Europee, gli ultimi comizi dei leader e le assenze tattiche per non turbare l’elettorato

Giorgia Meloni sarà in piazza del Popolo e poi al ricevimento al Quirinale. Schlein il 2 non parteciperà alla parata delle forze armate, così come Conte. La dem il 7 sarà a Padova in memoria di Berlinguer, il leader M5s a Palermo. E oggi Salvini va a Milano con Vannacci

Via dai social e dalle tv (seppur senza confronti) e tutti in piazza. Per poi, certo, condividere sui social i momenti salienti del comizio a uso e consumo delle rispettive curve di tifosi. E’ il bagno tra la gente dei leader nelle elezioni che si preannunciano dense di astensione. Ha gioco facile chi governa e può mixare appuntamenti istituzionali a propaganda. E quindi si parte dall’unico comizio di Giorgia Meloni per queste europee: appuntamento oggi a Roma nell’almirantiana piazza del Popolo alle 14. Orario obbligato perché nel pomeriggio la premier e i ministri di Fratelli d’Italia si sposteranno, con ben altri toni, sotto le palme dei giardini del Quirinale per il consueto ricevimento in occasione della Festa della Repubblica. E sarà curioso vedere come Meloni dopo aver, si immagina, attaccato le opposizioni dal palco si intratterrà per battute e saluti con i leader di Pd e M5s (ancora in forse) al ricevimento quirinalizio. Ma queste sono le regole del gioco in campagna elettorale. Anche perché il giorno dopo Schlein comizierà sempre a Roma contro il premierato, a Testaccio. La leader del Pd potrebbe andare solo lì e non alla parata delle Forze armate ai Fori perché è ancora in dubbio, così come l’antimilitarista Giuseppe Conte. Bisogna comunque partire dal sabato particolare della premier: la capolista di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni ha scelto Roma, come detto, per l’unico comizio in vista del voto dell’8 e 9 giugno. Niente di più identitario nella città che si candidò anche a governare nel 2016, con tanto di pancione. Una sfida persa e che un giorno, come una volta ammise, vorrebbe vincere: diventare la sindaca, anzi il sindaco di Roma. Intanto c’è la sfida di piazza del Popolo, appunto, con il solito gioco dei numeri: truppe mobilitate con i pullman da tutta Italia e attenzione all’affetto social per la consueta foto dall’alto che sarà scattata da staff e avversari dal Pincio. I patrioti sognano le 30 mila persone, ma è un obiettivo complicato.



Un po’ dipenderà dall’allestimento del palco e dai gazebo in fondo alla piazza: piccoli trucchetti del mestiere. Tenendosi sempre ben lontana dalle domande più ficcanti dei cronisti, ma in un moto perpetuo, mercoledì la premier tornerà in Albania dall’amico fraterno Edi Rama, il primo ministro di Tirana. E’ stata invitata nell’ambito della Settimana della cultura italiana in Albania. Tuttavia a nessuno sfugge il progetto del governo di costruire due centri per i migranti al di là dell’Adriatico, progetto che va a singhiozzo con costi importanti e che non sarà inaugurato prima del voto, come invece era previsto dai programmi.



Oggi sarà anche il giorno di una semichiusura elettorale, ma a Milano: Matteo Salvini ha dato appuntamento ai leghisti in piazza del Duomo, luogo di storici comizi del vicepremier (come dimenticare, quando nel fatale 2019, prima di un altro voto europeo, sempre Salvini da questo palco agitò e baciò il rosario affidandosi all’immacolato cuore di Maria). Questa volta con lui ci sarà lo spericolato generalissimo Roberto Vannacci, fresco di trovata elettorale evocativo-nostalgica (“mettete sulla scheda una Decima”). E’ il pezzo più forte e controverso del mercato salviniano: gioca da solo, pare che funzioni al sud, è inviso alla base del Carroccio ma costringerà la vecchia guardia a votare per protesta gli altri candidati leghisti portando comunque acqua al mulino del capo. Almeno questo è il ragionamento che si fa in Via Bellerio. Salvini la settimana prossima chiuderà il suo tour in Lombardia, passerà sicuramente anche da Bergamo, in festa per i successi dell’Atalanta e dove si vota anche per le comunali.



Antonio Tajani, invece, ha scelto Napoli: città adottiva del Cav. per lanciare l’ultimo messaggio agli elettori sperando nel sorpasso ai danni della Lega. E’ soprattutto il collegio di Fulvio Martusciello, super tajaneo di stanza a Bruxelles. Il rendez-vous è il 6 giugno nella non piccola piazza Matteotti (un modo per iniziare anche a mettere un gettone sulle prossime regionali). Lo stesso giorno, in contemporanea, sempre a Napoli scenderà Carlo Calenda in piazza dei Martiri. Perché? “Abbiamo aperto a Milano, siamo romanocentrici, anche se Calenda si è girato più di mezza Italia, domenica e lunedì siamo in Sicilia: ci sembrava giusto Napoli”, raccontano gli azionisti. A dare forza a Calenda ci sarà una giovane band napoletana, “Chiuso per tramonti”, che reinterpreta in dialetto grandi successi. Nella lotta del fu Terzo polo gli Stati Uniti d’Europa di Renzi e Bonino lanceranno l’assalto alla soglia di sbarramento a Roma. Una scelta che a voler essere maliziosi rientra nel conflitto perenne con Calenda, genius loci della capitale. Il luogo ancora non è stato scelto.


Giuseppe Molière Conte dopo un tour nei teatri (mercoledì sarà a Roma al Brancaccio) ha scelto il sud, a Palermo. Nella Sicilia, una volta granaio del M5s e ancora discreto fortino. Una delle regioni, con la Campania e la Puglia, in cui i grillini hanno ancora un appeal importante: fra no al Ponte e nostalgia del Reddito di cittadinanza.



E qui c’è una piccola storia simpatica. Conte ha opzionato piazza Verdi, davanti al teatro Massimo, per il pomeriggio. Lo stesso luogo che era già stato scelto, ma per le 21, da Cateno De Luca leader della Lista Libertà (19 simboli) e di Sud chiama Nord, partito presieduto da Laura Castelli, ex big del M5s e in corsa per le europee. Teoricamente, seppur con ambizioni diverse, parlano a un elettorato che si somiglia, Conte e De Luca.


Poi c’è il Pd, della segretaria-candidata Elly Schlein. Dopo aver girato l’Italia come una trottola in una sorta di chiusura perenne della campagna elettorale, la dem ha scelto di celebrare l’ultimo comizio prima del voto a Padova: connessione sentimentale con la sinistra perché è dove Enrico Berlinguer parlò per l’ultima volta in pubblico durante un tragico comizio proprio il 7 giugno del 1984. Schlein 40 anni dopo sarà lì. A sinistra del Pd e con intenzioni bellicose (dal punto di vista del voto) ecco la coppia Bonelli & Fratoianni di Avs. Il tandem verderosso sarà giovedì, con tutti i capolista e il padre di Ilaria Salis, a Torino in piazza Castello per un comizio vecchio stile.


Il bagno di piazza, per i leader che ormai vivono di autorappresentazione sui social, è un talismano contro l’astensione. Servirà?

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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