Contrordine compagni, l’automobile è tornata di moda (o almeno, torna a far discutere)

Chi l’avrebbe mai detto che la Formula 1 sarebbe tornata di moda. Anzi, aveva tutte le caratteristiche per diventare uno sport di cui vergognarsi; essere andati a Monza o a Imola a vedere qualche gran premio peggio che avere nonni fascisti (o partigiani, ormai è lo stesso). Del resto l’auto in sé è diventato specchio di tutti i mali, inquinamento, cafonalesimo, ciclisti ammazzati. La Francia ha introdotto una legge contro i Suv e la caccia all’autovelox titilla gli animi delle genti italiche. L’auto in generale è diventata strumento di guerre culturali, è ormai roba da Vannacci, se guidi sei un maschio (o femmina o non binario) tossico. Quindi, però, tutto un backlash o boomerang: chi guida una Ritmo Euro 0 si sente un difensore della libertà di espressione, se possiedi una Fiat Duna o un’Arna sei un patriota. Roberto Parodi alias “Parods”,  fratello di Cristina e Benedetta, influencer anti elettrico  col suo “naftone”, una  vecchia Range a gasolio, è il Vannacci-chic del motore a scoppio.  

 

Dall’altra parte il conduttore di auto elettrica è visto come un pericoloso provocatore, un inutile perditempo, insomma il Pd. Ma i tassisti con Tesla e refrattari alla dichiarazione dei redditi chi voteranno? Misteri. Comunque l’auto non è mai stata così centrale come da quando ci fa schifo: non a caso Salvini ha messo nei suoi manifesti elettorali per le europee un riferimento alle macchine (“noi badiamo alla casa e all’auto degli italiani”). Dev’essere la prima volta che il mezzo di trasporto  entra così da protagonista in una campagna elettorale, che non siano elezioni cittadine a Torino o Detroit. Salvini punta a instillare il timore che nottetempo possa arrivare Schlein o Fassino a rubarvi il Suv o installarvi delle fluide batterie elettriche al posto del maschio carburatore. Tipo i misteriosi sabotatori o ladri che nottetempo trafficavano attorno alla macchina di Andrea Giambruno sotto casa della compagna premier. Dimostrando, e qui ci sarebbe la notizia, che il first quasi-marito è tornato a casa (Giambruno nello specifico è appassionato di auto, sfreccia spesso in Versilia sulla Porsche dell’amico sanmarinese Kunz d’Asburgo-Santanchè, e però lui porello possiede invece  una 500 Abarth, quelle utilitarie che fanno  ruggiti da Formula 1). 

 

In questa complicata temperie, incredibilmente anche la Formula 1 è tornata a essere  sexy. Contribuiscono come sempre gli anniversari: ecco quello di Ayrton Senna, leggenda dell’automobilismo morto proprio al Gran Premio di San Marino nel 1994. Grandi celebrazioni: il museo dell’auto di Torino ha una mostra, e ci sono monologhi teatrali e podcast, addirittura una mostra a Siculiana in Sicilia da dove partì la sua trisnonna (c’è sempre un antenato italiano in qualunque storia di successo).  Trent’anni dopo  Senna è ancora qui, quasi meglio del Mussolini di Scurati (ma meno divisivo). Ma oggettivamente, quanti millennial o x generazionali si ricorderanno chi era il brasiliano? Anche per una celebrata storia d’amore con Carol Alt, ma anche qui forse serviranno i sottotitoli per i più giovani. Però  si festeggia, come parte di un fenomeno più ampio.  Contribuiscono al risorgere della Formula 1 anche le tanto attese nuove vittorie della Ferrari in pista (primo e secondo posto al gran premio a Melbourne, in Australia).

 

Tutto però è partito come sempre dagli Stati Uniti, dove adesso la F1 è di gran moda. Basta guardare gli ultimi gran premi Usa, tra Jeff Bezos con la nuova popputa fidanzata e Serena Williams e David Beckham e Shakira tra i vipponi intervenuti ai box. Il prossimo Gp si terrà nel fine settimana a Miami (biglietti da 450 a 10.000 dollari). Secondo la newsletter Air Mail di Graydon Carter, la nuova passione degli americani per questo sport che un tempo era considerato come una bizzarria europea, con eventi tenuti in posti esotici come Montecarlo o l’Azerbaigian, non è solo figlia dello spirito dei tempi o dell’èra della leggibilità, per dirla alla Walter Benjamin. 

 

Questo mondo un po’ machista e un po’ cafone – donne e motori, champagne, sgommate e alta velocità, eros e thanatos e paradisi fiscali, insomma una specie di mondo di sogno,  come potrebbero sognarlo Daniela Santanché e Flavio Briatore (non a caso ex super manager del settore)  –  ha beneficiato anche dell’acquisto dell’intero carrozzone della F1 da parte della conglomerata Liberty Media per 4,5 miliardi di dollari nel 2017. Il suo amministratore delegato Chase Carey ha deciso di rilanciare tutto il settore: dunque ecco il documentario di enorme successo Formula 1. Drive to Survive, coprodotto con Netflix, che in sei stagioni ha raccontato alle audience globali non solo le carriere dei grandi campioni ma anche le loro vite private. E’ stata la serie sportiva più vista l’anno scorso e sta trasformando i campioni come Lewis Hamilton o Charles Leclerc in superstar di cui si sa tutto, come i calciatori. 

 

Infine, c’è la moda, con un sacco di collaborazioni tra la Formula 1 e gli stilisti. Anche la Ferrari ha ormai una sua linea fashion, si dice molto voluta dalla moglie di John Elkann Lavinia Borromeo, già dedicataria di una borsa Tod’s. Per appassionati riflessivi infine c’è  la  versione elettrica della F1, si chiama Formula E, il suo gran premio si tiene  all’Eur, non lontano da casa Meloni-Giambruno; e rispetto alla 500 Abarth queste macchine  fanno uno strano rumore,  dei lamenti, dei sibili, tipo  delfino, o suino al mattatoio. Forse sono suoni artificiali, perché farle del tutto silenziose pareva davvero troppo. 

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