Ultima generazione interrompe la Messa: “È reato”. Cosa dice il codice penale

Ultima generazione interrompe la Messa: "È reato". Cosa dice il codice penale

L’ultima deleteria tendenza degli ecovandali è quella di andare a rompere le scatole a chi prega. Dopo Torino, è accaduto anche a Roma: stamani alcuni ambientalisti d’assalto hanno interrotto la funzione religiosa in corso al Pantheon per declamare i loro dogmi green dal pulpito. “Alluvioni, incendi e siccità uccidono“. Domenica scorsa, nel capoluogo piemontese, alcuni loro colleghi avevano fatto altrettanto, irrompendo ai piedi dell’altare per chiedere “l’attenzione dei fedeli sulle parole che papa Francesco sta spendendo per la crisi climatica“. Chiaramente dai banchi si erano levate le voci insolentite di alcuni fedeli, convenuti per ascoltare la parola del Signore e non quella assai meno edificante degli eco-attivisti.

Ora il timore è che simili gesti possano presto ripetersi in altre chiese, in particolare durante le imminenti festività natalizie che richiameranno molte persone alle celebrazioni religiose. L’ipotesi dell’effetto emulazione, peraltro, è poco rassicurante: e se qualche esagitato del clima si spingesse oltre agli slogan e inscenasse proteste più eclatanti o addirittura blasfeme? Agli ecovandali che intendessero interrompere le funzioni religiose andrebbe ricordato che in Italia quel gesto costituisce teoricamente una fattispecie di reato. Ed è punito anche con la reclusione. A occuparsi nello specifico della questione è l’articolo 405 del codice penale, il cui titolo è già di per sé abbastanza esplicativo: “Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa“.

Chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni“, si legge nel suddetto articolo. E il comma due precisa: “Se concorrono fatti di violenza alle persone o di minaccia, si applica la reclusione da uno a tre anni“. È bene che i signori ecovandali lo sappiano, se non altro per fugare – anche in questo caso – l’erronea convinzione che tutto sia concesso loro in nome di fantomatiche battaglie per “salvare il Pianeta“.

Giustamente, a seguito di alcuni blitz ambientalisti contro le opere d’arte, il governo aveva inasprito le sanzioni per quanti imbrattano beni culturali o paesaggistici che sono un patrimonio della collettività. E la Lega ha di recente presentato una proposta di legge per punire chi manifesta bloccando il traffico, con la previsione di arresto obbligatorio in flagranza. Precisare che turbare le celebrazioni religiose costituisce un possibile reato non significa avere un approccio giustizialista alla materia, ma semplicemente riaffermare e difendere la libertà di chi sta esercitando il proprio diritto di culto e non desidera che esso venga messo in discussione.

Le leggi già ci sono, basterebbe applicarle. Sembrerà un po’ retorico ribadirlo, eppure non lo è: il tipico doppiopesismo italico porta spesso a chiudere un occhio rispetto a certi atteggiamenti e a indignarsi oltremodo per altri. Nel caso degli ambientalisti, in particolare, da parte della sinistra si è spesso ravvisata una certa tendenza giustificazionista nascosta dietro la formula del “dobbiamo comprendere le loro ragioni“. Mai una volta che loro dovessero comprendere le nostre.

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