta della voce.

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