Sentenza per i tre imputati nell’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù. Il genero Mirto Milani, le figlie Silvia e Paola Zani sono stati condannati all’ergastolo alla fine del processo di primo grado, terminato appunto oggi con la sentenza. I tre, ribattezzati dalla stampa come il “trio diabolico“, avevano confessato in carcere a un anno dal crimine.
La pena, attribuita dalla corte d’assise presieduta da Roberto Spanò, corrisponde alla richiesta fatta dall’accusa nei loro confronti. Nelle ultime settimane, gli avvocati della difesa avevano provato a chiedere che la condanna fosse più lieve, in particolare per Milani, che non fa parte del nucleo famigliare, e per Paola Zani, che al momento del delitto aveva 19 anni. Secondo il pubblico ministero Cary Bressanelli, tra i tre non potevano essere fatte differenze sulle responsabilità.
La vicenda è iniziata come un’apparente scomparsa. Il giorno della festa della mamma nel maggio 2021, due delle figlie di Ziliani, la maggiore Silvia e la minore Paola, ne avevano denunciato la scomparsa, apparendo in lacrime in tv, pochissime ore dopo che la donna – fu riportato dalle sorelle – era uscita per un’escursione.
Il corpo di Ziliani è stato trovato nell’agosto dello stesso anno sulle rive dell’Oglio, mentre i tre imputati sono stati arrestati a settembre 2021. Nel maggio del 2022 è arrivata la confessione: la vigilessa non sarebbe uscita per un’escursione, ma la sera prima sarebbe stata stordita con un calmante messo in alcuni muffin preparati ad hoc, e poi soffocata. Le figlie e il genero hanno motivato la loro azione affermando che la donna avrebbe cercato di avvelenarli a propria volta, circostanza che non è stata provata.
Durante il processo i tre imputati sono stati ritenuti capaci di intendere e di volere. E mentre Silvia Zani ha raccontato che la maggior parte dei piani sarebbe stata approntata dal fidanzato Mirto Milani, per poi essere revisionati insieme, Milani ha spiegato: “Abbiamo avuto tutti dei ripensamenti, ma era una ruota infernale in cui quando uno si tirava fuori, gli altri lo ritiravano dentro, in maniere diverse, il trio si autoalimentava”.
Gli inquirenti si sono orientati da subito sul movente economico: Ziliani possedeva un cospicuo patrimonio, in denaro e in immobili, che le due figlie e il genero avrebbero premuto per gestire. L’ex vigilessa invece stava cercando di predisporre tutto per garantire il futuro alla figlia di mezzo, Lucia Zani, che è disabile: Ziliani in realtà stava pensando non solo alla figlia ma anche ad altri adulti con disabilità, per cui avrebbe voluto creare qualcosa di solido con i suoi beni, per poter garantire tranquillità a diverse famiglie.