Nella leadership attuale del Partito democratico non c’è niente di quello che fu il Pci. L’idea di mettere il nome della segretaria sulla lista cancella anni di battaglie e conquiste
22 aprile, aprendo il web appena sveglia registro un sussulto. Elly Schlein annuncia che metterà la sua firma sulla lista: Pd, Elly Schlein. Firmato Elly Schlein. Come una griffe.
E sì, ho provato dispiacere, come quando un vecchio oggetto che da sempre vedi in casa si rompe: il Pd, ciò rimane del Pci, non molto a dire il vero, e tuttavia l’ultima discendenza di quei lombi. Possenti lombi che hanno fatto la Storia del Novecento: il Quarto Stato mi viene in mente, quelle fiere facce di popolo. Diritti operai, equità sociale, uguaglianza: e anche, certo, dietro, lo spettro dello stalinismo, con i suoi morti e i suoi lager, prodotto di un sogno di giustizia impazzito e deforme. Nella mia giovinezza il Pci era qualcosa di imponente, di incombente. Mio padre, che da inviato del Corriere aveva visto i carri armati a Budapest nel ’56, e Praga nel ’68, al voto del ’76 (il timore del “sorpasso”) durante lo spoglio davanti alla tv aveva una faccia grigia di paura.E poi il Muro che cade, e il declino di falce e martello – quelle bandiere su migliaia di sedi locali, in ogni paese italiano, come vedette, pronte. “Quel” Pci, un monumento, ai miei occhi di ragazza borghese.
E certo il Pd ne è un pallido resto, come certi eredi di grandi fortune che nascono grami, non all’altezza dei padri. In ogni caso, ciò che resta di una grande, anche terribile storia.
E adesso una giovane donna nata in Svizzera, ottima famiglia, vorrebbe metterci sotto il suo nome. Elly Schlein: come una firma su una borsetta in Montenapo, o su una bambola griffata Chiara Ferragni. Un marchio che renda appetibile a Millennials e Generazione Zeta – griffati fin dalla culla – un prodotto d’epoca. M’immagino però la faccia di qualche vecchia tuta blu, se ancora ce ne sono, a questa notizia. Ma anche la mia, in un selfie, risulterebbe basita.
Un coro di rivolta, menomale, blocca l’operazione. Me ne rimane un’amarezza: battaglie, conquiste e anche morti e persecuzioni, tutta quella passione, e furore, tutta quella Storia. E una che nel 1989 andava all’asilo, e pensa di poterla “firmare”.