Come leggere le nomine (molto romane) di Orsini. Indizi sulla Confindustria che verrà

In modo inusuale, la scelta del direttore generale della Confindustria è stata contestuale rispetto all’indicazione della nuova squadra con l’attribuzione delle principali deleghe. Quasi a dare l’impressione, molto fondata, che il nome di Maurizio Tarquini sia il punto di partenza per costituire la nuova operatività dell’associazione, grazie alla sua caratterizzazione di lunga data come uomo del sistema confindustriale cui può aggiungere anche l’esperienza diretta presso importanti aziende. 

Tutti sanno che da direttore di una territoriale è stato uno dei pochi a completare la fusione come richiesto dalla riforma confindustriale. E’ un matematico di formazione, ha doti di relazione, l’età – è del 1959 – gli regala molte conoscenze ma lo esclude da certe forme di carrierismo pericolose per un incarico di quel tipo. Negli anni ha mostrato grossa attenzione alla partecipazione dei direttori e alla collegialità delle decisioni nel complesso mondo confindustriale. 

Riandando alle vicende dei mesi che hanno portato all’elezione di Emanuele Orsini alla presidenza, con le lacerazioni, gli scontri e poi la ritrovata unità d’azione, si capisce quanto la nuova squadra abbia bisogno di un punto di riferimento e di equilibrio. Vale, per questo obiettivo, anche il peso di una certa romanità e di una minore milanesità (siamo pur sempre in tempi di Pnrr, e di questi tempi il potere e i soldi passano più che mai da Roma). 

Angelo Camilli, grande elettore romano di Orsini, riceve la delega importante su credito, finanza e fisco. Questioni che richiedono un approccio tipicamente politico, nell’accezione confindustriale dell’aggettivo. Nel gruppo dei romani, entrambi come delegati del presidente, c’è anche Alberto Tripi, incaricato per l’intelligenza artificiale, e c’è, per i temi dell’energia, un nome di lunga frequentazione confindustriale come Aurelio Regina. Non sfugge agli osservatori interni che a una certa larghezza di incarichi romani corrisponda un peso molto ridotto per l’Assolombarda. Ma queste forse sono piccole questioni e neanche troppo significative. 

In una fase di generale debolezza della principale associazione industriale si guarda più a chi può dare gli spunti per ritrovare capacità di rappresentanza, visione strategica, influenza. Conta, come sempre, la delega a lavoro e relazioni industriali, per la quale Orsini ha puntato sulla sicura competenza e sulla lunga militanza confindustriale di Maurizio Marchesini. Alle rappresentanze regionali, snodo di rilievo per tenere il sistema, c’è Annalisa Sassi, rispettata anche per l’aria e i modi un po’ nerd. Ai rapporti con l’Ue va Stefan Pan, già impegnato negli anni appena trascorsi sullo stesso fronte come delegato del presidente. 

In molti attendono di vedere come sapranno mediare tra i rispettivi ruoli, non troppo differenti, e le rispettive forti personalità Pan e Antonio Gozzi, al quale Orsini ha chiesto di affiancare la presidenza sui temi dell’autonomia strategia europea, del piano Mattei e della competitività (e Gozzi ha citato ovviamente il ruolo di Mario Draghi e i temi da lui sollevati come primo commento all’incarico ricevuto). 
Il Piemonte, contro le attese, ottiene due deleghe, per Giorgio Marsiaj la space economy e per Lara Ponti la transizione ambientale e gli obiettivi Esg. Ci si può leggere anche una ricerca di equilibrio con la componente più garroniana, nei rapporti tra Confindustria centrale e una regione che aveva sostenuto la candidatura di Edoardo Garrone e che aveva rischiato di non avere neanche un posto. Farmindustria festeggia per due nomine che arrivano dal settore farmaceutico, con la conferma di Francesco De Santis alla vicepresidenza e l’arrivo alla vicepresidenza per il Centro studi di Lucia Aleotti (stimatissima da chi lavora nel sistema confindustriale). Leopoldo Destro, veneto, delegato a trasporti e logistica, è stato decisivo per la vittoria di Orsini. Potrebbe sorprendere, dicono dall’interno dell’associazione, ma non aggiungono il successivo avverbio cruciale. 

Anche per la delega a Marco Nocivelli, politiche industriali, servirà un po’ di lavoro diplomatico con altri incarichi conferiti direttamente dal presidente per fare in modo che non ci siano sovrapposizioni.
 

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