Nuove pesantissime accuse di aver eluso il fisco per Hunter Biden, il figlio secondogenito del presidente Usa, Joe Biden. Il gran giurì della corte federale di Los Angeles, California, ha incriminato l’avvocato e lobbista per nove reati – tre fiscali e sei minori – su richiesa del procuratore speciale David Weiss. L’imputato, si legge nell’atto di accusa, “si è impegnato in un piano quadriennale per non pagare almeno 1,4 milioni di dollari di imposte federali che doveva allo stato per gli anni fiscali dal 2016 al 2019, dal gennaio 2017 circa al 15 ottobre 2020 circa, e per eludere l’accertamento delle imposte per l’anno fiscale 2018 quando ha presentato dichiarazioni false nel febbraio 2020“, si legge. Nel complesso, Hunter Biden è stato accusato di tre reati fiscali e sei reati minori che comportano un massimo di 17 anni di carcere in caso di condanna. Tali accuse vanno ad aggiungersi alle tre di possesso di armi da fuoco che Weiss ha formulato nei confronti del figlio di Joe Biden presso la corte federale del Delaware.
“Uno stile di vita stravagante”
“Ha speso milioni di dollari in uno stile di vita stravagante invece che pagare le tasse” si legge in uno dei passaggi dell’atto di accusa. I procuratori dipingono Hunter Biden come un evasore senza scrupoli, che ha evitato il pagamento delle tasse e non ha presentato i moduli fiscali pur avendo incassato milioni dall’estero. Il documento sostiene che il figlio del presidente Usa ha speso ingenti somme – tra cui l’iscrizione a club erotici e più di 188.000 dollari in “droghe, escort e fidanzate, alberghi di lusso“- anziché pagare le tasse. L’accusa sostiene che abbia inoltre tentato di eludere il fisco con deduzioni improprie anche quando ha presentato la dichiarazione dei redditi. “Quando ha finalmente presentato la dichiarazione dei redditi per il 2018, ha incluso false deduzioni aziendali al fine di eludere l’accertamento delle imposte per ridurre i notevoli debiti fiscali che aveva a partire dal febbraio 2020“, si legge nell’atto di accusa. L’avvocato di Hunter Biden, Abbe Lowell, sostiene che si tratta di una persecuzione politica. Se il figlio del Presidente “avesse avuto un cognome diverso da Biden, le accuse nel Delaware e ora in California non sarebbero state presentate“, ha insistito Lowell.
Soldi dall’estero e dall’Ucraina
Nelle 56 pagine depositate presso la corte federale della California, vengono inoltre confermate le accuse chiave che i due whisteblower del fisco, Gary Shapley e Joseph Ziegler, hanno presentato al Congresso all’inizio dell’anno, i quali sostenevano come Hunter Biden abbia guadagnato milioni di dollari da Paesi stranieri mentre suo padre era vicepresidente, sfruttandone l’influenza. Il documento cita in particolare due accordi controversi conclusi da Hunter Biden: uno con la società energetica Burisma Holdings in Ucraina e l’altro con la Cefc China Energy. Per la campagna del padre la notizia dell’incriminazione del figlio potrebbe rivelarsi devastante, visti anche i sondaggi estremamentente negativi per l’inquilino della Casa Bianca nell’ultimo periodo.