L’immaginazione in vetrina

Eventi, boutique allestite come biblioteche. Nell?anno della crisi strutturale e mentre il governo vara un piano di aiuti per 200 milioni destinato alle piccole imprese, ecco come si evolve il sistema narrativo della moda e la rappresentazione delle collezioni. Per piccoli gruppi specifici o anche folle, come in un concerto rock
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Vendere la moda come un viaggio culturale

La moda è cambiata moltissimo nella sua essenza, nella comunicazione e nel campo d’azione. L’elemento più interessante sono i nuovi confini della sua rappresentazione
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Murakami in passerella

“Oggi chi entra ancora in una biblioteca? Eppure, per la mia moda tutto ha avuto inizio fra scaffali pieni di libri”, dice Satoshi Kuwata, neo-quarantenne, designer ospite di Pitti, che ha scelto di sfilare alla Nazionale di Firenze, attutendo il rumore dei passi dei modelli e degli ospiti con i tatami: “È ora di tornare all’essenzialità”
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Da troppi anni, alla moda manca la progettazione

Tra i nomi che danno speranza ci sono Craig Green, Samuel Ross/A-cold-wall, Lemaire e Prada che possono essere considerati un esempio di come funzionalità ed estetica si definiscano a vicenda
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Il cliente nel suo labirinto: i negozi non sono più solo spazi di vendita

Conversazione fattuale e ironica con Claudia Campone, designer di superfici di vendita pop e boutique del lusso, fra percorsi obbligati e che, nonostante la teatralità degli allestimenti e il consueto diktat contemporaneo sulla “narrativa”, finiscono sempre in bocca al minotauro: la cassa
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La mutazione della pelliccia

Non la indosseranno più le signore, ma qualcun altro sì. Il declino di un simbolo del lusso, l’ipocrisia e la sostenibilità
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Vestirsi come la famiglia Assad

Il lino del dittatore così simile al nostro e le maschere usate dalle canaglie per parlare all’occidente
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“Ma lo spacco nella giacca no”. Quando Palma Bucarelli e Irene Brin tagliavano i panni addosso ai maschi

Entrambe si ritenevano frutto (ma anche seme) di quella nuova stagione storica: dinamiche, indipendenti, di carattere, dominavano i salotti e la vita mondana ed erano costantemente sotto l’occhio dei media. Un percorso in cui la moda serve ad affermarsi e indirizzare il mondo femminile verso una maggiore consapevolezza delle potenzialità del proprio ruolo
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Lezioni di vita dal palcoscenico

Il vecchio gioco delle convenzioni sociali, il ruolo dell’abito e del travestimento, non riguardano solo “Don Álvaro o la fuerza del sino”, l’opera tratta dal drammone romantico spagnolo “la fuerza del sino” che, dopo un quarto di secolo, apre la nuova stagione del Teatro alla Scala, ma anche il nostro modo di percepire l’altro, il diverso, il fuori casta. Riflessioni anche per la moda di oggi
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Oliviero Toscani: essere forti significa continuare a porsi domande

Il fotografo accetta di parlare del concetto di forza in un momento in cui appare fragile a causa della sua malattia: “La dignità è molto importante nella forza, come quella del muratore di Sander, mantenere il rispetto nei confronti di se stessi è il modo per rispettare gli altri”
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Il teatro è dolore estetico. Marina Abramović si racconta

L?ossessione per il nero, la violenza reale che le risulta insopportabile, il progetto su Callas e la nuova mostra. ?Ho sempre recitato, fin da piccola. Ho trovato nell’arte e nel teatro l’appiglio necessario per andare avanti”
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Non chiamarmi col mio nome. Intervista a Giulia Piersanti

E’ designer per Celine e costumista di riferimento di Luca Guadagnino. Detesta la ribalta, si è divertita moltissimo con gli abiti di extension umane di Suspiria, che immergeva nel sangue (finto) una volta al dì, ora si è occupata di Julia Roberts in “After the hunt”
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Scambi possibili di generi teatrali

Il regista Fabio Cherstich ritiene che sia arrivato il momento di abbandonare i vecchi snobismi per cui il teatro guardava la moda dall’alto in basso, con la presunzione di detenere una superiorità culturale. L’una deve qualcosa all’altra, ed entrambe possono imparare a restituire centralità all’umano
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