Pensioni, le nuove regole. Premiato chi resta al lavoro

Pensioni, le nuove regole. Premiato chi resta al lavoro

Più si resta al lavoro più si potrà godere appieno il proprio assegno pensionistico. Nella notte tra giovedì e venerdì il governo ha presentato tre emendamenti alla legge di Bilancio. Le modifiche consentono di «salvare» l’assegno di medici, infermieri, docenti, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari (732mila i lavoratori pubblici interessati in vent’anni) dal taglio della quota retributiva prevista per chi esce in anticipo. Il principio, come detto, è quello più volte sostenuto dalla maggioranza e, in particolare, dal ministro dell’Economia Giorgetti, cioè il dossier previdenziale deve coniugarsi con il trend di denatalità per garantirne la sostenibilità.

LE TUTELE

L’emendamento modifica l’articolo 33 della legge di Bilancio prevedendo che «la riduzione del trattamento pensionistico è applicata in sede di liquidazione solo nei casi delle pensioni anticipate». In buona sostanza, chi opterà per la pensione di vecchiaia a 67 anni così come coloro che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre del 2023 non saranno interessati dai cambiamenti. Idem per i casi di cessazione dal servizio «per raggiungimento dei limiti di età».

SANITÀ PROTETTA

Medici e infermieri che si pensioneranno dal 2024 per raggiungimento dei requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi per gli uomini; 41 anni e 10 mesi per le donne) vedranno ridursi il taglio di un 36simo per ogni mese in più al lavoro. La decurtazione, perciò, si azzera con 3 anni di lavoro in più. Considerato che i medici, in particolare, hanno maggiori difficoltà a raggiungere i requisiti contributivi, il personale sanitario ha la possibilità di «presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il settantesimo anno di età».

SALDI INVARIATI

La norma originaria della legge di Bilancio garantiva 21 miliardi di risparmi fino al 2043. Le modifiche introdotte con l’emendamento hanno un costo complessivo di 9 miliardi che varia progressivamente dai 10 milioni netti del 2024 agli 1,1 miliardi a regime nel 2043. L’intervento, però, è interamente finanziato da tre strategie. La prima, come detto, è la possibilità di restare in servizio fino a 70 anni per godersi la pensione nella sua interezza. La seconda è l’allungamento delle «finestre di uscita», cioè il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti e la possibilità di presentare la domanda. Le quattro categorie di lavoratori pubblici interessati dovranno, infatti, attendere 3 mesi nel 2024, 4 mesi nel 2025, 5 mesi nel 2026, 7 mesi nel 2027 e ben 9 mesi dal 2028. A regime il risparmio è di 1,1 miliardi. La terza strategia è il taglio del fondo del Mef per il rimborso dei crediti d’imposta.

GLI ALTRI EMENDAMENTI

Gli altri due emendamenti del governo destinano 105 milioni di ristori alle regioni a statuto speciale dopo la modifica degli scaglioni Irpef in seguito alla riforma fiscale e 100 milioni per il caro-energia alle regioni ordinarie. Vengono inoltre stanziati 32 milioni per i trattamenti economici accessori e le polizze assicurative per i comparti della difesa e della sicurezza.

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