I numeri del “Don Carlo” andato in scena ieri alla Scala di Milano raccontano una Prima tornata ai livelli del pre-Covid, ma l’allestimento dell’opera di Giuseppe Verdi firmata da Lluis Pasqual non è l’unico argomento al centro del dibattito. Prima dell’inizio dell’opera, subito dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli, un urlatore – Marco Vizzardelli – ha gridato “viva l’Italia antifascista” nel pieno silenzio della sala. Immediato l’intervento della Digos, che ha proceduto con l’identificazione. Un assist incredibile per la sinistra, che ha immediatamente colto la palla al balzo per riciclare l’assurda teoria della lotta al fascismo con novanta anni di ritardo. Ma a smontare le teorie rosse ci ha pensato la Questura meneghina.
“L’identificazione dei due spettatori presenti in galleria, avvenuta durante la “Prima” del Teatro alla Scala, è stata effettuata quale ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione”, si legge nella nota. Nessun intervento per aver rivendicato l’antifascismo, ma semplice prassi: l’iniziativa degli agenti non è tata determinata dal contenuto della frase pronunciata ma dalle particolare circostanze “considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento”. La Questura ha inoltre rimarcato che “la conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”.
Dopo le dichiarazioni di ieri, Vizzardelli è tornato a parlare e ha ammesso di non aspettarsi tutto questo clamore: “Perché dire che l’Italia è antifascista è lapalissiano oltre che costituzionale. Non mi aspettavo proprio tutto questo can can”. A suo avviso, inoltre, alla Scala si sono sentite e dette cose ben peggiori: “Per questo mi sono stupito quando mi hanno fermato gli agenti della Digos: non ho fatto nulla di male né commesso alcun reato. Ho detto ‘viva l’Italia antifascista’, una frase normalissima”. Una vicenda che difficilmente si spegnerà a stretto giro di posta. Come anticipato, la sinistra sembra intenzionata a cavalcarla per denigrare il governo Meloni. Il Pd è sceso persino in campo con la campagna social con tanto di hashtag #identificarsi: “Continueremo a gridarlo, ovunque. Anche se non piace a Salvini. E adesso identificateci tutte e tutti”. Nonostante lla batosta alle ultime politiche, i dem non hanno imparato la lezione.