La città trascinata nel ridicolo

La farsa antifascista studiata a tavolino

Povera Scala, da tempio dell’opera a teatrino dell’operetta messa su dalla compagnia di avanspettacolo che ruota attorno a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Succede che Beppe Sala, sindaco Pd e presidente del Teatro, nel pomeriggio di ieri ha annunciato che non avrebbe assistito alla Prima, che oggi inaugura la stagione, dal Palco reale, come da tradizione e protocollo, al fianco degli ospiti d’onore. Per la prima volta nella storia delle prime scaligere il primo cittadino era deciso a scendere in platea perché lui di mischiarsi, tra gli altri, con il presidente del Senato Ignazio La Russa e con i ministri Salvini e Sangiuliano proprio non ne voleva sapere, si sarebbe seduto giù, accanto alla senatrice a vita Liliana Segre, perché lui è antifascista e quale scusa più nobile che fare da accompagnatore a un’anziana ebrea vittima del nazismo.

Si sa, l’operetta prevede continui colpi di scena, così passano pochi minuti e La Russa annuncia la stessa cosa: anche lui si sarebbe accomodato in platea al fianco della Segre. Bene, bella mossa: a quel punto la signora avrebbe avuto al suo fianco almeno un gentiluomo che, oltre a condannare i lager nazisti, si sta battendo senza il minimo indugio al fianco degli ebrei contro il genocidio messo in atto dai terroristi palestinesi di Hamas, e non mi riferisco a Sala, bensì a La Russa.

Il sindaco di Milano, infatti, in quanto a solidarietà con Israele e condanna dei palestinesi, è stato ed è tra il freddino e il reticente: il suo consiglio comunale sull’argomento non è neppure riuscito ad approvare una mozione di chiara scelta di campo, diciamo che si è fatto interprete di quella Milano che «condanno Hamas, sì, però Israele…», rovescio della medaglia di «gli ebrei sono vittime, ma anche se la sono un po’ cercata».

Quando tutto sembra precipitare, Sala cambia idea e torna sul palco portandosi la povera Segre, sballottata su e giù manco fosse una comparsa da piazzare dove serve al regista. Già, un sindaco regista di una trama che ha gettato Milano, la Scala (e la Segre) nel ridicolo, ha provato a trasformare, per interesse politico personale, la Scala in una succursale del Pd, della Cgil e dei centri sociali ostili al governo. Qualcuno dall’alto, dicono molto in alto, lo ha fermato in tempo. La Prima è salva. Quanto a lui, sarà interessante vedere la sua faccia stasera sul palco.

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