Per molti non si poteva fare, ma ora la revisione del Pnrr è cosa fatta. Ed è uno dei principali successi politici che il governo può intestarsi. Già perchè la rimodulazione del piano di spesa dei fondi europei, incassato con il via libera di Bruxelles, ha permesso di aumentare le risorse di una manovra giocoforza con munizioni limitate.
Un esempio è quanto messo sul tavolo per le imprese: «Presidente Bonomi, quando abbiamo approvato la manovra qualcuno ha detto non c’era la necessaria attenzione alle imprese», ha osservato ieri la premier Giorgia Meloni alla firma dell’Accordo di Coesione fra governo e Regione Lombardia alla Fiera di Milano Rho, rivolgendosi al presidente di Confindustria in platea, «non c’era perché stavamo facendo il lavoro di revisione del Pnrr che avrebbe generato 12 miliardi per le aziende». Un pacchetto che comprende incentivi per sostenere transizione digitale, l’autoproduzione di energia e la transizione ecologica per le filiere produttive strategiche. La premier ha inoltre affermato che, entro il 31 dicembre, il governo invierà all’Europa «gli obiettivi della quinta rata», ricordando che l’aver «rinegoziato il Pnrr, con l’inserimento del capitolo del RePower Eu, il governo può contare su risorse che ci hanno permesso di risolvere diverse criticità».
Un’altra intuizione, sottolinea la premier, è l’aver accorpato «la competenza del Pnrr con quella sui fondi Ue di coesione» per evitare che i due bacini di risorse possano «sovrapporsi e, se questi mondi non si parlano, come tragicamente a volte in Italia è stato, non si riesce a lavorare tutti nella stessa direzione». In questo senso si inquadra l’accordo firmato ieri alla presenza di Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia: «È il quinto che noi firmiamo con una Regione italiana ma, insieme a quello del Lazio, è il più significativo sul piano finanziario», ha detto Meloni. Assegna infatti, con le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027, complessivamente 1 miliardo e 210 milioni di euro. «Aggiungendo a queste risorse le quote di cofinanziamento locale, regionale, nazionale e quelle derivanti dalla capacità della Regione di attrarre contributi privati», ha sottolineato il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, «la somma che si raggiunge è ancora più significativa e arriva a 1 miliardo e 864 milioni». Saranno spesi su un set di progetti su mobilità sostenibile, treni all’idrogeno, riqualificazione delle periferie degradate e aree verdi.
Nel pomeriggio la premier ha firmato ad Asti un accordo analogo a quello lombardo con la regione Piemonte, alla presenza del presidente Alberto Cirio. Si tratta dell’assegnazione di fondi per oltre 800 milioni, «una cifra mai vista per quanto riguarda la regione Piemonte», ha commentato Cirio. La parte più significativa del piano, oltre 200 milioni, saranno destinati alla sanità e permetteranno di assumere 2mila persone entro il 2024. Altri fondi sono stati destinati alla scuola, per aumentare le borse di studio. E sono state assegnate risorse per l’assetto idrogeologico, per l’ambiente, per la qualità dell’aria e per l’impianto di bob di Cesana.