L’esplorazione dell’arte come strumento di connessione e rivelazione, lavorando senza uno studio fisso. Il loro cinema racconta storie di identità e marginalità, con un linguaggio sperimentale ispirato a grandi maestri della settima artes
“Quando approccio alla scultura e allo spazio in generale, faccio in modo che rimanga la presenza pittorica, alcune volte anche in maniera impercettibile, spesso anche solo come gesto stilistico”, ci dice l’artista goriziano
“Ho cominciato a fare l’artista per la felicità di farlo, o per paura dell’infelicità di non farlo”. Dalla disciplina della traduzione alla gioia della creazione. E il mare come metafora del fallimento eroico, comico e poetico. “Le mie opere sono strumenti di liberazione e il gioco ne è un elemento fondamentale”