Ospedale a fuoco: 3 morti, 200 evacuati

Tivoli, le sei falle del rogo dell'ospedale

Un sistema antincendio fuori uso da tempo. E alle 23 di venerdì, dal pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, scoppia un terribile incendio che devasta la struttura uccidendo tre pazienti ricoverati, due donne e un uomo. Due morti per asfissia, uno per infarto. Un grave incidente in una struttura pubblica che solo per miracolo non ha provocato decine di vittime. A morire tra le fiamme, scoppiate da un mucchio di rifiuti tossici accanto agli ambulatori, Pierina Di Giacomo e Romeo Sanna di 86 anni, Giuseppina Virginia Facca di 84 anni, Emilio Timperi di 76 anni, quest’ultimo deceduto un’ora prima della tragedia e trovato dai soccorritori nella camera mortuaria. La Di Giacomo rinvenuta in una stanza di Cardiologia, gli altri nei loro letti a Medicina.

Duecento le persone evacuate tra pazienti e sanitari, 193 degenti fra i quali 7 bambini e una donna incinta. Decine di ricoverati trasferiti a braccia da ogni reparto, sulle scale esterne, nel buio più completo, in mezzo a un fumo acre e denso, fra le urla di quanti, anziani e bambini, non capivano cosa stesse accadendo. Una strage sfiorata grazie all’intervento del personale sanitario che è riuscito a lanciare l’allarme quando le fiamme sono divampate al pronto soccorso investendo reparti e corsie. Grazie soprattutto ai pompieri che hanno sfidato il rogo e la nube tossica pur di salvare ogni ricoverato. Caos totale nella cittadina termale sulla via Tiburtina, illuminata a giorno per tutta la notte dai lampeggianti delle ambulanze e dai fari dei vigili del fuoco, intervenuti in massa da ogni distaccamento della regione. Sessanta unità e una ventina di mezzi di soccorso tra cui tre autoscale mentre dall’Ares 118 fanno sapere che per trasferire i malati nei vari ospedali della zona sono state utilizzate 23 ambulanze e tre automediche.

La Procura di Tivoli ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e incendio colposo, per ora senza indagati, per accertare cause e responsabilità del disastro e della manutenzione degli «sprinkler», le bocchette che si attivano tramite sensori spruzzando acqua alle prime avvisaglie di fumo. Ma che non hanno funzionato. Un sistema installato ex novo ben 23 anni fa grazie ai fondi erogati alle Asl per il Giubileo e sottoposto ad aggiornamento e manutenzione nel lontano 2016. Ebbene da 4 anni, secondo gli operatori sanitari, l’impianto funzionava a singhiozzo e da almeno 4 mesi era completamente fuori uso. Ma sulle carte e certificazioni delle imprese appaltatrici, incaricate dalla Asl della cura del sistema antincendio, la magistratura avrebbe già disposto il sequestro per accertare le esatte responsabilità. Il procuratore capo Francesco Menditto, oltre all’acquisizione delle immagini delle telecamere, ha disposto l’esame autoptico delle tre vittime. Fra i familiari, le figlie di Pierina Di Giacomo: «Vogliamo la verità sulla morte di nostra madre – dice Olga Ilari – Ci hanno detto che è morta durante l’incendio ma non per il fumo. Era stata ricoverata tre giorni fa per un problema ai polmoni. È morta proprio durante l’incendio». Una drammatica coincidenza?

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