I tic sessisti utilizzati dai giornali italiani per raccontare l’omicidio di una donna vengono gradualmente allontanati. Ma allora perché sostituire quegli stereotipi misogini con un’interpretazione monodimensionale, ideologica, su fatti che conosciamo poco?
Apparire raffinati pensatori mentre si affermano banalità e rozzezze è un’arte. Lezione dei maestri Donatella Di Cesare e Tomaso Montanari
Il presidente degli Stati Uniti vuole correre per un terzo mandato e conquistare la Groenlandia. Il video in cui Prodi inveisce contro una barista, le rimostranze degli amici di Le Pen, la prima pagina della Verità su Bassetti. Uno spasso
Ieri ce n’erano ben cinque su Libero, con illustri editoriali (firmati Capezzone, Senaldi, ecc.) e interviste a tutta pagina. Intenso dibattito a proposito della “rivendicazione”, con tanto di mappa grafica sulle diverse reazioni dei compagni
La tecnica dell'”accidental text on purpose” consiste nell’inviare un messaggio a qualcuno, fingendo che sia destinato a un altro, in modo da fargli credere di star leggendo qualcosa di privato. In realtà, è per dargli delle informazioni con cui manipolarlo
Dopo il grottesco dibattito televisivo in cui Calenda ha difeso verità elementari contro le balle di Travaglio e Giordano, occorre rileggere le riflessioni di Françoise Thom, grande storica esperta di Russia
Giovedì la Foundation for Individual Rights in Education (Fire) ha presentato una memoria contro la detenzione di Mahmoud Khalil. Ora da sinistra plaudono, ma dimenticano di aver, per anni, accusato Fire di trumpismo. Da destra, quelli che si dannavano per il “free speech”, sono ormai sudditi alla corte di Trump
Nella pattumiera grillina si accumulano gli scarti ideologici della stagione berlingueriana. Salvini e Meloni rivendono cimeli degli anni Ottanta, tra Made in Italy e spese pubbliche pazze. In un paese anziano e declinante, vince chi riesce a rivendere gli scarti della giovinezza
La capitolazione alle più sgangherate teorie del complotto è un destino che accomuna molti comunisti nostrani. Abbiamo potuto constatarlo in questi tre anni di guerra in Ucraina
Due opere di sovietologi eminenti, Thierry Wolton e Françoise Thom, avvalorano la tesi per cui gli attuali equivoci sul putinismo nascono dall’archiviazione del settantennio comunista
Le parole bandite dall’Amministrazione americana rappresentano la previdibile brace dell’antiwoke dopo la padella woke. Gli illiberali di destra mettono il corsetto al linguaggio, mentre gli illiberali di sinistra lo torturano per piegarlo alla menzogna ideologica
I dirigenti comunisti mentivano scientemente ai propri militanti su una questione essenziale come le condizioni di vita nell’Urss. Chissà se anche oggi ai piani alti del Partito democratico non siano in realtà consapevoli della necessità di irrobustire la nostra Difesa
Tra i primi Di Battista e Salvini, a cui si sono uniti Michele Serra, D’Alema, illustri professori di filosofia come Cacciari e Di Cesare. Sulla guerra e sul riarmo ragionano come adolescenti nei giorni dell’occupazione. Deve essere per via del meccanismo che la psicanalisi chiama “regressione”: un ritorno involontario a modi di funzionamento del passato, di fronte a un pericolo presente
Milei ha eliminato dai social alcune sue foto con Zelensky. Sulla base di questa notizia vera ne è stata diffusa una falsa, secondo la quale Meloni avrebbe fatto lo stesso. È interessante che la cosa sia parsa credibile sia ai sostenitori del presidente ucraino, sia ai propagandisti di Putin
Spesso lo si utilizza per ignorare l’esistenza del nemico, le sue dimensioni e la sua pericolosità. Ad esempio, per non ammettere che se la Russia volesse la pace, potrebbe semplicemente mettere fine all’invasione
Gli autori di due – virtuose – dichiarazioni sulla necessità di un’Europa unita in difesa dell’Ucraina hanno utilizzato la stessa celebre locuzione. Sebbene il messaggio sia chiaro e condivisibile, occorrerebbe maggiore prudenza nel rievocare la vicenda della Schicksalsgemeinschaft
Gianrico Carofiglio ha ammonito i suoi ex colleghi: ribadire che la protesta non mira a difendere i privilegi corporativi è poco efficace, perché il modo migliore per indurre il tuo uditorio a pensare a un elefante è dirgli di non pensare a un elefante. Ma i primi a pensare all’elefante sono proprio loro
Siamo abituati a vedere il presidente americano mettere in scena una copia vivente di sé stesso, ingigantire i suoi tratti grotteschi e violenti. Ma nel video sulla Striscia c’è qualcosa di peggio: non una sua caricatura, ma una caricatura degli Stati Uniti che corrisponde perfettamente a decenni di retorica antiamericana
La decifrazione dietro le sue parole in libertà: Trump non vuole abbandonare l’Europa, vuole solo svegliarla; il terrificante piano per Gaza è solo una mossa per spiazzare la diplomazia. Chi non lo comprende dovrebbe solo avere fede?
La formula “toxic masculinity” fu coniata negli anni Ottanta dallo psicologo Bliss. Poi, complice il Covid, tutto è diventato tossico: le relazioni, le narrazioni, le persone. Ora il concetto è approdato alle porte del Cremlino. È bene riesaminare la metafora
La versione ufficiale di Mosca sul patto Molotov-Ribbentrop (1939) e la dichiarazione di Breznev dopo la guerra dei Sei Giorni (1967) riecheggiano – con lievi modifiche – nelle parole di tanti commentatori dei nostri tempi. Ancora in troppi guardano alla politica mondiale con occhiali sovietici
Il giornalista Jörg Lau paragona Donald Trump a un genitore anziano affetto da Alzheimer e l’Europa a un figlio rimasto solo, addolorato e disorientato. Se la seconda metafora è vera, la prima – purtroppo per noi – pecca di eccessiva tenerezza
Dai think tank alle cancellerie, non passa giorno senza che qualcuno non faccia analogie sempre meno equivocabili tra i nostri tempi e gli anni Trenta del secolo scorso. Eppure le opinioni pubbliche europee continuano a dare retta ai falsi profeti e i cantori della Nuova Era
Rileggere Denis de Rougemont, padre spirituale del federalismo europeo. Stiamo in guardia dall?impero nemico, ma non affidiamoci ciecamente all?impero amico
Dall’equivoco colossale nato dalla decontestualizzazione e dalla cattiva interpretazione di un paio di frasi Philipp Jenninger, presidente del Bundestag nel 1988 ai problemi di oggi