Il marito killer e la T-shirt del Che. Ma il femminicidio non ha colore

"Volevamo ucciderci... Poi l'ho vegliata per 36 ore"

Rossella, 53 anni. Ferite da arma da taglio, fermato il marito. Un copione tragicamente noto e che si sta facendo drammaticamente quotidiano. Ma, soprattutto, drammi che diventano preda dei social, dove i femminicidi vengono masticati, triturati, smontati e rimontati per farne triste strumento di ideologia. E così colpisce la foto (…)

(…) che ha cominciato a circolare del marito, un’immagine non troppo rassicurante e nella quale a colpire è la maglietta con il faccione di Che Guevara. Per carità, nulla di male: il guerrigliero, seppur piuttosto sanguinario e amico di un bel tiranno rosso come Fidel Castro, è da tempo entrato nel pantheon dei giovani di sinistra. E pure in quello della destra (soprattutto sociale). Però, a colpire è l’assoluto silenzio di politici di sinistra e delle orde di postatori social. Nessun commento, nessun tentativo di analisi psicopatologica della sua personalità a partire dal simbolo esibito. Nessuno che parli di mentalità comunisto-patriarcale, nessuna allusione al modello marxiano nei rapporti tra uomo e donna. Tutti in silenzio, perché è giusto così. Nulla può spiegare l’orrore di un uomo che uccide la donna che ha detto di amare, nemmeno la faccia del Che. Però, per un attimo, immaginiamo che al posto della barbetta e del basco con la stella ci fosse stata una bandiera della Decima Mas, un Mussolini, un motto di Casa Pound, un Gabriele d’Annunzio o perfino una Giorgia Meloni. Apriti cielo. Quale diluvio di improvvisati psicoanalisti e sociologi ci sarebbe toccato sopportare, quali deliri sul maschilismo dell’Ariel dell’Adriatico e la sua oggettivizzazione del corpo femminile, sul Pound misogino e antisemita, sui carnefici della Rsi, sulla Meloni che è donna, però è soprattutto uomo e tanto maschilista.

Quante menate sulla cultura patriarcale germinata sul mefitico terreno del pensiero conservatore, quante assemblee nelle scuole, scioperi di studenti e sindacati. E, invece, per Che Guevara niente. Niente di niente. L’omicida è semplicemente un omicida, come tutti quelli che ammazzano una donna. Indipendentemente dalla maglietta. Perché qui l’ideologia non c’entra, quegli uomini sono solo dei criminali. E quella maglietta del Che sta lì a testimoniarlo. Se ne facciano una ragione e la smettano tutti quelli che fanno delle donne uccise uno strumento per la loro lotta politica. Ammazzandole una seconda volta, insieme alla verità.

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