Alberto Re è l’imprenditore di 78 anni che mercoledì ha tentato il suicidio ad Agrigento e poi è deceduto all’ospedale San Giovanni Di Dio della città agrigentina, dove era giunto ieri in condizioni disperate. La procura ha aperto un’inchiesta per fare luce su quanto accaduto.
“Alberto Re era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole – scrive la famiglia Re in una lettera -. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita. Noi ci teniamo, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno. L’insano gesto è avvenuto in solitudine, nessuno della famiglia era presente, così come erroneamente riportato. Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile. Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione”.
Re era uno degli organizzatori della 43ª edizione del Paladino d’oro Sportfilmfestival, la settimana del cinema sportivo approdata per la prima volta nella Città dei Templi, dopo 42 edizioni a Palermo. Agrigento era stata scelta proprio in previsione del riconoscimento di Capitale italiana della cultura. Un festival da tempo riconosciuto e apprezzato da addetti ai lavori e non.
Nelle ultime settimane però, il festival era stato coinvolto in alcune polemiche relative ai costi dell’iniziativa e alla scarsa affluenza di pubblico agli eventi in programma. “Alberto non ce l’ha fatta”, commenta il sindaco Francesco Micciché. “Sono profondamente addolorato, se ne va un grande amico, un galantuomo, un uomo perbene. Porterò con me il ricordo di un uomo appassionato, amante del bello e della cultura ed innamorato della sua città”.
Per la famiglia Re adesso è necessario aprire una riflessione su quello che è accaduto. “Lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza. Facciamo nostre le parole del prefetto Romano, che ringraziamo per la sua grande lezione. È cruciale evitare il ripetersi di simili vicende, la critica politica e giornalistica legittima ha superato i confini dell’umanità. Tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori”.
L’organizzazione in una nota stampa si dice sconvolta “per la perdita di Alberto Re“. “Proseguiremo con il Festival, nel suo ricordo e nel suo desiderio di promuovere Agrigento a livello internazionale“. “Una campagna denigratoria nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità” ha scritto il prefetto Filippo Romano.