A un palo dalla salvezza. La paura dell’Udinese di ruzzolare in B trent’anni dopo

La Salernitana è retrocessa, il Sassuolo se la passa assai male. E i bianconeri iniziano a temere che la loro lunghissima storia nel massimo campionato possa finire davvero

Primi verdetti in Serie A, con l’ufficialità della preventivata retrocessione per la Salernitana. Una stagione nata male, con la querelle-Dia, e finita peggio: nonostante le aspettative dell’estate, che lasciavano intendere come il presidente Danilo Iervolino puntasse a consolidare la tranquillità precedente, proiettandosi a riscuotere in chiave europea, considerata la possibile abbondanza di slot a disposizione dell’Italia (e del suo ranking) nelle tre coppe. Invece sarà ancora inferno.

A proposito di competizioni internazionali, al primo sguardo balza agli occhi che la finale di Europa League potrebbe essere tutta italiana – oppure in parte, oppure affatto – e così potrebbe esserci la Fiorentina in finale di Conference League (e sarebbe la seconda consecutiva). Si direbbe una reviviscenza del passato dominio, non fosse che nel torneo maggiore l’unica accreditata di futuro, ovvero l’Inter neocampione, è stata inopinatamente ed evitabilmente eliminata agli ottavi da una squadra peraltro uscita ai quarti. Forse il livello del calcio italiano, ora come ora, è quello della vecchia Coppa Uefa? E che ne sarà dei cosiddetti top team tricolori, alle prese con il tritacarne della Superlega e dei Mondiali per club?

Domande oziose, forse, ma puntuali. Se solo si pensa che la stessa Viola, tanto per fare un nome, al momento sarebbe tutt’altro che sicura di disputare le gare infrasettimanali la prossima stagione: eppure, avesse trasformato anche solo la metà dei rigori assegnati, veleggerebbe comoda al limite della zona Champions. Un po’ ci ha messo del suo, contando in rosa tre centravanti che assieme ne fanno a malapena uno (anche nel senso di gol): uno si chiede come sarebbero andate le cose, idealmente, se avesse annoverato almeno un cannoniere di Serie B, ma che la porta la vede davvero. A smentire tale assunto, la grandinata di reti contro un Sassuolo ormai rassegnato: la più bella possibile si è infranta contro la traversa di Fabiano Parisi.

Quanto ai neroverdi, appare ormai inevitabile (salvo un difficile e complesso colpo di reni) che il prossimo anno accompagneranno la Salernitana e torneranno a calcare prosceni minori dopo undici anni di permanenza in Serie A: mai a sufficienza viene fatto notare come la squadra dipendesse da un sol uomo, quel Domenico Berardi che le si è dedicato e che a trent’anni potrà forse togliersi qualche prima soddisfazione di club. Se in Emilia la prenderanno con filosofia, in Friuli stanno tremando: sono ben trenta gli anni che separano l’Udinese dall’ultima retrocessione in B, e mai come ora il pericolo è a portata di mano.

Allo stadio Renato Dall’Ara di Bologna, i bianconeri sono apparsi rivitalizzati dai primi giorni di cura Cannavaro: il capitano mundial del 2006 ha riverniciato l’anima di un organico non costruito per soffrire, ma dalla trasferta torna stringendo un solo punto, che alla somma finale potrebbe determinare la sorte della sua squadra. Al di là di carenze congenite e scelte sbagliate (famiglia Pozzo a fine ciclo?), i rimpianti sono tutti per gli accidenti che hanno bloccato Gerard Deulofeu – nessuno può permettersi di regalarlo – più Keenan Davis e Brenner Souza per l’intera stagione: l’inglese ha gelato la tifoseria bolognese colpendo il palo a portiere battuto, il brasiliano l’ha invece sfiorato da fuori area, nel corso della stessa azione quando il cronometro segnava già gli sgoccioli del recupero.

Avesse sbancato la quarta in classifica, l’Udinese avrebbe agganciato Hellas Verona, Frosinone ed Empoli (entrambi scontri diretti le ultime due giornate) a 31 punti, senza mettersi nella condizione psicologica di dover inseguire. Crocicchio è il palo, colpito oppure sbarbato; crocicchio è il portiere avversario, quando si prende il posto a suon di parate decisive perché il suo rivale non sarebbe stato in grado di fare altrettanto.

È il caso di Mile Svilar, ormai titolare inamovibile nella Roma: l’estremo serbo-belga limita la ritrovata prepotenza offensiva di Victor Osimhen e del Napoli, contribuendo al pareggio esterno che tiene i giallorossi in scia dello stesso Bologna (il quale sfoggia un Alexis Saelemakers ai suoi massimi livelli “italianI”) e ancora avanti rispetto ad un’Atalanta che non solo sta lottando per un posto al sole, ma è già certa di sfidare la Juventus in finale di Coppa Italia oltre che, appunto, l’Olympique Marsiglia in semifinale europea. Comunque andrà a finire la stagione, ancora una volta gli effettivi valori si vedono, e vengono fuori.

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