All’indomani del suo faccia a faccia con il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi, Guido Crosetto appare assolutamente tranquillo. «L’incontro è andato benissimo», dice il ministro della Difesa, «non avevo niente da chiarire». In realtà, cose da capire ce ne sono ancora molte, e ruotano tutte intorno alla ormai famosa intervista di Crosetto al Corriere della sera del 26 novembre, quella in cui si evocava il rischio di manovre da parte della magistratura contro il governo di Giorgia Meloni. Quali siano le informazioni di cui Crosetto è in possesso, quali siano gli incontri di magistrati di «una corrente» (verosimilmente Magistratura democratica) cui si riferisce il ministro, ancora non è noto. Ora l’attesa è tutta rivolta alla prossima apparizione di Crosetto in Parlamento, fissata per il prossimo 19 dicembre, quando è prevista una «informativa urgente» alla Camera. Tema sempre lo stesso, l’allarme lanciato dal ministro nella sua intervista: un allarme che ha evocato storie recenti e remote di agguati per via giudiziaria ai politici invisi alle toghe.
Crosetto non è indagato e nemmeno lo sarà, per l’ovvio motivo che se nei fatti di cui ha parlato dovessero emergere reati, è chiaro che lui è un semplice testimone e i possibili indagati sono solo i magistrati che avrebbero abusato del loro ufficio a fini di lotta politica. Mercoledì sera l’agenzia Ansa in relazione all’incontro di Crosetto con il procuratore capo Francesco Lo Voi ha parlato di un fascicolo «a modello 45», ovvero di una inchiesta esplorativa senza per ora ipotesi di reato. Ma sia che Crosetto sia stato sentito a verbale sia che abbia riferito informalmente quanto a sua conoscenza, l’incontro tra il ministro e il Lo Voi – capo di un ufficio la cui unica funzione è individuare e reprimere i reati – segna una svolta significativa: è la prima volta, dopo innumerevoli denunce pubbliche sulle incursioni delle «toghe rosse» nella vita politica che una Procura decide di non fare finta di niente. E di capire se nel mondo della magistratura di sinistra ci si limiti a contestare pubblicamente le scelte del governo o si faccia qualcosa di più e di peggio: si pianifichino inchieste mirate.
Nel suo intervento alla Camera l’1 dicembre, il ministro aveva privilegiato nettamente la prima ipotesi: «Non ho detto che a me raccontano di incontri segreti, di cospirazioni. Do lettura di alcuni interventi pubblici che io reputo gravissimi sulla questione giustizia». È chiaramente l’ipotesi meno allarmante, ed è probabile che lo stesso quadro sia stato fornito da Crosetto a Lo Voi e sia destinato a venire confermato dal ministro il 19 a Montecitorio. In questo caso ci sarebbero tutte le condizioni perché l’affare si sgonfi rapidamente. Ma non si sgonfierebbero in ogni caso gli altri capitoli della denuncia di Crosetto, resi espliciti nell’aula della Camera: a partire dal dato drammatico dei 30.774 innocenti messi in carcere negli ultimi vent’anni.