Arcelor Mittal mette la retro in Europa (ma anche in Asia, Africa e Brasile) con un serie di chiusure e dismissioni dei siti produttivi, soprattutto là dove ci sono problemi di natura legale o lo Stato non sostiene le sue attività con fondi pubblici. L’ultima decisione in ordine di tempo – significativa per quanto sta accadendo in parallelo a Taranto – riguarda l’uscita dal Kazakistan dove il governo ha annunciato ieri di aver acquisito, nazionalizzandola, la controllata locale di Arcelor Mittal: è l’epilogo decisamente teso di lunghe trattative nate dopo una serie di incidenti mortali accaduti nelle miniere kazake del colosso dell’acciaio, l’ultimo dei quali aveva provocato 46 vittime tra i minatori. Significativo l’importo della transazione che ammonta a 286 milioni di dollari sborsati da Astana, mentre Arcelor Mittal aveva chiesto 3,5 miliardi di dollari. Un valore talmente distante che rivela come l’azienda abbia abbandonato l’idea di far valere le proprie (motivate o meno) pretese economiche pur di lasciare un mercato non più ritenuto conveniente. Un ridimensionamento che sta andando in scena anche in Polonia dove, a fine novembre, ArcelorMittal ha fermato la produzione a Sosnowiec per «mancanza di ordini» e, solo qualche giorno fa, ha chiuso l’area a caldo della cokeria di Cracovia. Copione simile in Ucraina dove, da quando è iniziata la guerra, l’unità del Paese opera attualmente al 30 percento. D’altra parte i numeri dello studio realizzato da GMK parlano chiaro. Nel 2022 Arcelor Mittal ha prodotto 44,4 milioni di tonnellate di acciaio nel mondo, ma nel 2017 erano 93 milioni. Un dimezzamento andato in scena in particolare in Europa, dove il gruppo è passato dal produrre 43,8 milioni di tonnellate a 22,2 milioni di tonnellate. Crollo anche nell’area Nafta (Stati Uniti, Canada, Messico) da 23,5 milioni di tonnellate a 6,5 milioni. Di là dell’Europa, Arcelor Mittal Brasil ha confermato che sospenderà temporaneamente la produzione di tre acciaierie nel Sud-Est del Paese a causa della bassa domanda interna e dei livelli senza precedenti di importazioni. Inoltre, Arcelor Mittal South Africa ha annunciato, a fine novembre, la volontà di chiudere le sue attività nel settore dei prodotti lunghi.
Secondo l’analisi di Siderweb, dopo anni record come il 2022, il 2023 vedrà i profitti scendere per tutti i grandi produttori dell’Unione europea: Arcelor Mittal nei primi 9 mesi dell’anno ha realizzato un utile di 3,8 miliardi contro i 9 miliardi dell’anno precedente. «In questa situazione è scontato che Arcelor Mittal batta in ritirata con la fortuna di poter avere nell’India, paese di riferimento del suo proprietario Lakshmi Mittal, uno dei mercati più profittevoli nel prossimo futuro». Per la prima volta il prezzo del materiale indiano (in particolare coils a caldo) a fine anno appare strutturalmente più alto rispetto a quello di Cina, Giappone, Turchia. Il sorpasso indiano è alimentato da una grandissima fame d’acciaio cresciuta nel Paese, il cui consumo è salito del 9,3% annuo nel 2022, dell’8,6% nel 2023 e aumenterà del 7,7% nel 2024, a 135,8 milioni di tonnellate.