L’assurdo piano di Avs per azzerare le emissioni di CO2 in Europa

Verdi e Sinistra propongono un piano molto più drastico del Green Deal Ue: niente carbone entro il 2030, eliminare gas e petrolio entro il 2035-40. In aggiunta: basta nucleare. Nel frattempo, in Sardegna hanno bloccato pure le rinnovabili

Il programma di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) per le prossime elezioni europee interviene, come è ovvio e giusto, su una pluralità di temi, dalla promozione della pace al superamento dell’austerità. Ma è soprattutto alle proposte sull’ambiente che bisogna guardare per valutarne la serietà: in fondo, la risposta alla crisi climatica è la principale mission del movimento guidato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Pur riconoscendo che il Green deal è “uno strumento fondamentale” da “difendere e rafforzare”, Avs pensa che sia necessario “completarlo, migliorarne le ambizioni e costruirne una indispensabile dimensione sociale”. Non è abbastanza, insomma. In concreto, ciò comporta l’impegno a “superare gli obiettivi europei ben prima del 2050, spostandone la meta al 2040”. A tal fine sarà necessario “ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65 per cento [anziché il 55 per cento] entro il 2030”. Oltre ad anticipare le scadenze, Avs intende anche parzialmente ridefinirle: l’Unione europea ha sempre parlato, nei suoi documenti, di zero emissioni nette: “Net Zero”. Invece Avs intende arrivare a zero emissioni assolute: “Absolute Zero”, potremmo dire. La differenza non è triviale.

Parlare di emissioni “nette” significa accettare che esse non dovranno essere necessariamente eliminate, ma che – se ve ne saranno – andranno compensate o attraverso la cattura, stoccaggio e utilizzazione della CO2 prodotta, oppure attraverso tecnologie a emissioni negative (tipo la cattura diretta della CO2 dall’aria). Per esempio, nello scenario “Net Zero” dell’Iea (l’Agenzia internazionale per l’energia), pur raggiungendo la neutralità climatica, il mondo continuerà a consumare carbone, petrolio e gas anche dopo il 2050, seppure in misura molto inferiore a oggi (rispettivamente, meno di 500 milioni di tonnellate annue contro le attuali 6 mila; 24 milioni di barili/giorno contro gli attuali oltre 100, e appena sotto i mille miliardi di metri cubi contro gli attuali più di 4 mila).

Anche nella visione strategica della Commissione europea su come raggiungere il “Net Zero”, l’impatto zero sul clima, in tutti gli scenari considerati per il 2050 permane un consumo stabile per usi non energetici dei combustibili fossili attorno al 10 per cento più un’altra quota variabile, a seconda degli scenari, del 5-20 per cento di gas e petrolio. In aggiunta, ovviamente, c’è un ruolo crescente dell’energia nucleare (attorno al 20 per cento) senza della quale sarebbe impossibile abbattere le emissioni.

L’Iea a livello globale e la Commissione Ue a livello europeo si rendono conto che, in molti usi finali, oggi i combustibili fossili sono difficili, costosi o addirittura impossibili da sostituire, e cercano di affrontare la questione con pragmatismo. Ciò non significa che domani non potremo avere tecnologie pulite anche nei settori cosiddetti hard to abate, come il cemento, la siderurgia e i trasporti aerei. Significa però che, finché non le avremo, dovremo trovare dei modi per convivere con queste fonti energetiche.

Avs invece sembra convinta che tutto sia fattibile e che anzi la trasformazione ecologica dell’economia nasconda la promessa di una società altrettanto benestante e più giusta di quella odierna. Sicché, intende “cessare l’uso di carbone entro il 2030 e di petrolio e gas tra il 2035 e il 2040” e, ovviamente, “vietare ogni nuovo sfruttamento dei combustibili fossili nell’Unione europea”. Eliminare il consumo di qualsiasi combustibile fossile tra il 2035 e il 2040 vuol dire raggiungere l’Absolute Zero anche prima del 2040 e il Net Zero oltre un decennio prima dell’attuale obiettivo europeo.

Verdi e Sinistra non sono neppure disposti ad accettare gli strumenti esistenti per mitigare gli impatti climatici: infatti propongono di abbandonare la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica e addirittura l’energia nucleare, che pure non ha emissioni (e che nello scenario Iea dovrebbe coprire circa l’8 per cento della domanda di energia elettrica globale, con un raddoppio della capacità produttiva installata). L’atomo, secondo Verdi e Sinistra, andrebbe equiparato ai combustibili fossili ed essere qualificato come insostenibile ai fini della tassonomia europea (che lo parifica alle energie verdi, sulla base di un ampio e dettagliato rapporto sugli impatti ambientali stilato dal Joint Research Center della Commissione Ue).

Anche sul costo c’è da ridire: secondo Avs, limitare gli impatti della transizione ecologica rendendola “giusta” è possibile purché l’Europa spenda abbastanza. Il fabbisogno per “finanziare investimenti green, trasporto pubblico ed efficientamento energetico delle case” viene stimato in “almeno 2.000 miliardi di euro” da conferire a un apposito Fondo.

Duemila miliardi possono apparire tanti, ma se pensiamo che – solo in Italia – con 220 miliardi di Superbonus e bonus edilizi abbiamo riqualificato meno dello 0,5 per cento delle abitazioni, e con circa 200 miliardi di euro in vent’anni di incentivi alle fonti rinnovabili non arriviamo al 40 per cento dell’energia elettrica verde (di cui quasi la metà da impianti idroelettrici preesistenti), si capisce che c’è un problema con gli ordini di grandezza.

C’è di più: per evitare che tutto ciò si traduca in rincari insostenibili dei prezzi, Avs chiede un “tetto europeo annuale al prezzo del gas e dell’elettricità… da finanziare con una imposta sugli extraprofitti energetici”. Al di là del fatto che non si capisce il senso di un tetto al prezzo del gas che ne incentiverebbe il consumo (Sussidio ambientalmente dannoso!), non è chiaro come possano le imprese energetiche fare extraprofitti se saranno obbligate a vendere i loro prodotti a un prezzo calmierato, né si comprende come potranno finanziare gli enormi investimenti nella riconversione green senza prima incassare le risorse necessarie.

Hanno perfettamente ragione Bonelli e Fratoianni a denunciare che le politiche climatiche sono sotto attacco “da parte di forze politiche conservatrici”. Ma queste ultime avrebbero forse meno successo, se chi si fa carico della battaglia per il clima si sforzasse di offrire soluzioni concrete e non un libro dei sogni. Anche perché, poi, la realtà tende a mostrare il suo volto più ironico o crudele.

Avs, ad esempio, in Sardegna partecipa con l’assessore ai lavori pubblici alla nuova giunta guidata da Alessandra Todde che, come primo atto di governo, ha approvato una moratoria, platealmente anticostituzionale, che per 18 mesi blocca la realizzazione di qualsiasi nuovo impianto di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili. Con tutti questi no (carbone, gas, petrolio, nucleare e persino rinnovabili) ad andare in negativo, molto prima delle emissioni, sarà la crescita economica. Non si sa se l’Europa sarà più pulita, di sicuro sarà più povera.

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