Non è la prima volta ma senza dubbio è l’ennesima conferma del suo rilievo culturale. Mogol è stato candidato al Nobel per la Letteratura. La decisione arriva dal Ministero della Cultura, dalla Siae e da altre realtà istituzionali. È stato lo stesso Mogol a confermarlo l’altro giorno alla Fiera «Più libri, più liberi» che è in svolgimento in questi giorni a Roma.
Il suo intervento si è inserito nel corso della presentazione del libro Il potere dei morti di Giulio Caporaso. «Il mio grande obiettivo – dice sempre Mogol – è di valorizzare la cultura popolare». È una battaglia che porta avanti da decenni anche grazie al lavoro proficuo e nutriente che dirige al Cet, l’accademia di musica che nel tempo ha sfornato fior di talenti. Il Cet, ossia Centro Europeo di Toscolano, è una delle mete più ambite da chiunque voglia fare un passo in avanti nello studio e nella valorizzazione della musica legera. In fondo a Giulio Rapetti Mogol non si può negare un contributo decisivo, forse unico per mole e importanza, alla crescita della musica leggera italiana.
Con intuizione, riuscì a costruite una «poetica» estremamente personale non soltanto grazie alla favolosa collaborazione con Lucio Battisti, ma anche grazie a decine di canzoni di grandissima importanza cantate da Mina, Ornella Vanoni o tanti altri interpreti di primissimo piano.
Ora, a 87 anni compiuti, Mogol è ancora considerato un punto di riferimento da tanti altri artisti. Ma non solo. Anche gli italiani, che continuano a mandare a memoria i suoi testi, lo ritengono un maestro legato a una fase indimenticabile della canzone d’autore.