Tra le nuove abitudini che abbiamo appreso dopo la pandemia c’è l’uso delle piattaforme online per comunicare in un modo sempre più diffuso e aperto alle più diverse necessità. La stessa Giorgia Meloni utilizza un videomessaggio per presenziare con un proprio intervento all’assemblea annuale di Confesercenti. Oggi la possibilità di poter essere con gli altri «da remoto» è considerata un’opportunità offerta dalla tecnologia e non solleva alcune perplessità. L’intervento di Giorgia Meloni è stato l’occasione per fare una puntualizzazione di metodo per trovare la giusta misura tra le condanne apocalittiche contro la tecnologia e gli sfrenati entusiasmi che essa suscita. Un criterio di metodo generale e molto opportuno per ciò che riguarda, in particolare, la complessa galassia del commercio.
Durante la pandemia siamo stati costretti a usare il computer per accedere al commercio elettronico; dopo la pandemia ci siamo accorti degli indiscutibili vantaggi che esso comporta. Un cambiamento epocale, appena iniziato, che, appunto, richiede un metodo di approccio virtuoso: «Nessun commercio elettronico o colosso del web potrà mai sostituire la funzione culturale e sociale che ricoprono i commercianti e gli artigiani, esercizi di vicinato» ha affermato la presidente del Consiglio.
Sarà così? Siamo in molti ad augurarcelo. Ma quello a cui assistiamo non è così. Sono proprio i negozi di vicinato ad abbassare le saracinesche. Quanti fornai, fruttivendoli, salumieri, e librerie, ferramenta spariscono dal giorno alla notte dalle strade di casa nostra? Negozi che non hanno più convenienza a rimanere aperti: troppo alti gli affitti, troppo cruenta la sfida con i colossi del mercato online.
Quando un negozio chiude, è una luce della città che si spegne. Dove c’è luce, c’è anche vita. Andiamo a comprare il latte e il pane e non solo facciamo degli acquisti, troviamo anche gli altri con cui parliamo, discutiamo Questa si chiama società che ha un prezzo, un valore enormemente superiore a un litro di latte e a un chilo di pane. Qui c’è una radice importante che alimenta la nostra società, e la politica non può dimenticarla. Le parole della Presidente del Consiglio che chiede «un giusto equilibrio» tra il commercio elettronico e quello dei negozi tradizionali, sono sacrosante, ma è una sfida tra il piccolo Davide e il colosso Golia. Certo, ha vinto Davide, ma solo perché gli ha dato una mano il signore; ai Davide ancora in vita – le nostre botteghe di commercianti e di artigiani – una mano gliela dia il governo.