Giovedì la Foundation for Individual Rights in Education (Fire) ha presentato una memoria contro la detenzione di Mahmoud Khalil. Ora da sinistra plaudono, ma dimenticano di aver, per anni, accusato Fire di trumpismo. Da destra, quelli che si dannavano per il “free speech”, sono ormai sudditi alla corte di Trump
Nella pattumiera grillina si accumulano gli scarti ideologici della stagione berlingueriana. Salvini e Meloni rivendono cimeli degli anni Ottanta, tra Made in Italy e spese pubbliche pazze. In un paese anziano e declinante, vince chi riesce a rivendere gli scarti della giovinezza
La capitolazione alle più sgangherate teorie del complotto è un destino che accomuna molti comunisti nostrani. Abbiamo potuto constatarlo in questi tre anni di guerra in Ucraina
Due opere di sovietologi eminenti, Thierry Wolton e Françoise Thom, avvalorano la tesi per cui gli attuali equivoci sul putinismo nascono dall’archiviazione del settantennio comunista
Le parole bandite dall’Amministrazione americana rappresentano la previdibile brace dell’antiwoke dopo la padella woke. Gli illiberali di destra mettono il corsetto al linguaggio, mentre gli illiberali di sinistra lo torturano per piegarlo alla menzogna ideologica
I dirigenti comunisti mentivano scientemente ai propri militanti su una questione essenziale come le condizioni di vita nell’Urss. Chissà se anche oggi ai piani alti del Partito democratico non siano in realtà consapevoli della necessità di irrobustire la nostra Difesa
Tra i primi Di Battista e Salvini, a cui si sono uniti Michele Serra, D’Alema, illustri professori di filosofia come Cacciari e Di Cesare. Sulla guerra e sul riarmo ragionano come adolescenti nei giorni dell’occupazione. Deve essere per via del meccanismo che la psicanalisi chiama “regressione”: un ritorno involontario a modi di funzionamento del passato, di fronte a un pericolo presente
Milei ha eliminato dai social alcune sue foto con Zelensky. Sulla base di questa notizia vera ne è stata diffusa una falsa, secondo la quale Meloni avrebbe fatto lo stesso. È interessante che la cosa sia parsa credibile sia ai sostenitori del presidente ucraino, sia ai propagandisti di Putin
Spesso lo si utilizza per ignorare l’esistenza del nemico, le sue dimensioni e la sua pericolosità. Ad esempio, per non ammettere che se la Russia volesse la pace, potrebbe semplicemente mettere fine all’invasione
Gli autori di due – virtuose – dichiarazioni sulla necessità di un’Europa unita in difesa dell’Ucraina hanno utilizzato la stessa celebre locuzione. Sebbene il messaggio sia chiaro e condivisibile, occorrerebbe maggiore prudenza nel rievocare la vicenda della Schicksalsgemeinschaft
Gianrico Carofiglio ha ammonito i suoi ex colleghi: ribadire che la protesta non mira a difendere i privilegi corporativi è poco efficace, perché il modo migliore per indurre il tuo uditorio a pensare a un elefante è dirgli di non pensare a un elefante. Ma i primi a pensare all’elefante sono proprio loro
Siamo abituati a vedere il presidente americano mettere in scena una copia vivente di sé stesso, ingigantire i suoi tratti grotteschi e violenti. Ma nel video sulla Striscia c’è qualcosa di peggio: non una sua caricatura, ma una caricatura degli Stati Uniti che corrisponde perfettamente a decenni di retorica antiamericana
La decifrazione dietro le sue parole in libertà: Trump non vuole abbandonare l’Europa, vuole solo svegliarla; il terrificante piano per Gaza è solo una mossa per spiazzare la diplomazia. Chi non lo comprende dovrebbe solo avere fede?
La formula “toxic masculinity” fu coniata negli anni Ottanta dallo psicologo Bliss. Poi, complice il Covid, tutto è diventato tossico: le relazioni, le narrazioni, le persone. Ora il concetto è approdato alle porte del Cremlino. È bene riesaminare la metafora
La versione ufficiale di Mosca sul patto Molotov-Ribbentrop (1939) e la dichiarazione di Breznev dopo la guerra dei Sei Giorni (1967) riecheggiano – con lievi modifiche – nelle parole di tanti commentatori dei nostri tempi. Ancora in troppi guardano alla politica mondiale con occhiali sovietici
Il giornalista Jörg Lau paragona Donald Trump a un genitore anziano affetto da Alzheimer e l’Europa a un figlio rimasto solo, addolorato e disorientato. Se la seconda metafora è vera, la prima – purtroppo per noi – pecca di eccessiva tenerezza
Dai think tank alle cancellerie, non passa giorno senza che qualcuno non faccia analogie sempre meno equivocabili tra i nostri tempi e gli anni Trenta del secolo scorso. Eppure le opinioni pubbliche europee continuano a dare retta ai falsi profeti e i cantori della Nuova Era
Rileggere Denis de Rougemont, padre spirituale del federalismo europeo. Stiamo in guardia dall?impero nemico, ma non affidiamoci ciecamente all?impero amico
Dall’equivoco colossale nato dalla decontestualizzazione e dalla cattiva interpretazione di un paio di frasi Philipp Jenninger, presidente del Bundestag nel 1988 ai problemi di oggi
L’invenzione della stampa in Europa alla metà del Quattrocento: quanti, in quegli anni, avevano capito fino in fondo il senso, la portata e le implicazioni di quel terremoto? Nessuno. Lo stesso vale con le nuove tecnologie
Già Montesquieu, davanti all’inasprimento delle pene, scriveva che “l’immaginazione si abitua a quella grave pena, come si era abituata alla più lieve, e venendo meno il timore per questa, si è costretti in breve a stabilire l’altra in tutti i casi”
Cesare Parodi sostiene di riconoscersi in una frase di Calamandrei che dice che il mestiere del pm è “il più arduo” perché dev’essere parziale come un avvocato e imparziale come un giudice. Peccato che poi aggiungesse che questa condizione è “un assurdo psicologico”
“Ma allora, se il ‘maxi’ è questo cumulo di storture, questa antologia di diritti sacrificati e di sacrifici mostruosi, perché si celebra?”, si chiedeva Elvio Fassone, magistrato di grande saggezza a cui toccò il maxiprocesso di Torino del 1987 contro il clan dei cursoti
Ipotizziamo un cavaliere che abbia dedicato tutta la vita alla ricerca del mostro e all’ultimo si tiri indietro. Così sono quei garantisti che auspicano la riforma della magistratura dall’88 e ora esitano, perché la meta è portata in dono dai riformatori sbagliati
Dopo l’appello di Anna Paola Concia e Alessio De Giorgi. Molte piattaforme per i diritti sono infarcite di neologismi, giovanilismi, storpiature, conii accademici esoterici, americanismi maltradotti. E se non padroneggi il gergo, non avranno nessuna intenzione di dialogare con te
I magistrati offrono continue occasioni di ingaggiare sfide polarizzanti a una leader che si sta dimostrando abile nel coglierle. E torna in mente D’Alema: “La nostra tragedia è che i magistrati hanno ragione su Berlusconi, ma Berlusconi ha ragione sui magistrati”
Per l’algoritmo Berizzi, non sei mai abbastanza antifascista, nemmeno se pronunci una condanna netta dopo che ti è stata chiesta da tempo. Per l’algoritmo Vannacci, non sei mai accusabile di fascismo, neanche se sprizzi mussolinismo da tutti i pori
Lo storico Guri Schwarz ha invitato a ragionare sul ?dispositivo comunicativo? innescato dal 27 gennaio a partire da alcune prime pagine dei giornali. Fino a parlare delle ?deportazioni naziste di Trump?