Dopo avere esercitato le proprie prerogative in occasione dello scorso 17 novembre, Matteo Salvini ha firmato la lettera di precettazione per ridurre lo sciopero nazionale dei trasporti previsto per lunedì 27 novembre dalle annunciate ventiquattro ore a quattro, dalle ore 9 alle ore 13. L’atto formale viene comunicato in una nota ufficiale del Mit, dove si sottolinea inoltre che “non tutti i sindacati coinvolti hanno proposto di incrociare le braccia tutto il giorno“. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti osserva che “il diritto allo sciopero è sacrosanto” e auspica “un sempre maggior coinvolgimento di tutte le realtà sindacali da parte delle aziende con l’obiettivo di risolvere i contenziosi“. Allo stesso tempo, però, prosegue il comunicato, “il titolare del Mit è altresì determinato a ridurre al massimo i disagi per i cittadini, anche alla luce di agitazioni che ormai sono diventate molto frequenti, e che colpiscono con particolare insistenza il settore dei trasporti. Troppo spesso – conclude la nota – gli scioperi creano complicazioni proprio nell’ultimo giorno prima del weekend o all’inizio della settimana lavorativa“.
Lo sciopero del 27 novembre era stato indetto dai sindacati di base Cobas, Usb, Cub Trasporti, Sgb e Orsa – per chiedere “aumenti salariali dignitosi“, “migliori condizioni di lavoro“, il “blocco delle privatizzazioni” e la “tutela della salute e della sicurezza” – e sarebbe durato 24 ore, pur
con la garanzia del servizio durante le due fasce tutelate dalla legge. Adesso, invece, con la precettazione disposta dal vicepresidente del Consiglio, l’astensione dal lavoro non potrà durare più di quattro ore. “Come organizzazioni sindacali di base e conflittuali non faremo un passo indietro sul diritto di sciopero“, afferma l’Usb dopo la decisione del ministro Salvini. “L’unico modo che questo Governo individua per intervenire è quello di disarmare la categoria dell’unico vero strumento di cui dispongono i lavoratori per far valere i propri diritti, che spesso coincidono con quelli degli utenti“.
Il tutto avviene nella giornata di mobilitazione organizzata e promossa da Cgil e Uil – così come era già capitato sette giorni fa – che sono scesi in piazza nell’ambito delle proteste contro il governo Meloni affinché vengano cambiate la manovra e le politiche economiche e sociali del governo: “Adesso basta!”, è lo slogan ideato dai sindacati guidati da Landini e Bombardieri. Nelle regioni del Nord (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto) lavoratrici e lavoratori hanno incrociato le braccia per otto ore o per l’intero turno, per una manifestazione di dissenso che ha riguardato tutti i settori eccetto la scuola, i trasporti e il pubblico impiego.